11 Novembre 2021, 06.36
Eco del Perlasca

Le due facce della maglia

di Giselle Passannante Grimaldi

Le donne, si sa, ne sanno una più del diavolo e, dai tempi più antichi, se non ha fatto i coperchi, ha fatto (col loro aiuto) … la maglia!


Sferruzzare non è mai servito solo a fare la calza, questo è sicuramente noto, ma forse non tutti sanno che, dalla Rivoluzione francese alla Seconda guerra mondiale, sia stata un mezzo di spionaggio.  

Famose erano le “tricoteuse” che, durante la Rivoluzione francese, se ne stavano sedute davanti alla ghigliottina gridando insulti con i loro ferri da lana in mano.
Era il loro modo di battersi per l'integrazione delle donne nella società, contro l’aristocrazia ed il patriarcato.

Una testimonianza romanzata, ma molto vicina alla realtà, ci viene da Charles Dickens che, nel romanzo “Racconto di due città”, descrive la protagonista, Thérèse Defarge, tricoteuse accanita, assetata di sangue e di vendetta che partecipa alla causa lavorando a maglia i nomi di tutti coloro che saranno ghigliottinati o accusati di crimini nella prossima Rivoluzione.

Ma… come faceva?

La maglia è praticamente un codice binario: le v del dritto e le linee del rovescio, possono corrispondere ai segnali corti e lunghi dell'alfabeto Morse.
Per questo, sotto le mentite spoglie di attività banale ed innocua, la maglia, fino al XX secolo, è stata utilizzata dai servizi segreti perché non destava sospetti.

Durante la Prima guerra mondiale, molte agenti segrete l’hanno utilizzata per lavorare nell'ombra, sotto gli occhi dei tedeschi: la spia francese Alice Dubois, ad esempio, costruì una rete di un centinaio di donne che lavoravano a maglia come informatrici, controllando le stazioni dei treni.
Queste donne che lavoravano calze e copertine, non insospettivano anche se restavano per delle ore alla finestra e poi consegnavano le informazioni tra le maglie dei loro lavori.

Due righe di maglie dritte (A) corrispondevano a vagoni tedeschi che trasportavano truppe, una maglia a rovescio (B) corrispondeva a treni pieni di munizioni.



Con la fine dei grandi conflitti mondiali, il lavoro a maglia ha acquistato nuovi significati.
Negli anni Sessanta, il movimento degli hippie fece proprio il knitwear. I figli dei fiori, infatti, creavano da soli i propri abiti come forma di ribellione non violenta e colorata, contro il consumismo dell’Occidente, l’omologazione e lo sperpero.

Più recentemente, negli anni 2000, più o meno contemporaneamente, nascevano: il Revolutionary Knitting Circle, che invitava a lavorare a maglia per ribellarsi alla globalizzazione e la Yarn bombing o Guerrilla knitting, coloratissima street art e movimento spontaneo contro ogni disuguaglianza conosciuta.

Vogliamo dimenticare le attiviste di Pussyhat? Il movimento che protestava contro l’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca indossava berretti rosa con orecchie da gatto, prodotti da Knitty City, un negozio di crochet e uncinetto di New York.

In Italia, però, c’è una bellissima realtà, che si chiama Cuore di Maglia.
Come tutte le cose importanti, è nata per caso, da una scarpina troppo piccola, da un’idea di una singola donna, Laura Nanni, ed è diventata un impegno per mille donne in tutta Italia.
Tutte unite da un filo di amore e di solidarietà. Queste donne lavorano a maglia, per “bimbi misura pavesino”, scarpine lunghe al massimo cinque centimetri, sacchi nanna o copertine per bimbi nati pretermine, del peso di 500 grammi appena e molto delicati.

A me è sempre piaciuto lavorare a maglia o all’uncinetto.
Quando ero piccola osservavo spesso mia madre lavorare, nel tempo libero.  Faceva dei lavori così belli ed era molto veloce nella lavorazione: in pochi giorni da un semplice gomitolo di cotone sottile venivano fuori centrini con trame complesse, decorazioni per la mia cameretta e i miei vestiti, a volte stracciati giocando in giardino…
Sono sempre stata una bambina curiosa e così, quando avevo circa cinque anni, le chiesi di insegnarmi e da lì non ho più smesso.

All’inizio, anche i gesti che ora mi sembrano automatici e di scarsa difficoltà sembravano praticamente impossibili, avevo una gran voglia di imparare ciò che mia madre sapeva fare, ma per i quali non avevo ancora le basi.
Perciò, mi impuntai e decisi che avrei imparato per forza, che un giorno ci sarei riuscita.

