07 Ottobre 2022, 06.53
Valsabbia
Fondazione Comunità Bresciana

Contrasto alla povertà educativa

di red.

Presentato nella sede della Fondazione Comunità Bresciana l’esito del progetto Smart School che fra Valtrompia, Bassa e Valsabbia ha coinvolto quasi 2mila ragazzi fra gli 11 e i 17 anni 


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Laboratori di videoregistrazione in cui realizzare un vero Tg del territorio, una piccola orchestra, fab lab con stampanti 3D, incontri letterari.
Sono alcune delle attività realizzate nei tre anni di progetto «Smart School» volto a contrastare la povertà educativa e la dispersione scolastica, sviluppato in Valtrompia, Valsabbia e Bassa Bresciana.

Il progetto rivolto ai ragazzi tra gli 11 e i 17 anni ha agito attraverso due strategie: il «piantare fragole» proponendo servizi agili e replicabili, e lo «scavare pozzi» agendo in profondità. Il programma ha goduto di un contributo di 650mila euro, 400mila da Fondazione Comunità Bresciana, 250mila dall’impresa sociale «Con i bambini» di Roma.

Un processo avviato nel 2018, ha spiegato Orietta Filippini, direttrice della Fondazione, nel corso dell’incontro promosso «per restituire alla città gli esiti dell’azione di questi tre anni e le eredità lasciate, dopo aver coinvolto scuole, enti attuatori e territori».

A Cristian Marmaglio de Il Calabrone, il compito di delineare la genesi di progetti diversificati, ma sostenuti dalle medesime finalità, che complessivamente hanno coinvolto 1.952 minori, attraverso120 laboratori realizzati in sette “hub”; 340 gli accompagnamenti individualizzati. Il 98% dei ragazzi che hanno poi risposto a un questionario anonimo alla fine del percorso, ha detto di sentirsi migliorato dopo le esperienze di Smart School.

Esperienze che - a causa del Covid - hanno dovuto rimodellarsi e traslocare on-line.
Le idee progettuali da cui si è partiti erano varie: sviluppare creatività e coinvolgimento attivo dei ragazzi, migliorare la capacità dei docenti nell’insegnare ad apprendere anche attraverso i fallimenti, sviluppare il pensiero critico, avvicinare gli studenti al mondo dell’arte e trovare nuove modalità di approccio alle materie scientifiche. Idee che sono state poi declinate dagli enti e dai soggetti diversi che sono stati coinvolti, come le cooperative Il Calabrone (che aveva la responsabilità del progetto) o Area per la Valle Sabbia, gli enti come la Comunità montana di Valle Trompia in collaborazione con il sistema bibliotecario, e poi ancora le scuole grazie alla collaborazione pressoché immediata con l’Ufficio scolastico territoriale o gli Ambiti.

Per «Con i bambini» è intervenuta da Roma Maria Teresa Serranò
che ha spiegato come è partita la «sfida del contrasto alla povertà educativa attivando una linea di finanziamenti per sviluppare interventi efficaci, che comportassero una vasta mobilitazione territoriale e che creassero una rete enorme».
Una sfida che la Fondazione comunità bresciana ha poi raccolto e sviluppato.

Per la parte scolastica valsabbina è intervenuta la dirigente scolastica Maria Vittoria Papa felice di aver partecipato al progetto che ha permesso alla scuola di assaggiare molte “fragole” con “ottica generativa”, cioè prendendosi cura dei ragazzi in difficoltà in gruppo e anche singolarmente, per poi lasciarli andare; idem con i “pozzi”, con lo scavo finalizzato all’emersione, al riportare alla luce “nodi da sciogliere e difficoltà, ma anche talenti”, lodando il metodo “col pensiero che ha sempre accompagnato l’azione”.

Per la Cooperativa Area, alla quale sono stati affidati gli interventi, ha parlato Silvia Butturini: «A causa delle restrizioni dovute al Covid temevamo di non riuscirci, invece insieme alle risorse abbiamo trovato anche tanta fiducia, componenti che ci hanno permesso, anche attivando laboratori online, di rendere viva e vera la dimensione rigenerativa del progetto».

«Quello della Smart School è un intervento che si somma ad altri, sempre nell’ottica del contrasto alla povertà educativa e all’abbandono scolastico – ha concluso la Filippini -. Non progetti fine a se stessi, ma come gradini di una scala mobile, in modo che uno possa sostenersi sull’altro. A garanzia di continuità ci sono i fondi territoriali».





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