10 Gennaio 2007, 00.00
Valsabbia - C
Sgominata banda

Valsabbini accusati di riciclare ottone

Secondo l’accusa gestivano un mercato parallello di materiali, riciclando quanto rubato da bande di nomadi o entrando di persona in capannoni industriali. Dei sei arrestati, tre sono di Odolo, Vobarno e Gavardo.

Partite di rame, ottone, alluminio, e non solo. Tonnellate di metalli pregiati «non ferrosi» che venivano rubati direttamente o acquistati da altri ladri e poi destinati ad un «mercato parallelo», forse nell’Europa dell’Est.
Il ricavato? Tutto reinvestito, per creare un «impero» il cui valore è di circa 10 milioni di euro.

Ma la «Premiata ditta Metalli pregiati» ha chiuso i battenti. O meglio: è stata smantellata al termine di una articolata attività investigativa sviluppata dalla Squadra Mobile della Questura, dalla Sezione di Polizia giudiziaria» della Polstrada di Brescia e dal Nucleo di Polizia tributaria della Guardia di Finanza della Leonessa.
Un lavoro certosino - illustrato ieri in una conferenza stampa - fatto di appostamenti, intercettazioni, verifiche incrociate, analisi dei tabulati dei cellulari della banda, conclusosi con l’emissione da parte del gip Carlo Bianchetti di sei ordinanze di custodia cautelare in carcere.

Tutti italiani gli arrestati: si tratta di sei persone residenti nel Bresciano, tra Valsabbia e Franciacorta, arrestate la notte scorsa e contestualmente al maxisequestro preventivo dei beni di cui disponevano.
Una decina i colpi contestati, tutti ai danni di grosse aziende del settore metallurgico: i primi nel luglio 2005, a Novara, dove sparì un Tir carico e sfumò per poco un secondo colpo. Poi ad agosto la banda si spostò a Mantova, dove piazzò un furto alla Marcegaglia: sparirono «coils» d’acciaio per 450mila euro. Quindi Modena, ma anche Vicenza.

Fino alla notte di Natale del 2005, quando la gang «svaligiò» la Service Metal Company di Molinetto di Mazzano. Un colpo clamoroso, 122 quintali di ottone, valore 300mila euro.
By-passato il sistema antifurto, panetti e barre di ottone furono caricati su un Tir, sparito nel nulla assieme al prezioso metallo.

La svolta nelle indagini giunse esattamente un anno fa: il 9 gennaio 2006, quando la Squadra Mobile rinvenì qualcosa come 844 quintali di merce, Tir, trattrici stradali e altro ancora, rubati alla azienda Tonoli.
Gli investigatori riuscirono a rintracciare, attraverso l’analisi dei tabulati telefonici e dei dati relativi alle utenze attive nelle celle degli operatori di telefonia mobile, la presenza di tre componenti della banda nella zona di Molinetto all’ora del furto. E alcuni testimoni fornirono con precisione la descrizione di un veicolo poi risultato nella disponibilità degli stessi banditi.

A quel punto gli inquirenti, coordinati dalla Procura - titolare del fascicolo è il pm Gianfranco Gallo - hanno incrociato due piste investigative: su alcuni degli stessi soggetti, infatti, era già avviata un’indagine da parte della Polstrada relativa a fatti analoghi. Per i sei scattarono allora i primi provvedimenti: sorveglianza speciale e obbligo di dimora.

Non sembravano tuttavia intenzionati a cambiare vita. Del resto secondo gli investigatori erano veri professionisti del settore, che agivano con sopralluoghi, tecnologia sofisticata, come spray per neutralizzare gli allarmi e macchinari in grado di praticare fori nelle pareti perimetrali delle aziende. A loro disposizione persino capannoni per stivare merce e Tir.
Erano anche in grado di ricevere partite di merce rubata da bande di zingari per ricollocarle sul mercato: molti i contatti con l’estero, perciò non si esclude che il metallo finisse nell’Est Europa.

La banda, una volta vistasi smascherata ha tentato di muoversi con maggior prudenza. Tanto da contattare un investigatore privato per «bonificare» le auto da eventuali microspie. E quest’ultimo avrebbe ottenuto da un agente della Polstrada informazioni sull’indagine: agente subito individuato e bloccato dai colleghi che si occupavano dell’inchiesta.
Molto complesso da ultimo il quadro economico-finanziario del gruppo, per analizzare il quale è stato prezioso l’intervento degli esperti delle Fiamme gialle.

Gianluca Gallinari
dal Giornale di Brescia


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