Il mandolinista di Lo ora suona tra gli angeli

Angelo Branduardi canta di un violinista che viene accolto in Paradiso da san Pietro e dagli angeli prima del fratello e del cugino, entrambi preti.
Il suo merito è semplice: al suono del suo violino le persone gli accorrono incontro per ballare «come le onde del mare». Infatti, la gente allegra, quella buona di cuore, ama ballare e cantare.

In Paradiso non c’è posto per il silenzio e per la noia.
Anche la Bibbia lo chiarisce senza dubbi: chi loda davvero il Signore lo fa con la cetra, con l’arpa, con flauti, con la tromba, il corno e cembali squillanti. La musica gioiosa è l’aria di Dio respirata dalle anime allegre.

Piergiulio Bonetti non era un violinista.
A molti non sarà sembrato neppure una persona particolarmente gioiosa. Eppure, sebbene non sorridesse spesso, quando imbracciava il suo mandolino la gioia di vivere si diffondeva come aria fresca in chi aveva intorno. Senza alcuna avvisaglia, all’improvviso ha lasciato questa vita mortale per presentarsi a san Pietro e agli angeli. Di certo adesso le anime beate gli verranno incontro per ballare e cantare come le brezze dei monti.

Dopo una vita dedita al lavoro soprattutto in banca, negli ultimi anni passava molto tempo in un suo fienile, in località Lo’, a Bione, vivendo con semplicità.
Amava tagliare l’erba del prato, curarsi dei fiori e dell’orto, riposare all’ombra della sua tettoia seduto sulla poltrona mentre ascoltava musica folk irlandese.

Tuttavia, pur vivendo da solo e in modo riservato, molti erano gli amici a lui vicini.
C’erano quelli di vecchia data, con cui visse viaggi e peripezie in giro per il mondo. Quelli «delle merende», con cui spesso condivideva buon cibo e il suo amato Nebbiolo d’Alba.
Anche con gli amici della piana di Lo’ era solito far festa, soprattutto dopo aver faticato nello sfalcio dei prati e dei boschi. Poi c’erano gli amici della caccia, gli ex colleghi della banca, quelli della musica. Tutti quanti intorno a lui, attratti dalla sua personalità discreta e, al tempo stesso, conviviale.

Piergiulio è stato anche una persona generosa.
Molti potrebbero, per esempio, raccontare delle consulenze commerciali da lui prestate senza volere nulla in cambio. Sebbene possedesse molti beni materiali, il suo cuore non era attaccato ad essi.

Al contrario del ricco epulone di cui si narra nei vangeli, egli condivideva ciò che era suo in amicizia, senza tirchieria, né avarizia. Un vero povero in spirito, a cui appartiene il regno dei cieli.

Con tristezza e nostalgia, perciò, oggi (alle 15 nella Parrocchiale di Pieve) tutti noi suoi amici lo salutiamo, confidando di poterlo un giorno rincontrare fra i prati celesti.

Chissà che, quando toccherà a noi passare da questa vita all’altra, non siano gli angeli a venirci incontro e, al di là dei nostri peccati, dirci con gioia: «Su, forza, venite dentro! Vi aspetta il mandolinista di Lo’. Non fatelo aspettare: anche qui vi ha preparato un posto alla sua tavola per far festa con lui».

Luciano Pace - dal Giornale di Brescia

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