Veronica e la neve

San Michele Arcangelo non è riuscito ieri, nemmeno concedendo qualche deroga alle norme anti-covid, a contenere il cordoglio di quanti hanno voluto esserci per salutare Veronica Tarchini, la 19enne di Idro la cui vita è stata stroncata da un incidente stradale avvenuto in tangenziale martedì scorso.

Tanti, tantissimi giovani dentro al tempio adorno di fiori bianchi, tanti anche fuori.
C’erano i colleghi di Cogess per mamma Paola, Valsir con lo stato maggiore per stare vicino a papà Marco.

Ai giovani soprattutto, oltre che alla famiglia cercando le parole per lenirne il dolore, si è rivolto durante l’omelia il parroco don Marco Pelizzari, prendendo spunto dal vangelo per ricordare che ci sono due modi per trovare un posto a Veronica:
«La si può riporre nel sepolcro con una pietra sopra, piangendone la mancanza senza far tesoro della sua esperienza; oppure “nella vita”, consapevoli che siamo fragili, ma che possiamo affidarci a Dio».

«Non buttate la vita e non buttate la fede, che vi orienta e vi insegna come amare, perché è questo che ci deve insegnare una vita finita a 19 anni, come quella di Veronica – ha aggiunto -. Ci deve insegnare che la vita va vissuta nell’amore, altrimenti avremo fatto un affronto, oltre che a noi stessi, anche a lei».
Insieme a don Marco, nella celebrazione, c’era anche don Vincenzo Rizzardi, zio di Veronica.

Per il Perlasca, trattenendo a stento le lacrime, ha voluto ricordarla il suo “profe” dell’Alberghiero, Davide Baruzzi: «Veronica era una ragazza vivace e generosa, l’abbiamo conosciuta così. Aveva voglia di crescere e di prendere in mano la sua vita e c’è riuscita, anche se solo per un attimo. Ci resta il ricordo della sua generosità, di quel bel sorriso aperto e così la vogliamo ricordare. Il Perlasca ti porterà sempre nel cuore Veronica».

«Nessuno noi riesce a darsi una spiegazione valida per quello che ti è successo, progettavamo viaggi insieme e adesso non ci sei più – ha detto un’amica di Veronica a nome del gruppo di amici coi quali usciva spesso -. Ci chiediamo dove sei, cosa stai facendo e continueremo a pensarti sempre felice come ci hai insegnato ad essere».

E poi ancora: «Grazie per tutto quello che ci donato. Oggi sta nevicando e ci piace immaginare che questo possa essere il tuo ultimo saluto».

Struggente il commiato fuori dal tempio, con il carro funebre partito quasi da solo alla volta del tempio crematorio; con mamma Paola, papà Marco, le due figlie ed i familiari più stretti avvolti per quasi mezz’ora dal calore di quanti hanno voluto essere loro vicini, in mezzo alla strada.