15 Agosto 2009, 10.42
Gavardo
Con l'Avis

Partiti!

di John Comini

Partiti! Finalmente. I dieci ciclisti in mountain-bike dell’Avis di Gavardo hanno iniziato il Cammino di Santiago di Compostela, stamani alle 9.

Dopo la classica foto di gruppo, partendo da St. Jean Pied de Port, in zona francese, ricca di foreste con tutte le gradazioni del verde, sono giunti a Puente de la Reina, in territorio spagnolo, dove già la vegetazione si dirada e il caldo si fa sentire (ma no è umido, per fortuna).
Inizialmente il gruppo ha percorso la statale che va su su fino a Roncisvalle, mitico luogo impregnato di leggende, dove si trovano le vecchie spoglie di alcuni pellegrini (un tempo il Cammino non era limitato solo allo spazio delle ferie, ma durava una vita e ne conferiva un senso profondo) e dove sembra siano sepolte le ossa del prode Rolando e dei soldati che sono caduti nella gloriosa battaglia.
 
Presso l’hospitalere abbiamo incontrato molti ragazzi spagnoli, francesi, olandesi, italiani, con i loro giganteschi zaini e con gli scarponi pieni di quella polvere che testimonia il loro viaggiare.
Ma c’erano anche famiglie in bicicletta, con il papà che portava la maggior parte del bagaglio e la mamma che controllava amorevolmente il pedalare serio e innocente dei propri pargoli, con sulle bici policrome bandierine che garrivano al vento.
E poi c’è stato l’incontro con due coppie di bresciano, felici di raccontare che stavano tornando da Santiago e che ci avvisavano che, sì, in fondo il caffè francese era ottimo (ma gli avisini gavardesi, per carità cristiana, non hanno osato contraddirli…).
 
Dopo aver visitato la splendida chiesa di Roncisvalle e dopo appeso allo zainetto la conchiglia, simbolo del Cammino, via veloci in direzione di Erro. Nel microscopico borgo, simile ai villaggi dei film western, il gruppo si è rifocillato nel bar-saloon, per poi dirigere le ruote in direzione di Pamplona.
Pamplona: città dalle tradizioni antiche (chi non rammenta la folle corsa dei tori?) ma dall’architettura modernissima, che il gruppo ha percorso in forma compatta, per evitare di trovarsi sparpagliato nell’attraversare i lunghissimi viali urbani.
 
I familiari al seguito, sul comodissimo furgone offerto dalla ditta Otelli di Sarezzo, avrebbero atteso i ciclisti sulla cima di Alto del Perdòn, con le sue numerose e altissime pale eoliche, ma poiché era raggiungibile solo in bici o a piedi, si è preferito fare tappa a Uterga, dove si sono incontrati alcuni pellegrini che raggiungevano il locale ostello, desiderosi di un po’ di frescura e di riposo.
Una coppia di questi, non più giovanissima, con acciacchi muscolari, sfinita ma con lo sguardo pieno di determinazione, ha chiesto gentilmente se ci fosse qualche mezzo di trasporto per Puente la Reina.
Manco a farlo apposta noi andavamo proprio là, così sono saliti e via, verso la meta agognata.
 
Stasera nel menù c’è “borraja con patatas”…in ogni caso, quello che serve è una doccia rigenerante e l’allegria del gruppo (in cui ci sono dei veri e propri mattatori che fanno ridere a crepapelle i commensali).
Domani è un altro giorno, ci aspetta Haro a 111 km: pedalando s’impara a vivere le emozioni ed a lasciarle entrare dolcemente nell’animo, a vedere le cose da un altro punto di vista, a sentire la vita che scorre secondo le stagioni del cuore, a percepire l’affetto degli altri, l’amicizia della gente che ti circonda, l’amore di chi ti sta vicino e di chi a casa magari in questo momento ti sta pensando.
 
“Accadono cose che sono come domande. Passa un minuto, oppure anni, e poi la vita ti risponde.”( A. Baricco )
 

 



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