04 Luglio 2022, 11.34
Gavardo Valsabbia
No depuratore

Siccità e depuratore del Garda, Comaglio: «Progetto da ripensare»

di Redazione

Per il sindaco di Gavardo l’ipotesi di riutilizzare l’acqua depurata in uscita dal depuratore non fa i conti con la mancanza di portata del fiume Chiese, così come del Naviglio Grande


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«Era il 12 febbraio 2022 quando, con altri sindaci del Chiese, camminammo con gli stivali direttamente nel fiume Chiese in secca a Gavardo per poi trasferirci a Peschiera sulle rive del Mincio gonfio d’acqua. Si stava concludendo un inverno con pochissime precipitazioni nevose e denunciammo già allora la penuria di acqua e i potenziali rischi che i territori bagnati dal fiume Chiese potevano patire con la costruzione dei depuratori del Garda a Gavardo e Montichiari.
 
A distanza di quasi 5 mesi, ad estate appena avviata, siamo nel mezzo di una delle più gravi siccità della storia con conseguenze ancora imprevedibili».

Così si esprime il sindaco di Gavardo, Davide Comaglio in merito alla situazione di crisi idrica che stiamo vivendo in questi giorni, che deriva da una stagione invernale e primaverile scarsissima di precipitazioni. Che prosegue: «La natura in questo torrido 2022, richiama tutti a ponderare ogni decisione che abbia un impatto ambientale sulle future generazioni».
 
Ed entra nel merito della questione depuratore del Garda: «Sulla localizzazione del depuratore del Garda è necessaria una nuova riflessione politica e tecnica, atta a valutare in modo corretto e senza partigianerie, le conseguenze che la costruzione di due mega depuratori sul Chiese, a Gavardo e Montichiari, potrebbero portare all’ecosistema fluviale e alle comunità che lo abitano, in un periodo prolungato di forte siccità.
 
Nello studio ora in valutazione, tra le numerose falle presenti e più volte rimarcate dai tecnici dei Comuni del Chiese, c’è un bug che oggi appare in tutta la sua evidenza: si è sempre considerata la portata media del fiume Chiese (peraltro non rilevata nel punto di scarico dei nuovi depuratori) e non si sono mai inseriti i dati delle portate nei periodi di forte siccità.
Perché il periodo di emergenza, che ormai rappresenta quasi l’ordinarietà estiva, non viene valutato diventando una discriminate fondamentale nella scelta della localizzazione del nuovo depuratore del Garda?

L’acqua fluente del fiume Chiese è sempre più scarsa e potrebbe addirittura quasi annullarsi in situazioni di emergenza, derogando al deflusso minimo vitale, impedendo di fatto la necessaria diluizione delle acque depurate in uscita dai depuratori, con probabili conseguenze anche dal punto di vista igienico sanitario.

Pericoli malfunzionamento. «Se poi dovessimo considerare un malfunzionamento dell’impianto in periodo estivo con sversamento di reflui nel fiume in secca, vi sarebbe un disastro ambientale senza precedenti.
Le valutazioni e gli studi in corso da parte degli enti gestori, pubblicati oggi sugli organi di stampa, ipotizzano di utilizzare le acque di depurazione per irrigare direttamente i campi evitando la dispersione del tragitto fluviale,  rendono l’impianto di Gavardo (la cui localizzazione ha già un parere formale negativo della Soprintendenza) completamente fuori contesto e anacronistico già prima di iniziare i lavori. L’acqua in uscita dal nuovo impianto consortile percorrerebbe solo qualche centinaia di metri per poi immergersi nel letto ghiaioso del fiume, senza poter raggiungere i canali di irrigazione.
Non vorrei che dopo aver progettato tubazioni di oltre 30 km per portare i reflui da Gargnano a Gavardo, si ipotizzi di realizzare altri 20 km di tubazioni, per portare l’acqua depurata da Gavardo ai canali irrigui della bassa.

L’ipotesi progettuale di utilizzare il Naviglio Grande nei periodi di siccità è già morta alla luce dello stato attuale: siccità nel fiume Chiese equivale a scarsissima portata del Naviglio Grande».
 
La soluzione naturale. «Bisogna tornare alla soluzione naturale e più logica e portare tutti i refluì a Peschiera o in nuovo impianto con scarico nel Mincio, ciò permetterebbe di utilizzare tale fiume, sempre gonfio d’acqua anche nelle peggiori siccità. Tre sarebbero i sicuri vantaggi:
1) garanzia di diluizione dell’acqua depurata in uscita dall’impianto
2) immissione immediata nei canali di irrigazione a beneficio delle campagne
3) utilizzo a pieno regime dell’acqua depurata evitando o almeno riducendo, i tanto contestati prelievi della preziosa acqua potabile del Lago di Garda».
 
Cave come bacini di accumulo. «Molti auspicano l’utilizzo delle cave come bacini dove accumulare riserve d’acqua meteorica e anche acque bresciane ipotizza di realizzare una rete di bacini mirati a tale scopo. Venga quindi verificata anche un’ipotesi localizzativa che preveda l’acqua depurata in uscita dal Depuratore del Garda accumulata e diluita nel periodo invernale in questi bacini per poi essere utilizzata nel periodo estivo immettendola direttamente nei canali irrigui».
 
«Credo sia doveroso per tutte le istituzioni coinvolte – conclude il sindaco – fermarsi e rivedere la progettazione del collettore gardesano, alla luce di questo anno drammatico dal punto di vista climatico. Non meno importante è una valutazione aggiornata dell’impatto economico della faraonica opera che ad oggi è sicuramente fuori controllo (vedasi collettore veronese in costruzione) a causa dei continui aumenti delle materie prime.

La politica dovrebbe saper cogliere che a volte con un piccolo passo indietro si possono fare due passi veloci in avanti, verso il traguardo che tutti auspichiamo: salvaguardare il Lago di Garda, garantire l’irrigazione dei campi della Bassa, non far morire il fiume Chiese mettendo a rischio le comunità fluviali».

In foto: i sindaci con gli stivali nel Chiese in secca a febbraio






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