I sindaci: «Urge verificare la sostenibilità del progetto»

Sono ancora tanti i nodi da sciogliere riguardo al maxi depuratore del Garda sul fiume Chiese, alcuni aggravati dal contesto post pandemia e di crisi bellica di queste settimane.

I sindaci del Chiese, dopo l'incontro in Broletto dei giorni scorsi – cui era presente anche il consigliere delegato al ciclo idrico Apostoli - hanno sollecitato il presidente della Provincia Alghisi a farsi promotore di un incontro di tutte le forze politiche, al fine di recuperare un ruolo di regia dell’operazione che porti a un progetto condiviso.

“Abbiamo segnalato una mancanza di coraggio dell’amministrazione provinciale nella vicenda del ricorso al Tar da noi inoltrato contro la decisione di Ato e Acque Bresciane di firmare la convenzione presentata dal commissario Visconti”, fanno sapere i primi cittadini, come riporta il Giornale di Brescia, sostenendo che “la Provincia avrebbe dovuto costituirsi in ricorso appoggiando i sindaci, poiché la sottoscrizione della convenzione da parte dei due enti esautora la Provincia stessa dai poteri di indirizzo politico manifestati con l’approvazione della mozione Sarnico”.

I sindaci si sono anche detti sconcertati dal mancato riscontro, ad oggi, alla richiesta di un incontro con il ministro Cingolani, avanzata mesi fa dal presidente Alghisi.

Insomma, i primi cittadini spingono per una verifica della sostenibilità del progetto, sia dal punto di vista ambientale – la siccità potrebbe infatti porre nuovi problemi per lo scarico dei reflui nel Chiese – che da quello economico. Con la situazione attuale tra pandemia e crisi bellica l'opera, si stima, avrebbe infatti un costo di oltre 500 milioni di euro.