La droga dietro il delitto di Gavardo

Probabilmente c’è la droga dietro l’omicidio di via Monte che ha sconvolto Gavardo. Tanto orrore, tanta violenza, tanta disperazione. E così sull’asfalto è rimasto un uomo di 40 anni, Mohamed Said, palestinese, irregolare, alle spalle problemi di droga.
Ucciso a colpi di coltello, fendenti violentissimi. In carcere - con l’accusa di omicidio - è finito un 28enne marocchino, Samir Alilou, regolare, residente a Calvagese, anche lui ferito nella lite degenerata in tragedia.

Le indagini
Intanto le indagini dei carabinieri proseguono. I militari di Salò e di Gavardo stanno cercando di ricostruire il giro di amicizie dei due allo scopo di definire l’ambiente entro il quale è maturato l’orrore. Il corpo di Mohamed Said si trova nell’obitorio dell’ospedale di Gavardo, dove il 40enne era stato ricoverato subito dopo la lite sfociata nel sangue. Ferite molto gravi provocate da più colpi sferrati con grande rabbia. Giunto in ospedale i medici avevano sottoposto Mohamed Said ad un intervento chirurgico, risultato inutile. Oggi, lunedì, è prevista l’autopsia sul corpo per stabilire le cause precise della morte. Atto inserito nelle indagini.

Al momento gli inquirenti sono propensi a credere che il movente della violenta lite tra i due immigrati sia collegato al mondo della droga. Entrambi i protagonisti sono conosciuti dalle forze dell’ordine per queste ragioni. La vittima era stato arrestato il mese scorso, l’omicida aveva avuto problemi simili nel luglio del 2008. I due si dovevano incontrare probabilmente per regolare un «conto» in sospeso. Uno, la vittima, si è presentato armato di una mazza di baseball trovata spezzata a metà, l’altro con un coltello da cucina, la cui lama, spezzata, separata dal manico, è stata trovata intrisa di sangue. Due armi occasionali improprie, ma una, il coltello, in grado di uccidere.

Un fatto di sangue del 1945
Intanto nei ricordi dei gavardesi più anziani riaffiora la vicenda di un altro fatto di sangue avvenuto lungo via Monte, strada antica che nella parte alta si restringe e si tuffa nel bosco.
Nel febbraio del 1945 ci fu uno scontro legato alle condizioni storiche di allora. C’era la guerra con tanti giovani rifugiati sulle montagne per sfuggire alla Rsi. In via Monte, in una cascina contadina, era stato trasferito l’ufficio postale «sfollato» per sfuggire ai bombardamenti. A custodia c’era alcuni militari della Guardia nazionale repubblicana. Un gruppo di partigiani scese dalla montagna, proprio dal viottolo dove ora è stata realizzata una Via crucis, e colpirono un militare che stramazzò a terra. Seguì una furibonda rappresaglia dei nazifascisti.
Oggi ancora sangue in via Monte. Altri tempi, altri protagonisti. Ma l’orrore della morte lo stesso.

Fonte: Giornale di Brescia

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