Amara sconfitta ai calci di rigore per l'Asco Vestone Open 11 nella semifinale del campionato regionale di categoria.
Asco Vestone - Olimpia Cremona 0 - 0 (2 - 3 dopo i calci di rigore)
Quattro anni dopo Tirano, la simpatica Val Seriana ospita questa semifinale di storica portata: bresciani e cremonesi a contendersi la gloria dell'accesso in finale. Vince chi ferisce a morte il nemico, anche di bastone. l'arma non conta, conta quel solito coraggio che sposta i popoli.
Al fischio d'inizio il Passo della Presolana, dall'alto della propria cattiveria, minaccia di rovesciare tonnellate pioggia sui morituri scesi in campo qui a Clusone. Dopo tanta pianura, Guance Rosse sembra rapita dalle montagne che la circondano e quasi non le sembra vero di giocare con una specie di Corna Blacca che la guarda da vicino ricordandole il focolare domestico, tanto che inizia le schermaglie ingentilita da un sorriso in faccia. Aspettando il diluvio, sono però i cremonesi a prendere in mano il discorso: sono loro che piantano le tende a centrocampo, loro che ci bivaccano a girare la selvaggina sul fuoco e sempre loro che tengono il fiasco del vino.
Gli affamati tromboni non possono fare altro che star lì a guardare, tutti dietro e, al solito, pronti a ripartire non appena il nemico presta il fianco, ma a fare quasi male di contropiede è proprio il nemico, i fabbricatori di torroni: inspiegabilmente lasciati in due contro due, con un bel triangolo al limite dell'area il centravanti cremonese va al tiro potente. Qualcuno da lassù soffia forte e il pallone esce di un niente. Perotti riprende a respirare. Ma i conti tornano, per Guance Rosse, e su bel cross dalla destra arriva puntuale sul secondo palo, solo come un cane e sicuro di colpire, il tecnicissimo Corsini, che vede la porta come la vedeva Rivera: la colpirà quella palla, certo, ma di suola, così da mangiarsi un gol grande come una casa. La Presolana l'aveva promesso: diluvio universale poco prima dell'intervallo. Fischio dell'arbitro e tutti negli spogliatoi a regolare il termostato del coraggio. Forza, Guance Rosse. Adesso o mai più!
Secondo tempo che inizia con qualche minuto di ritardo perché si è aspettato che Noè finisse di caricare le bestie a bordo. La pioggia varierà da forte a molto forte per tutta la ripresa, così che di giocare a calcio non se ne parla. Solo un buttare la palla verso l'orto del nemico e correrle appresso: a Cremona deve essere sport nazionale, vista la bravura dei mangiatorroni in questa specialità. I valsabbini perciò si mettono diligentemente a difesa delle proprie barbabietole, risultando perfetti nell'allontanare i palloni che spiovono in area con fastidiosa frequenza: i cremonesi non lo sanno, ma su a Vestone quando c'è da stare tutti dietro a lanciare bestemmie con la catapulta, nessuno che si faccia pregare. E qualche pericolosa bestemmia arriverà nei pressi del recinto cremonese, ma l'acqua alta le toglierà la possibilità di essere calciata a rete. Al 70' il tabellino dell'arbitro dice 0 a 0.
Si va ai rigori come quattro anni fa. A questo punto, chi ha le coronarie fragili è meglio che se ne vada. quello che stiamo per raccontare ha del beffardo. Parte l'Olimpia. Gol. Perotti ha deciso di stare fermo.
Per Guance Rosse va il sempre lucido Cucchi: tiro centrale che il tenente Kojack, che da quando è in pensione si è trasferito a Cremona e fa il portiere, para in due tempi fermandolo sulla linea di porta. Cucchi guarda quella palla con la speranza di un bambino, ma non è entrata. Lo dice anche Perotti, che a Kojack preferiva il tenente Colombo. Loro segnano il secondo. Perotti ha deciso di stare fermo.
