Non sopravvive il cacciatore di Provaglio
di Ubaldo Vallini

In condizioni disperate Mario Dolcini è stato elitrasportato all’ospedale Civile nel primo Centro di rianimazione, ma non ce l'ha fatta a sopravvivere. Nel pomeriggio intorno alle 15 il suo cuore ha cessato di battere.

Si è inciampato mentre stava rientrando nel capanno e dalla doppietta è partito un colpo. Sembra essere stata questa la dinamica del terribile incidente che ieri mattina ha ucciso un cacciatore che stava esercitando regolare attività venatoria sulle pendici del monte Besume, in territorio di Provaglio Valsabbia.

Inultilmente, dunque, gli altri seguaci di Diana della zona e l’equipe medica arrivata sul posto con un’eliambulanza si sono prodigati nei soccorsi.

In condizioni disperate l’uomo è stato elitrasportato all’ospedale Civile dove i medici l’hanno ricoverato nel Primo Centro di Rianimazione.
La sua è stata una lotta fra la vita e la morte durata alcune ore e con debolissime speranze di successo: intorno alle 15 il suo cuore ha cessato di battere.

Mario Dolcini, questo è il nome dello sfortunato cacciatore che avrebbe compiuto 32 anni fra una decina di giorni ed era residente ad Arveaco di Provaglio, secondo quanto si è appreso aveva da poco esploso un colpo di fucile attraverso una delle feritoie del capanno, aveva ricaricato ed era uscito per recuperare la preda che pensava di aver colpito.
All’interno della casupola mimetizzata era rimasto Fabrizio, l'amico 37enne residente a Lumezzane, che ha pensato di ingannare l’attesa caricando la macchina del caffè e mettendola a scaldare su un fornelletto da campo.

Dopo alcuni minuti il caffè era pronto e Fabrizio ha chiamato il compare perché venisse a bersi la sua parte. Pochi istanti dopo ha udito il colpo di fucile, è uscito a vedere e si è trovato davanti Mario a poca distanza dall’uscio del capanno, accasciato al suolo e già privo di conoscenza.

Superata una prima fase di panico, sapendo che in quella zona il telefonino fatica a trovare il campo, il cacciatore ha richiuso le armi nel capanno ed è corso per un chilometro prima di trovare altri cacciatori che hanno trovato il modo di chiedere aiuto al 118, quando mancava poco alle 10 e mezza del mattino.

In poco tempo sul posto, raggiungibile solo dopo una camminata a piedi di almeno 20 minuti, sono arrivati anche i carabinieri di Sabbio Chiese.
A ferire a morte il Dolcini sarebbe stato il suo stesso fucile, una doppietta calibro 16 regolarmente denunciata e ritrovata accanto al ferito con un colpo intatto nella canna destra e quello esploso nell’altra.

Sarà una perizia a stabilire come possa avere sparato, anche se i cacciatori sanno che quel tipo di fucile, piuttosto vecchiotto e ancora con i “cani” esterni, è assai pericoloso da trasportare carico e soprattutto quando i cani sono abbassati. Ed è in quella posizione che sono stati trovati quelli dell’arma in questione.

Mario Dolcini, ragazzo benvoluto in paese, era celibe ed operaio, viveva in via Roma con la mamma Pierina e la sorella Elena, ora distrutte dal dolore. Il papà, Battista, è precocemente scomparso lo scorso anno a causa di una malattia.

I carabinieri risaliranno domani (domenica) sul monte Besume per effettuare accertamenti ancora più accurati mentre sul corpo del giovane cacciatore è prevista un'autopsia. Le indagini difficilmente modificheranno la sostanza di quello che è accaduto: Mario non c'è più.
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