30 Dicembre 2021, 10.30
Provincia
Confindustria Brescia

Anche nel 2020 il settore Alimentare regge all'urto della crisi

di Redazione

Analizzati i bilanci di circa 130 realtà attive nel comparto: nel 2020 la quota di aziende che si posizionano nella classe A (quella che include gli operatori più virtuosi) si attesta al 29% del totale, tre punti percentuali in meno rispetto a quanto registrato prima della crisi


Nel 2020 le imprese bresciane attive nel settore
Alimentare hanno registrato una notevole robustezza, tale da permettere di reggere, e in alcuni casi anche di crescere, in una crisi globale come quella generata dalla pandemia da Covid-19.

A evidenziarlo è lo strumento dell'Indice Sintetico Manifatturiero – ISM, frutto della collaborazione tra il Centro Studi di Confindustria Brescia e OpTer (Osservatorio per il territorio: impresa, formazione, internazionalizzazione) dell'Università Cattolica del Sacro Cuore.

Nel dettaglio, tale indice, applicato ai bilanci 2020 di circa 130 realtà bresciane attive nel comparto, mostra una solida tenuta rispetto alla situazione rilevata nel 2019. Nel 2020 la quota di aziende che si posizionano nella classe A (quella che include gli operatori più virtuosi) si attesta al 29% del totale, solo tre punti percentuali in meno rispetto a quanto registrato prima della crisi.

Anche le altre classi di merito mostrano movimenti marginali, con solamente il 4% delle aziende che si posiziona in D (l'ambito che accoglie le realtà potenzialmente più fragili). 

L'ISM è stato poi implementato per effettuare un confronto tra gli effetti sui bilanci delle imprese della crisi da Coronavirus, con la "Grande Recessione" del 2009, pur nella consapevolezza della diversa natura dei due fenomeni presi in considerazione. Per prima cosa va evidenziato che il settore Alimentare è storicamente caratterizzato da dinamiche anticicliche, che trovano conferma nell'analisi realizzata. Infatti, il Conto Economico di questo comparto ha avuto nel 2020, a fronte di una marginale contrazione del fatturato (-1,2%), un andamento di crescita rispetto all'anno precedente, con l'unica eccezione del Risultato prima delle imposte che registra un calo del 3,9%. Situazione simile si era registrata nel 2009, quando il settore, nonostante una riduzione del fatturato del 2,5%, annotava per le principali voci di Conto Economico una crescita ancora più sostanziosa rispetto a quella avvenuta nel 2020. A titolo, esemplificativo, nel 2020 il Margine operativo lordo, indicatore che esprime la redditività lorda industriale, ha evidenziato nel 2009 una crescita del 23,2%, contro il +4,9% nel 2020. Il risultato prima delle imposte, nel 2020 di segno negativo, nel 2009 registrava un picco del +45,7%.

Tutto ciò viene analizzato attraverso i punteggi prodotti dall'ISM, i quali offrono un'interpretazione complementare alla lettura del fenomeno. L'aggregato che accorpa le imprese nelle classi A e B, tra il 2008 e il 2009 ha riscontrato una flessione di solo un punto percentuale, passando da una quota del 52% al 51%. Tra il 2019 e il 2020 lo stesso aggregato è sceso di tre punti percentuali (da 63% a 60%). ISM permette di osservare chiaramente come il comparto analizzato sia stato protagonista di un notevolmente rafforzato nell'ultimo decennio: la quota delle imprese che si posizionano nelle prime due fasce di merito (A e B) sale di ben quasi dieci punti percentuali dal 2009 al 2020 (dal 51% al 60%). Un miglioramento strutturale che va interpretato, sia alla luce delle già citate sue caratteristiche anticicliche, ma anche in virtù dei significativi sforzi compiuti dalle imprese del comparto sui fronti della patrimonializzazione, dell'innovazione e dell'internazionalizzazione.

"Il comparto alimentare, per sua natura anticiclico, ha retto bene l'urto della crisi legata alla pandemia. Guardiamo quindi con fiducia al prossimo anno, pur nella consapevolezza di alcune incertezze – commenta Daniela Grandi, Presidente del settore Agroalimentare, Caseario di Confindustria Brescia –: i temi del difficile reperimento delle materie prime e della crescita dei costi dell'energia rischiano di avere un impatto su numerose aziende che sono nostre fornitrici, e quindi per riflesso sull'intera filiera. In questo momento i costi vengono ribaltati interamente sulle imprese, ma c'è il rischio che a breve possano trasferirsi anche sui consumatori finali. Un tema su cui terremo alta l'attenzione, insieme ad alcune importanti iniziative con le scuole che, come settore, presenteremo in questo 2022."

 




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