Non ricordo esattamente quanto tempo ci misi ad imparare i primi punti, ma, una volta raggiunto quest’obbiettivo, iniziai a fare un po’ di testa mia… Se non sapevo effettuare la lavorazione adatta per quel determinato progetto, improvvisavo, ma, per quanto questo metodo fosse altrettanto efficace, imparai comunque i metodi comuni.
Fino ad ora ho ideato oggetti quali cupcake e pupazzetti portachiavi, ma anche cose un po’ più complicate, come portafogli e borse, che tuttora realizzo ed uso.

Ho ancora molti dei lavori che ho fatto, e ciascuno di essi ha in sé un ricordo, un senso, un pezzo della mia vita.
Il ricordo della fatica, ma anche della soddisfazione a lavoro ultimato, mi fanno pensare che quest’arte possa essere un po' una metafora della vita: imparare qualcosa, avere paura di fallire e poi farcela. 

Si capisce molto anche della propria personalità, lavorando.
Si allena la pazienza e si decide se si vuol disfare tutto il lavoro per un singolo punto saltato o si va avanti fingendo di non vederlo. Un po' come la vita. Ma il bello, nella maglia, come nella vita è che decidi tu come vuoi che sia.

Giselle Passannante Grimaldi 2ª AL




Vedi anche
22/03/2017 16:08

Scuola lavoro in ospedale Si è da poco conclusa una interessante esperienza formativa che ha portatogli studenti delle classi 4° e 5° A, che frequentano il corso di studi sui Servizi Socio Sanitari nella sede di Idro del Perlasca, in Ospedale a Gavardo

22/05/2018 09:28

Finalisti nazionali Greta Don, Denise Freddi e Andrea Alberti della V^ Amministrazione Finanza e Marketing del PERLASCA di Idro- Vobarno si sono classificati, con la loro impresa simulata "BURNAVOIDERS", fra le 15 migliori aziende d’Italia nel progetto "Young Business Talents"

05/05/2016 16:58

A scuola di lavoro Il lavoro, questo sconosciuto. Grazie ad una serie di incontri con i responsabili di alcune aziende valsabbine, gli studenti della 3° Amministrazione e Marketing ne hanno approfondito alcuni aspetti

03/02/2022 17:16

Una targa per il Perlasca Quante volte ci capita di sentire parlare di giovani studenti poco motivati e poco produttivi?

27/02/2018 07:53

Per fare la differenza, ecco la app E' stata presentata fra gli studenti del Perlasca di Idro la nuova app in grado di guidare i cittadini della Valle Sabbia alla gestione corretta dei rifiuti, fra calendario dei "passaggi" e una sorta di "bacheca del riuso"




Altre da Eco del Perlasca
19/04/2024

L'attesa

Tutti noi abbiamo familiarità con l'attesa. Solitamente non la vediamo di buon occhio e, se fosse possibile accorciare i tempi per ottenere una determinata cosa, immagino che nessuno di noi si tirerebbe indietro. Ma l'attesa non potrebbe avere anche degli aspetti positivi?

18/04/2024

Erasmus ad Hannover

A febbraio io e altri nove ragazzi dell’Istituto Perlasca di Vobarno siamo partiti per una mobilità breve di una settimana ad Hannover, insieme alla professoressa Roner e alla preside

15/04/2024

Diamanti di sangue

I diamanti costano caro, questo è risaputo, ma il loro valore supera quello della vita?

13/04/2024

La luce di Annalisa Durante

Annalisa Durante, la torcia che diffonde luce dovunque sia raccontata la sua storia

09/04/2024

Musica & Rinascimento

Per favore: fatti una cortesia. Leggi questo articolo sulla musica rinascimentale e scopri un mondo che, forse non immaginavi esistesse

05/04/2024

Emozione: la migliore forma di comprensione

“Nulla emoziona di più dell’essere compresi. Forse perché la comprensione è una dei più considerevoli atti d’amore.” - Mirko Sbarra. In replica questo sabato sera al Foppa "La Bolla", spettacolo teatrale nato in Valle Sabbia

04/04/2024

Diciassette domande ad una campionessa del Mondo

Intervista a Vanessa Marca, studentessa del Perlasca che ha vinto i Campionati Mondiali under 18 di Sci d’Alpinismo

01/04/2024

Le mostrine degli Alpini

Ciao esploratori, eccoci in un altro articolo sugli Alpini! Oggi parleremo di un altro simbolo identificativo degli Alpini: Le mostrine

27/03/2024

Amore e narcisismo covert

Nel film “Primo Amore” di Matteo Garrone (2004), si racconta una storia d’amore realmente accaduta e anche molto attuale

24/03/2024

Un mese per la sicurezza in rete

Riflessioni nel merito di un alunno dell’Istituto Perlasca