da Serle a Capovalle, ecco il caseificio di Sabbio
di Ubaldo Vallini

Una cantina nuova, la riorganizazione del ciclo produttivo, nuovi uffici e sala riunioni. In vista, entro fine anno, l’ultimazione della certificazione di prodotto e di filiera.
Ecco il Caseificio Sociale di Sabbio Chiese.


Una cantina nuova, la riorganizazione del ciclo produttivo, nuovi uffici e sala riunioni.
In vista, entro fine anno, l’ultimazione della certificazione di prodotto e di filiera.
Il Caseificio Sociale Valsabbino di Sabbio Chiese “non molla” e con consistenti investimenti prosegue nel tentativo, fin’ora ben riuscito, di rendere remunerativo il fare agricoltura in montagna e in particolare in Valle Sabbia.

I soci “conferenti” sono una trentina, tutti valsabbini da Serle a Capovalle: aziende con con 80 vacche in stalla, ma anche alcune che di capi da mungere ne posseggono solo cinque, questo è lo “scenario”.
Gli altri soci sono 13 Comuni valsabbini, la Comunità montana, la Provincia e alcuni privati che sono entrati solo col capitale.

Un po’ di numeri sulla produzione ce li fornisce Ciro Cerqui, il direttore del caseificio.
Noi li arrotondiamo un po’: 28 mila quintali di latte lavorato all’anno che per il 60% diventa formaggella e per il resto formaggio stagionato.
Nel 2005 sono state prodotte 87.300 formaggelle “Valsabbia” e 26.700 “Di Monte”, 3.050 forme di “Sabbio” e 1.870 di “Conca” che pesano 6/7 chili ciascuna.
I dipendenti della Cooperativa sono una dozzina, compresi quelli che si occupano della commercializzazione dei prodotti.

Attivo con orari di negozio è lo spaccio integrato nella struttura del caseificio. Lo si trova a metà di un lungo rettilineo lungo la bretella di collegamento fra Sabbio Chiese e Pregastine di Preseglie.
Qui, insieme ai prodotti freschi da latteria vengono venduti due volte la settimana anche la “puina” e i “fiuric”, prodotti particolarmente apprezzati da un gran numero di valsabbini, il 25% delle formaggelle e la metà dei formaggi stagionati.

Il resto prende la via dei mercati settimanali ai quali la cooperativas partecipa con il proprio automarket e la rete dei grossisti che forniscono negozi, supermercati e ambulanti.

Il presidente del Caseificio Sociale Valsabbino è Ennio Bonomi, anche lui un allevatore.
Quando gli chiediamo come va la cooperativa da lui presieduta è come se si sdoppiasse: “Non possiamo che essere soddisfatti della produzione, dalla qualità del latte che i soci conferisono fino al miglioramento costante dei prodotti che il mercato mostra di apprezzare” ci dice nel ruolo di manager.
“Ci piacerebbe però poter pagare meglio il latte ai produttori – aggiunge poi, cambiando veste -. L’agricoltura di montagna soffre per gli alti costi fissi abbinati a poca produzione e questo è un problema assai difficile da risolvere”.
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