dopo la prima giornata...
di Vallini

Si è conclusa nel migliore dei modi la trentesima edizione della “Caminada en Cargiù”, storica manifestazione che ha avuto luogo domenica 3 settembre a Vobarno.

Si è conclusa nel migliore dei modi la trentesima edizione della “Caminada en Cargiù”, storica manifestazione che ha avuto luogo domenica 3 settembre a Vobarno.

Seicento gli atleti che si sono presentati al via presso le aree dimesse “ex Falck” di Vobarno.
Fra loro anche 40 bambini che dopo la gara hanno potuto anche provare l’ebrezza di un “giro” con i “caratì” della scuderia Franzoni di Muscoline.

Fra le presenze che hanno fatto da corollario alla manifestazione c’erano anche Paolo e Giancarlo, due atleti diversamente abili che hanno gareggiato per le vie del paese con le loro handy-bike, una quarantina di moto storiche del moto club RV Roè Volciano e una decina di auto da Rally d’epoca.

“Una gara storica come questa non poteva essere vinta che dal figlio di chi la vinceva tanti anni fa” ci ha detto Fernando Baccolo, insieme a Luigi Bresciani storico organizzatore della manifestazione.

Così è capitato con Patrick Ferrari, primo al traguardo, trent’anni e figlio di Elio che più volte aveva messo tutti in fila dietro di lui, salendo e scendendo dal Cargiù, la montagna di casa per i vobarnesi.
Fra le donne, prima sul traguardo si è presentata Asha Tonolini.
Ottimo il risultato anche sul fronte sicurezza, con il dottor Paternicò e i volontari dell’ambulanza dell’Anc che sono rimasti fortunatamente disoccupati per tutto il giorno.

La vera conclusione della manifestazione ci sarà però solo sabato 9 settembre, alle 20 e 30, quando i vobarnesi con don Mario Benedini si recheranno in via Prandini, banda in testa, per rendere omaggio con la recitazione del rosario di fronte alla Madonna Nera, la statuetta regalata al Gruppo sportivo Via Prandini dal papa Karol Woytila nel 1980.

Fra le particolarità di questa storica manifestazione podistica, infatti, c’era il premio che ogni cinque anni giungeva direttamente dal Vaticano.
Una tradizione che dopo la scomparsa del papa polacco sembra essere definitivamente tramontata.