30 Giugno 2022, 09.30
Gavardo Valsabbia Provincia
Ambiente

Il Presidio critica il prefetto-commissario e Acque Bresciane

di redazione

In seguito alla sentenza del Tar che obbliga l’Università di Brescia all’accesso agli atti sul caso del depuratore del Garda sul fiume Chiese, dice la sua anche il comitato di coordinamento del Presidio 9 agosto
 


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Nei giorni scorsi sono state rese pubbliche le motivazioni della sentenza del Tar espressa il 6 aprile 2022, sentenza che ha pienamente accolto le ragioni rivendicate dal comune di Montichiari presentate nel ricorso n.1096 lo scorso anno, e che obbliga all’accesso agli atti ed agli studi che hanno portato il depuratore del Garda sul Chiese. 
 
Alle motivazioni presentate dal Tribunale Amministrativo Regionale della Lombardia, sezione di Brescia, rispondono congiuntamente i comitati e le associazioni per la salvaguardia del fiume Chiese, riunite nel “presidio 9 agosto”.
 
«Dalla sentenza del TAR apprendiamo che il giorno 30 novembre 2021 il Sindaco del Comune di Montichiari, Marco Togni, ha formalmente chiesto all'Università degli Studi di Brescia, ed in particolare alla Facoltà di Ingegneria diretta dal prof. Bertanza, di poter visionare gli atti relativi agli studi, condotti per conto della società di gestione del servizio idrico "Acque Bresciane S.r.l." dagli esperti di quel Dipartimento, riguardanti l'analisi dei siti dove ubicare in maniera ottimale l'impianto o gli impianti di depurazione a servizio dei Comuni della sponda bresciana del Lago di Garda».
 
Infatti sulla base degli studi sopracitati il prefetto-commissario avrebbe dichiarato di aver preferito la scelta di costruzione dei due “mega-depuratori” a Montichiari e Gavardo per la depurazione dei reflui del Garda. Tanto che il sindaco di Montichiari si mise subito alla ricerca di motivazioni e risposte, con la richiesta di visualizzare gli atti e gli studi per avere una spiegazione concreta della scelta.
 
«Ma questa sacrosanta istanza di accesso agli atti, il segretario amministrativo della Facoltà, dottor Pietro Toto, calpestando ogni pur minimo principio di trasparenza e di leale collaborazione tra le amministrazioni, ha opposto un netto rifiuto e, con la nota di risposta del 14 dicembre 2021, ha respinto la domanda avanzata dall'amministrazione comunale monteclarense affermando che gli atti richiesti fossero oggetto di un contratto privatistico e che la loro divulgazione fosse addirittura vietata dal Regolamento dell'Università degli Studi di Brescia, a salvaguardia del diritto all'invenzione e dei risultati delle ricerche commissionate da soggetti terzi»
 
I comitati non ci stanno, «Insomma, neppure quando gli studi vengono commissionati spendendo soldi pubblici di noi cittadine e cittadini il Dipartimento di Ingegneria di via Branze ritiene di dover offrire la più ampia e chiara divulgazione di dati scientifici ai rappresentanti democraticamente eletti delle comunità immediatamente coinvolte in quegli studi».
 
I giudici del Tribunale Regionale si sono però espressi a favore delle richieste delle amministrazioni, questo perché anche loro stesso hanno ritenuto valide le richieste di sindaci, comitati, associazioni e cittadini. Infatti, nello specifico, essi hanno sancito tre fondamentali criteri che potrebbero apparire di ordinaria applicazione ma che evidentemente non è così.
 
Secondo il tribunale «la definizione di documento amministrativo comprende qualsiasi atto detenuto da una pubblica amministrazione e concernente attività di pubblico interesse, indipendentemente dalla natura pubblicistica o privatistica della disciplina sostanziale dell'atto stesso»;
 
2) «il punto è infatti costituito dalla natura oggettivamente amministrativa acquisita dagli studi eseguiti dal DICATAM, una volta che gli stessi siano stati utilizzati come base istruttoria di una scelta amministrativa»; 
 
3) «le funzioni pubblicistiche svolte da Acque Bresciane srl comportano un obbligo di leale collaborazione verso tutte le amministrazioni competenti a esprimersi sugli impianti di depurazione e sull'organizzazione del servizio idrico integrato. Non può quindi sussistere in capo ad Acque bresciane srl un interesse tutelabile a bloccare il diritto di accesso delle suddette amministrazioni, le quali devono invece essere messe in condizione di esercitare un controllo effettivo e informato sulle scelte progettuali».
 
Una risposta che critica fortemente l’operato tanto del prefetto-commissario, quanto di Acque Bresciane ed ancora del Dipartimento di Ingegneria dell’università di Brescia. Risposta che al contempo lascia un po’ di amaro in bocca ai comitati, i quali erano consci di questi diritti anche prima della sentenza e che sento di aver perso tempo importante nell’attesa che il tribunale si pronunciasse.
 
Nonostante ciò, concludono: «è per noi doveroso sottolineare la stretta correlazione che lega la sentenza del TAR con l’impegno quotidiano di protesta civile rappresentato dal “Presidio 9 Agosto”, sorto per contrastare l’immotivata nomina del commissario straordinario, racchiude in sé tutti i valori di democrazia, impegno civile, trasparenza e coerenza che, alla luce di questa Sentenza, sentiamo con ancora maggiore determinazione di esplicitare. Qui le istituzioni che ci governano hanno tanto da imparare».



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