La safena e le patologie varicose

Le patologie varicose
Per patologia varicosa si intende un'affezione delle vene superficiali degli arti inferiori.
La rete venosa superficiale e gli assi venosi profondi devono convogliare il ritorno del sangue al cuore, dalla superficie in profondità e dal basso verso l’alto.
Questo è possibile perché entrambi i sistemi, tra loro collegati tramite vene, dette Perforanti, sono provvisti di valvole che assicurano il flusso in un’unica direzione, sia durante la contrazione muscolare (sistole muscolari), sia durante il rilasciamento (diastole muscolare).

Se nella rete venosa superficiale alcune valvole perdono la loro tenuta, cioè diventano incontinenti, si verifica il cosiddetto “reflusso”, espressione del ritorno indietro del sangue dall’altro al basso.
Se ad essere compromesse sono le valvole nel passaggio tra la rete venosa profonda e quella superficiale, i vasi di quest’ultima dovranno accettare uno quota maggiore di sangue con conseguente sovraccarico. Quindi la pressione interna al vaso aumenta e questo contribuisce alla sua dilatazione, così prende consistenza la varice.

Non sempre la patologia varicosa deve essere trattata chirurgicamente.
Il trattamento chirurgico della patologia varicosa ha la funzione di prevenire le complicanze (flebiti, ulcere), alleviare i sintomi (edema, senso di pesantezza, crampi ecc.), ridurre la velocità di progressione della patologia.

Come si curano le patologie venose?
Il progresso della ricerca scientifica ci permette di curare la malattia venosa degli arti inferiori conservando la gran parte del patrimonio venoso con il minimo gesto chirurgico.

Il gesto fondamentale è quello di controllare il reflusso. Questo è possibile con un intervento eseguibile in un ambulatorio chirurgico autorizzato.
Vengono praticate piccole incisioni in anestesia locale, interrompendo con semplici legature le comunicazione viziose tra i due sistemi venosi, superficiale e profonda. Si determina così un nuovo andamento di flusso circolatorio, su cui non pesa alcun sovraccarico e l’effetto è che la varice si riduce nel tempo, fino a scomparire. L’ulcera cutanea, se presente, si chiude, con beneficio su tutta la sintomatologia a carico dell’arto (la pesantezza, il dolore, i crampi, la chiazzatura della pelle, le flebiti superficiali).

Il vantaggio principale è quello di lasciare intatto il tronco safenico che mantiene la sua naturale funzione di drenaggio e può essere utilizzato nello stesso paziente qualora necessiti, successivamente, di un ponteggio di territorio arterioso (coronarico, carotideo o periferico).

La strategia conservativa dei tronchi safenici, a differenza dei trattamenti demolitivi (Stripping, Laser endovenoso, Radiofrequenza, Scleroterapia con liquido o mousse), comporta una migliore stabilizzazione della malattia varicosa nel tempo, minore tendenza alle recidive controllandone i sintomi e ottenendo un ottimo risultato estetico.

Secondo studi clinici controllati a distanza di 5 e 10 anni  su oltre 7000 pazienti, mettendo a confronto lo Stripping e gli altri metodi demolitivi con il metodo CHIVA, sono a favore di quest’ultimo. Per quanto riguarda la recidiva, occorre un’incidenza nettamente inferiore.

Il trattamento chirurgico conservativo emodinamico, detto CHIVA, non presuppone soltanto la conservazione della safeva, ma una sua nuova funzionalità ben definita. La metodica si basa su un’analisi pre-operatoria del quadro varicoso, eseguita con una particolare tecnica ecocolordoppler, chiamata Cartografia.

La chirurgia conservativa emodinamica prevede una strategia diagnostica e terapeutica estremamente precisa e personalizzata, in quanto ogni paziente ha le “sue varici” e l’intervento non è pertanto standardizzabile., quindi operatore dipendente.
Per ottenere ottimi risultati, è indispensabile che lo stesso operatore esegua la cartografia pre-operatoria e l'atto chirurgico.

Conclusioni: la safena si tiene o si toglie?
In conclusione, sulle patologie varicose possiamo dire:
● Le vene varicose si possono curare chirurgicamente
● Bisogna preservare la Safena incontinente, per restituirle la funzione preferenziale di drenaggio del territorio soprafasciale
● Bisogna preservarla in modo da poterla utilizzare in futuro, al bisogno, per rivascolarizzare organi vitali ischemici
● Ottenere un risultato estetico stabile

A cura del Dott. Tazio Giavazzi - Centro Medico Fisioterapico Equilibrio di Salò.

Il Dott. Tazio Giavazzi ha maturato una notevole esperienza nel trattamento chirurgico delle vene varicose adottando le varie tecniche ufficialmente riconosciute dalla comunità scientifica: stripping safenico, flebectomie, obliterazione Laser, trattamento emodinamico CHIVA, trattamento sclerosante.
Cultore delle problematiche del microcircolo e delle ulcere degli arti ha conseguito notevole esperienza in campo vulnologico .

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