Pioggia e lacrime per l'ultimo viaggio

Il cielo plumbeo ha retto fino al momento in cui il feretro ha trovato spazio nella grande parrocchiale, insufficiente a contenere la partecipazione della folla, poi anche di lassù hanno cominciato a scendere lacrime.
“L’uomo che amava il cielo, che ha viaggiato nel cielo, ora in quel cielo è entrato”. E’ toccato a monsignor Francesco Beschi di trovare le parole dell’omelia ai funerali di Michele Cargnoni, vestonese, capitano pilota del Sar di Brindisi, morto insieme ad altri sette commilitoni precipitando con il suo elicottero la settimana scorsa in Francia.

“Michele è salvo, ne siamo certi: per la dedizione che è stato capace di vivere nel suo lavoro in soccorso degli altri, per l’amore dedicato alla fidanzata, ai familiari e agli amici – ha aggiunto il vescovo ausiliario -. Michele è morto in Cristo ed in Cristo risorgerà”.

Tante le divise ieri a Vestone. Quelle dei colleghi dell’Aeronautica giunti da ogni dove: i compagni di corso, gli amici più stretti da Brindisi, ma anche i commilitoni da Roma e una folta delegazione di quelli del 6° Stormo di Ghedi.
C’erano delegazioni dei carabinieri, della Guardia di Finanza, dell’Esercito. Le associazioni d’arma. E c’era la gran folla di quanti appartengono invece alla società civile, ciascuno con un motivo ben preciso e personale per esserci, a salutare Michele nel suo ultimo viaggio. Il rito si è consumato nel silenzio più rispettoso, anche all’esterno, sotto i portici di Piazza Garibaldi, contro i muri delle case attorno, violato solo dal picchiettare della pioggia sugli ombrelli e dal gorgogliare dei tombini.

Un silenzio surreale.
Poi la preghiera dell’aviatore ha aperto una finestra per i ricordi, l’occasione per andare oltre la liturgia. “Sento il bisogno di esprimere ai familiari la partecipazione di tutto il paese a questo lutto. Michele aveva un animo gentile, aperto, era sempre disponibile, era per tutti noi esempio positivo. Lo vogliamo ricordare così: spontaneo e sincero. Ai genitori vogliamo assicurare la nostra presenza, la promessa che saremo sempre loro vicini”.

Poi ha preso la parola Federica, la fidanzata di Michele, per tutti un groppo alla gola: “Amore mio, ti vedo libero nei cieli infiniti, ci stai guardando e proteggendo, sei sempre stato il mio angelo e lo sarai sempre. Ti dicevi fortunato perché ogni giorno solcavi la volta celeste. Grazie per avermi insegnato l’amore e il coraggio… No, non sei caduto. Non hai mai smesso di volare, buon viaggio amore mio, prenditi cura di tutti noi”.
Poi i cugini, per i quali Michele sarà sempre un angelo custode, e Nicola, il fratello 24enne: “So che sei in cielo e che sei felice di stare lassù. Me la sono presa con Dio per quello che ti è successo e sono stato un debole, proprio mentre mamma e papà avevano più bisogno di me. Poi ho capito: godrò di questa fortuna che è la vita e mi rivolgerò a te sicuro che ci sarai sempre, cercando di renderti partecipe delle mie gioie e dei miei dolori... oggi è il 28 ottobre, il compleanno di mamma, e questa mattina ho sentito un telefono squillare. Mi piace pensare che eri tu col telefono del cielo per farle gli auguri. Arrivederci Michele”.

Sempre composti Vincenzo Cargnoni e mamma Rosa, anche nel momento fra i più difficili, quando un ufficiale ha deposto nelle mani del padre la sciabola da ufficiale e il berretto e in quelle della madre il tricolore che ricopriva la bara. Poi il feretro è partito alla volta del piccolo cimitero che Levrange ospita accanto alla vecchia chiesa di San Martino, ad una manciata di chilometri da Vestone, dove Michele è stato tumulato.

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