L'indispensabile e giovane Simone da Bione va sul dischetto: parato. E siamo due a zero. Le speranze sono al lumicino. Tocca a loro: palo interno e palla che esce. Perotti ha deciso di stare fermo anche questa volta, ma si è dovuto muovere in avanti veloce per evitare che quella palla lo toccasse, magari entrando. Gli avrà dato fastidio?
Piedino Morghen va sul dischetto per il possibile 2 a 1. Con quel sinistro lì dice che a volte addirittura dipinge. Parato facile. Altro che un dipinto! È uno scarabocchio. Adesso sono guai seri.
Quarto rigore per loro. Se segnano sono in finale, ma non segnano. Il tiro è fuori. Perotti ha deciso di stare fermo. Il professor Gottardi non può sbagliare. Lui che quando sente pressione addosso va in bambola, chissà dove lo tira?! Invece fa gol, e anche bello. Bravo professore! Adesso sì che siamo 2 a 1.
Loro vanno a calciare il quinto. Se segnano, ciao! Fortuna vuole che lo tirino fuori un'altra volta. Perotti ha deciso di stare fermo.
Capitan Cappa ha la palla del pareggio. Si tirasse di testa sarebbe gol certo, ma il calcio di rigore, lo dice anche il nome, è da calciare. di piede. Avrà tirato si e no due rigori in tutta la sua carriera. Uno è finito alla bandierina del corner, l'altro è andato disperso e in porta non ci è mai arrivato. Stupisce tutti ed incrocia perfetto. Gol. 2 a 2. Si va a oltranza. Insperata oltranza.
Loro segnano. Perotti, vista l'efficacia della strategia, ha deciso di stare fermo. Si aspettava quel tiro centrale che non è mai arrivato. Amico mio, nessun treno passa per Promo. Vanno tutti in altre direzioni.
La storia adesso passa attraverso gli imprevedibili piedi del soldato più anziano, quel Piccinelli che non sbaglia un rigore dal secolo scorso. Deve segnare per mantenere viva la speranza. Palla sul dischetto e tiro deciso. La Curva Blacca rimane immobile, senza respirare, a guardare quel pallone calciato verso l'incrocio dei pali. maledetta parte superiore della traversa sfiorata e la finale che se ne va in mezzo alle siepi. Fai bene, Piccinelli, a metterti le mani nei capelli. È toccato a te far cadere la goccia che ha fatto traboccare il vaso.
Come quattro anni fa, Guance Rosse si ferma ad un passo dalla finale. Rigori ancora fatali. Certo, se non avesse diluviato avremmo assistito ad una semifinale diversa, ma gli Dei fanno come pare a loro. Difficilissimo avere la meglio sul nemico quando si sbagliano 4 rigori su 6 e non se ne para mezzo, ma abbiamo visto un Asco Vestone uscire di scena a testa alta. D'accordo, il cuore è a pezzi, ma questa qui è gente romantica che il giorno dopo si è già rialzata a guardare verso dove fare rotta. Amici miei, avete perso la guerra, ma di onore ne avete a quintali, giù in cambusa. Tiratelo fuori e srotolatelo, così che vi faccia da vela maestra, così che lo si veda luccicare a miglia di distanza. L'onore è roba di cui andare fieri. È roba impressa a fuoco. È roba che vi rimarrà negli occhi per tutta la vita. Quando un giorno, vecchi uomini ognuno dietro la propria birra, vi rivedrete in una qualche osteria lontano da qui, il comune sguardo che brilla vi ricorderà che durante quei nove mesi tra il 2008 e il 2009 qualcosa di eccezionale l'avete combinato insieme.
Il vecchio orso che sono si immalinconisce sempre quando qualcosa di bello finisce. La stagione calcistica di Guance Rosse mi ha reso un giornalista migliore. Grazie, signori!
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Armando Dell’Oca
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