25 Dicembre 2021, 09.00
Roè Volciano
Scuole

I bambini di strada Tokai, un dono di Natale speciale

di Redazione

In un progetto di educazione civica sui diritti dei bambini i ragazzi della Scuola media di Roè Volciano hanno potuto conoscere la condizione dei loro coetanei del Bangladesh


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Anche quest’anno i docenti della scuola secondaria “F. Odorici” di Roè Volciano delle classi prime hanno deciso di trasformare i valori trasmessi attraverso l’ora di Ed. Civica in incontri reali. Il tema da cui sono partiti era infatti “I diritti dei bambini”, di tutti i bambini. Ma era necessario mostrare ai ragazzi come i diritti che loro danno quasi per naturali (e a volte malsopportati!) come l’istruzione – solo per fare un esempio – non sono così scontati.

Lo scorso 10 novembre le classi prime hanno infatti virtualmente conosciuto – tramite videoconferenza e grazie a Giada, la nostra educatrice – il dott. Giuliano Maffetti, medico urologo specializzato in ostetricia e ginecologia, ora in pensione, che è impegnato come volontario nel progetto Tokai.

Ecco una sintesi dell’intervista.

Cosa è il progetto Tokai?

Il 7 maggio scorso, in Bangladesh, è mancato padre Riccardo Tobanelli, missionario saveriano originario di Castrezzone di Muscoline, dove era nato nel 1955.  Dal 1982, padre Riccardo si occupava dei tokai, ossia dei bambini di strada. Un’intera vita dedicata ai piccoli e agli ultimi del Bangladesh. Il motto dell’associazione è infatti “Per chi non ha nessuno, noi ci siamo”.

Dove vivono i piccoli Tokai?
Il Bangladesh è uno dei Paesi più poveri al mondo, perché è regolarmente flagellato da devastanti uragani.
Con i suoi 160 milioni di abitanti e la più alta densità demografica al mondo, affronta seri problemi di malnutrizione diffusa e di povertà endemica. Dagli anni ’90, in seguito ai processi di industrializzazione, molta gente ha lasciato le zone rurali per cercare un lavoro nelle aree urbane. E così la povertà delle campagne si è trasferita in città.

Come vivono i piccoli Tokai?
In città NON esistono servizi medici, sicurezza, scuole, igiene. Tra i poveri urbani, i bambini- costretti a vivere in strada – ci sono i Tokai. Il termine deriva dal bengalese e significa letteralmente “raccogliere, riciclare”: i piccoli, infatti, dedicano le proprie giornate a recuperare plastica, materiale metallico (chiodi, viti, bulloni, lamiere), tutto ciò che può essere venduto per recuperare un pasto.

Chi sono realmente i Tokai?
Sono bambini che fuggono da situazioni di violenza o che hanno subito l’esperienza dell’abbandono. Sopravvivono a modo loro, in piccoli gruppi e per mezzo di lavoretti sporadici. A differenza dei “bambini di strada” di altri Paesi, i Tokai sono davvero piccoli, alcuni di loro già a 4-5 anni si arrangiano lungo la ferrovia di Dacca. Qui corrono il rischio di incorrere in incidenti con il treno, con le automobili, oppure negli scontri tra gruppi, oltre a malattie come epatiti e polmoniti. Nessuna legge statale tutela specificatamente questi bambini.

Di cosa si occupa l’associazione?
L’associazione offre un tetto e del cibo. Inoltre, per chi riesce ad abbandonare la strada, viene offerta la possibilità di avere un’istruzione. Una volta adulti, gli ex Tokai aiutano l’associazione perché conoscono il reale bisogno dei bambini: superare l’esperienza dell’abbandono. Loro fanno da “genitori” ai nuovi piccoli Tokai.

Dottor Maffetti, qual è la sua esperienza con i Tokai?
Sono andato per la prima volta in Bangladesh nel 1996, con il fratello di Padre Riccardo. Qui scoprii che c’era un ospedale nel quale un’equipe aiutava le donne che, essendo fuori casta, non avevano diritto ad una assistenza medica. Dal 2006 presto aiuto a Khulna, presso l’ospedale dei saveriani, un mese all’anno. L’accessibilità alle cure mediche è davvero difficile, anche per patologie gravi, perché è costosa. Per me questo non è un sacrificio, perché attraverso il contatto con persone diverse mi arricchisco ed è davvero bello restituire a questi bambini la gioia di vivere, anche solo attraverso una carezza.

Gli alunni non sono rimasti certo indifferenti al racconto del dottor Maffetti. Si sono dati da fare in due modi: realizzando splendidi cartelloni e depliant per far conoscere e “pubblicizzare” il progetto Tokai anche ai compagni delle altre classi e, soprattutto, promuovendo all’interno della scuola una raccolta fondi, il cui ricavato verrà consegnato al dottor Maffetti stesso. La cassetta è stata così riempita. Se qualcuno volesse però contribuire ad aiutare il progetto, può rivolgersi ai docenti della scuola media.

Ci vuole così poco per donare un sorriso ai piccoli Tokai!

In foto: i cartelloni della 1ªG e 1ªF




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