Controlli al limite della vessazione
Pubblichiamo volentieri la lettera al direttore del Giornale di Brescia pubblicata nei giorni scorsi a firma di Giuliano Fontana. Il presidente della Federcaccia di Vobarno si sfoga: 'non siamo noi i delinquenti'.

Mi sia permesso nella mia veste di presidente della Sezione Federcaccia di Vobarno, che annovera quasi 400 associati, di illustrare quanto sta accadendo nel nostro territorio.
Come da un po’ di anni a questa parte, anche durante questa stagione venatoria la nostra Valle è percorsa da squadre di presunti protettori della natura che pretendono con le loro scampagnate antivenatorie di insegnare alle genti della Valle Sabbia come vivere nella e della natura.

Le operazioni di questi gruppi, contrassegnati dalle ben note sigle delle solite associazioni ambientaliste e animaliste nostrane, si traducono nella quasi totalità dei casi in atti di disturbo e di intolleranza nei confronti dei cacciatori, ma non solo di quelli.

Di persona ho potuto constatare con quale atteggiamento persecutorio si eseguano controlli non solo presso gli appostamenti di caccia, ma addirittura presso le case coloniche e di montagna e quale poco rispetto venga usato nei confronti di gente onesta e laboriosa.
Il disagio tra le popolazioni della Valle è tale che ormai il livello di guardia della sopportazione è stato ampiamente superato, con ripercussioni che trascendono il problema caccia fino ad investire la credibilità delle Istituzioni e far temere per lo stesso ordine pubblico.

Sono numerosi i cittadini esasperati che si rivolgono a noi, dirigenti venatori, lamentando posti di blocco, perquisizioni, intimidazioni che ricordano operazioni squadristiche di tempi passati che la memoria dei più anziani a stento ha rimosso.
Non solo, puntuali sono riapparse anche le squadre speciali del Nucleo operativo antibracconaggio del Corpo forestale dello Stato che con il meritorio compito di reprimere il bracconaggio finiscono invece con l’accanirsi contro un’attività legittima e consentita dalla legge, qual è appunto la caccia.

Eppure, mai come in questo periodo e come la cronaca quotidiana riporta, ci viene spontaneo il suggerimento che il personale di questi nuclei sarebbe meglio impegnato in azioni di contrasto a fenomeni di criminalità di ben maggior rilevanza e pericolosità sociale.
Addirittura viene il sospetto che se un tale dispiego di forze e di mezzi fosse dedicato al controllo della criminalità organizzata, e non dei cacciatori e di inermi cittadini, ben altri sarebbero i risultati sul fronte della guerra alla malavita.

Evidentemente l’emergenza criminalità che i bresciani vivono sulla loro pelle, non merita da parte di certe Istituzioni e da parte di certa cultura animalista, tutta quella attenzione e quel dispendio di energie e di risorse, anche economiche, che merita invece la repressione del bracconaggio.
Opera necessaria e assolutamente condivisibile, ma di fatto ridotta a fatti episodici e marginali, anche grazie alle chiare prese di posizione dei cacciatori e delle loro associazioni.

Cosicché appare sempre più evidente, che in realtà si vuol colpire la caccia in generale in quella che è la capitale delle tradizioni venatorie: la provincia di Brescia.

GIULIANO FONTANA
Presidente Federcaccia di Vobarno
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