Inagibile l'American Bar ai 3 Capitelli

Gran brutta sorpresa ieri mattina a Idro per i gestori dell’American Bar. Il locale, che si affaccia sulla 237 del Caffaro ai Tre Capitelli di Idro, era stato devastato nottetempo dalle fiamme.
Non è ancora chiaro come sia stato appiccato il fuoco.
Pochi dubbi, però, sulla sua origine dolosa. A dichiararlo e senza tema di smentita, la saracinesca ed il portoncino d’ingresso forzati dall’esterno, rinvenuti in quello stato dai carabinieri di Idro che proprio per controllare la serranda forzata si erano avvicinati.

Ed è andata pure bene: solo l’imperizia del o dei piromani ha evitato che il rogo finisse con l’avviluppare anche il resto della palazzina, compreso il locale notturno Savana Club che sta proprio sopra.
Chi se n’è andato precipitosamente dopo aver appiccato le fiamme, infatti, lo ha fatto solo dopo aver richiuso attentamente il portoncino d’ingresso. In questo modo, dopo aver bruciato tutto l’ossigeno presente nel locale, il fuoco è rimasto soffocato a lungo, cuocendo le suppellettili presenti nel locale e annerendo ogni cosa, semza però la potenza distruttiva della fiamma libera.

Ad accorgersi che qualche cosa non andava per il verso giusto, come abbiamo detto, il maresciallo La Rovere che in compagnia di un sottoposto stava effettuando un giro di controllo del territorio di sua competenza.
Visto dalla strada che la serranda del bar era deformata, i due militari si sono avvicinati ed hanno aperto il portoncino d’ingresso, giusto per essere investiti dal fumo denso. Immediata la segnalazione al 115 che ha inviato sul posto i volontari da Vestone i quali hanno avuto in breve ragione della fiamme soffocate, dedicandosi poi a minuziosa bonifica. Il fuoco ha iniziato a devastare l’interno dell’American Bar alle quattro e un quarto della notte fra domenica e lunedì.

Ad indicare l’ora esatta, meglio che se fosse intervenuta una squadra della “scientifica”, le lancette dell’orologio a muro che è stato ritrovato deformato dal calore, ma ancora perfettamente leggibile.
Di proprietà della famiglia Taddei, il locale viene gestito da una decina d’anni da Gabriella Mihai, quarantenne di orginie rumena, che aveva chiuso il locale solo un paio d’ore prima.
Non sono mancate in paese voci allarmistiche, che hanno legato l’episodio alla presunta presenza di un racket. Possibilità però poco plausibile: gli stessi investigatori ritengono più probabile l’ipotesi del dispetto originato da motivi diversi e ad ogni modo non legati alla malavita organizzata.
Il locale è stato dichiarato inagibile.

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