Economia Valsabbina: non solo ferro

A darmi lo spunto per quanto scrivo, è stato l’articolo «Tesori valsabbini» apparso nella pagina «Garda & Valsabbia» in data 10 Dicembre scorso. Lo storiografo Carlo Simoni ha parlato con dovuta perizia sul tema del patrimonio storico/industriale della Valle Sabbia e Garda bresciano.

Ritengo l’iniziativa oltremodo interessante ed opportuna per ricordare siti produttivi che hanno fatto la storia della media e bassa valle. Ovvio il riferimento alle importanti filature di Roé Volciano, Villanuova e Gavardo che nel secolo scorso hanno creato massiccia occupazione femminile con conseguente evoluzione ed affermazione economica della zona.
Pur considerando che il progetto, promosso dall’Ass. Ind. Bresciana, è forse più rivolto alla lavorazione del ferro di cui la nostra valle va particolarmente fiera sia per i trascorsi quanto per gli attuali insediamenti produttivi, viene spontaneo di pensare - anche se pertinente ad altro settore - quello che è stato un recente percorso, non meno glorioso, di un’altra realtà industriale valsabbina. Mi riferisco alla lavorazione del legno F.lli Reguitti di Agnosine sorto nel 1926 nel ristretto mondo di un paesello di milleduecento anime, Agnosine appunto, che nel giro di pochi anni ha saputo acquisirsi le preferenze del mercato nazionale e d’Oltreoceano. Basti accennare al fatto che già a metà degli anni Cinquanta la Reguitti esportava i suoi qualificati prodotti in quasi tutto il mondo!

L’innegabile importanza di questa esperienza industriale che all’apice del suo sviluppo contava oltre ottocento dipendenti, marchio aziendale assolutamente leader del settore, esportatrice a livelli mondiali, ha lasciato una traccia indelebile nella memoria di quanti ne fecero parte. Un’esperienza rilevatasi ben presto maestra di vita e di lavoro poiché il cammino lavorativo si affiancava al percorso dell’apprendimento in una solida affermazione di competenze. Professionalità e conoscenze che consentirono a molti di acquisire non solo mentalità imprenditoriali per le future scommesse, ma anche un forte senso di attaccamento al dovere.

Non meno rilevante l’apporto ed il merito di questa azienda nell’evoluzione femminile grazie alla numerosa presenza di donne nelle mansioni meno gravose: i loro volti sorridenti emergono dalle foto dell’epoca in bianco e nero, volti di giovani e di donne già segnati dagli anni, ma orgogliose di sentirsi partecipi di un contesto produttivo.
Non è facile ripercorrere la storia di un’azienda - senza lasciarsi inorgoglire per avervi partecipato - che ha iniziato la propria attività con la produzione di semplici attaccapanni da armadio, scaldaletto, indossatori e stiracalzoni e, così via via fino ad arrivare a veri e propri elementi d’arredamento da giardino e strutture moderne per interni abitativi.
Tutt’ora, nell’area a suo tempo edificata, con alcuni adattamenti strutturali, operano attività artigiane ed industriali, con diversi collocamenti settoriali, che confermano comunque la chiara intenzione del riuso degli spazi produttivi, nonché la tenace volontà nel prosieguo di una ambizione imprenditoriale.

Forse un po’ meno attento, per quanto riguarda l’impatto ambientale, è stato il recupero dell’area abitativa nella quale sono stati realizzati con strutture condominiali non del tutto ambientate alle caratteristiche paesaggistiche della zona una trentina di appartamenti ed alcuni negozi nonché l’edificazione del nuovo palazzo comunale a ridosso della strada principale. E questo, ahimé, conferma ancora una volta quanto prepotente sia ai nostri tempi la tendenza alla cementificazione dello spazio.

Tullio Ferremi
Nave

(Fonte: Giornale di Brescia)

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