L’acqua, la insegna la sete…
Emily Dickinson
Leggendo i titoli dei quotidiani in questo drammatico momento di emergenza idrica, non possiamo non porci questa domanda: di chi è l’acqua? Di chi è l’acqua di un bacino come il Lago di Garda (o Idro/Iseo)?
È degli agricoltori che la pretendono per garantirsi il raccolto di mais? O piuttosto è degli albergatori che la pretendono per garantirsi una stagione turistica all’altezza delle aspettative dopo due anni di pandemia? Od ancora è delle aziende elettriche che devono “trattenerla” per poter alimentare le centrali elettriche ad uso e consumo di usi industriali e civili? Od ancora è dei cittadini per gli usi civili più comuni?
Cerchiamo di orientarci in quel guazzabuglio che paiono gli usi dell’acqua. Precisiamo come in realtà la domanda corretta dovrebbe essere: come possiamo gestire al meglio una risorsa così preziosa come l’acqua?
Per dipanare questo dilemma dovremmo considerare due assiomi su cui val la pena di tornare:
● L’acqua è un diritto umano universale. il diritto all'acqua potabile di qualità nonché ai servizi igienico-sanitari è un diritto umano essenziale al pieno godimento della vita e di tutti i diritti umani, sancito dalla risoluzione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite del 26 luglio 2010.
● L’acqua è un bene comune che deve essere condiviso tra gli esseri viventi e che deve essere gestito nell’interesse delle future generazioni.
Lasciando da parte, per un momento, gli assunti e addentrandoci nel ginepraio delle norme scopriamo che la legge 36 del 5/01/1994 ci dà una prima precisa indicazione: “L'uso dell'acqua per il consumo umano è prioritario rispetto agli altri usi del medesimo corpo idrico superficiale o sotterraneo. Gli altri usi sono ammessi quando la risorsa è sufficiente e a condizione che non ledano la qualità dell'acqua per il consumo umano.” Il seguente 152/2006 ovvero il testo unico ambientale si occupa in modo specifico di risorse idriche e all’articolo 144 stabilisce alcuni principi di fondamentale importanza riguardo l’uso e la tutela della risorsa:
● Tutte le acque appartengono al demanio dello Stato;
● L’acqua è una risorsa che va tutelata ed utilizzata secondo criteri di solidarietà salvaguardando le aspettative ed i diritti delle generazioni future;
● L’uso dell’acqua deve essere razionale per evitare sprechi e favorire il rinnovo delle risorse, non pregiudicando il patrimonio idrico, la vivibilità dell'ambiente, …;
● Gli usi diversi dal consumo umano sono consentiti nei limiti nei quali le risorse idriche siano sufficienti e a condizione che non ne pregiudichino la qualità.
L’art. 167 ci viene in aiuto visto che regola la risorsa idrica nei periodi di siccità o scarsità per gli usi agricoli delle acque
“…deve essere assicurata, dopo il consumo umano, la priorità dell'uso agricolo ivi compresa l’attività di acquacoltura…”. L’articolo successivo si occupa delle acque destinate ad uso idroelettrico e specifica che in situazioni di emergenza idrica l'utilizzazione dell'acqua invasata a scopi idroelettrici è possibile senza che ciò possa dare luogo alla corresponsione di indennizzi da parte della pubblica amministrazione.
Se ne desume che:
o l'uso dell'acqua per il consumo umano è prioritario rispetto agli altri usi del medesimo corpo idrico superficiale o sotterraneo. Esso, pertanto, è sempre garantito, anche attraverso
politiche di pianificazione che consentano un
uso reciproco e solidale delle risorse idriche tra bacini idrografici con disparità di disponibilità della risorsa. Si pongono poi dei vincoli rispetto agli altri possibili usi, prevedendo che gli stessi sono consentiti nei limiti nei quali le risorse idriche siano sufficienti e a condizione che non ne pregiudichino la qualità per il consumo umano;
o l'uso dell'acqua per l'agricoltura e per l'alimentazione animale è prioritario rispetto agli altri usi, ad eccezione di quello per consumo umano, e il suo utilizzo deve essere reso efficiente ed efficace tramite l'adozione di tutte le migliori tecniche e dei metodi disponibili al fine di limitare il più possibile gli sprechi a parità di risultato atteso.
Sintetizzando: l’uso umano è prioritario e dovrebbe essere sempre garantito. Ma è certamente lecito pensare che l’acqua, in quanto risorsa sia fondamentale anche per il sistema economico produttivo ma tutti gli altri usi sembrerebbero non essere normati in termini di priorità fermo restando che le deroghe possono sempre essere assunte a livello di opportunità e discrezionalità, dagli enti locali nell’interesse, per esempio, dell’economia turistica locale.
Rimane però fermo il principio secondo cui gli usi diversi dal consumo umano sono consentiti nei limiti nei quali le risorse idriche siano sufficienti e a condizione che non ne pregiudichino la qualità. A questo punto dovremmo aprire un dibattito visto e considerato che, se la risorsa è scarsa e limitata, deve essere tutelata e preservata negli interessi delle future generazioni come possiamo trovare una soluzione che possa soddisfare tutti gli interessati? Su questo punto condividiamo il pensiero di Ugo Mattei: < Il diritto all’acqua e la riflessione sui beni comuni rappresentano la via per rafforzare l’eguaglianza dei cittadini e per contribuire alla costruzione di un futuro solidale e sostenibile>.
Dovremmo perciò riprendere il discorso sui beni comuni, poiché se è vero che l’acqua prima di tutto è un diritto ed un bene comune, l’approccio verso la risorsa deve essere quello suggerito dal premio Nobel Elinor Ostrom che nel suo “Governare i beni comuni" apre ad una terza via, quella della democrazia partecipativa. È interessante notare come il comunitarismo della Ostrom trovi qui un punto di contatto con l’anarchismo antistatale;
ma Ostrom enfatizza piuttosto l’importanza della comunità, della democrazia partecipativa, della società civile organizzata, delle regole condivise e rispettate in quanto percepite come giuste e non per un calcolo di convenienza.
Una visione questa sempre portata avanti con forza dai movimenti per l’acqua, proprio in ragione del fatto che questa risorsa fondamentale per la vita umana sarà sempre più preziosa in un mondo che ci appare sempre più assetato. Un dibattito non più rimandabile se vogliamo davvero offrire un mondo vivibile ai nostri figli e nipoti.