07 Novembre 2021, 08.40
Gavardo
Blog - Maestro John

Anna e Antenore, che bella storia

di John Comini

Oggi parlerò della bella famiglia formata da Anna Martini e Antenore Taraborelli. Prima vi ricordo un evento importante: “Cara Liliana” sabato 13 novembre a Paitone


Oggi parlerò della bella famiglia formata da Anna Martini e Antenore Taraborelli. Prima vi ricordo un evento importante: “Cara Liliana” sabato 13 novembre a Paitone, serata dedicata a suor Liliana Rivetta (prenotazioni tel. 3312782039).

Giovedì scorso molti amici di Anna Martini hanno festeggiato il suo compleanno presso il “Morso” a Limone, gestito dal fratello Maurizio.
In quell’occasione ho letto questa storia dell’incontro tra Anna e Antenore.

C’era una volta un ridente paese, tra il fiume, i monti e le colline. In quel paese, proprio vicino alle rotaie del tram, a poche decine di metri dalla stazione, c’era la famiglia Martini: papà Santo, che da ragazzo lavorava all’Enel, la mamma Assunta che lavorava al Lanificio e la dolce figlia Mariangela nata nel ‘47. Poi, la domenica del 4 novembre del 1951 nacque in casa una bella bambina. Sorrideva a tutti, non piangeva mai, tutti la volevano tenere in braccio. Venne battezzata col nome di Anna, e come secondo nome Carla, perché il 4 novembre era la festa di San Carlo. A proposito, auguri per l’onomastico a mia nipote Carla Zucchetti!

La bambina frequentò l’asilo e le scuole elementari presso le suore Orsoline, insieme alla mia attuale moglie: la maestra era Madre Crocifissa. Fin da ragazza , insieme alla sorella Mariangela, Anna lavorava le maglie in casa, ed ambedue erano abili ed efficienti in questa mansione.  Poi Anna studiò come puericultrice a Brescia. Passava le serate studiando, facendo la maglierista in casa ed apprendendo i lavori domestici, dove eccelleva per gusto e creatività. Con la sorella teneva il bar dell’Oratorio, nel periodo in cui c’era il dinamico curato don Eugenio Panelli. Nel servizio al bar erano bravissime, servivano ghiaccioli, gelati, boeri, oltre a roba forte da bere: ginger, spuma e chinotto.

In quei tempi il bar era aperto la sera e lavorava moltissimo, anche perché l’oratorio aveva affittato alcune stanze alle scuole serali private (ragioneria e maestre d’asilo).
Dietro il bancone ci furono anche la mia attuale moglie e la sua inseparabile amica Daniela, ma spesso l’Ermanno Barbieri, chiacchierando con loro davanti al bancone, riusciva a sgraffignare qualche dolce. La sera le due sorelle Martini avevano paura a ritornare a casa, perché non c’era la luce nelle strade, e si facevano sempre accompagnare da qualche avventore del bar dell’Oratorio, come il Gian Filippo Di Benedetto e altri uomini “coraggiosi”.

Non dobbiamo dimenticare che le due belle sorelle avevano numerosi ammiratori e nella casa di via Ferrovia si assisteva ad un via vai di corteggiatori. Loro accoglievano tutti con il sorriso, anche perché i vari spasimanti portavano loro in omaggio cesti di frutta, di verdura, qualcuno si impegnava a zappare l’orto, qualcun altro sistemava i fili della corrente. Insomma i genitori erano contenti di questo andirivieni, perché era un bel risparmio per il bilancio familiare. La nostra Anna ogni tanto passeggiava la sera, sotto la luna, or con l’uno or con l’altro, ed ogni corteggiatore era affascinato dalla sua dolcezza e dal suo eloquio. Infatti la Provvidenza aveva donato ad Anna una parlantina molto spiccata, un’abilità nei discorsi che neanche un politico navigato.  Anna non smetteva mai di parlare, talvolta s’interrompeva e diceva all’altro: “Guarda che quando vuoi puoi parlare anche tu, puoi esprimerti liberamente. Dai, parla, su, e parla!” Quell’altro, forse perché intimorito, non profferiva parola e faceva scena muta: forse anche perché Anna riprendeva a chiacchierare a raffica!

Ma qui si apre un capitolo importante della nostra storia. Infatti la nostra Anna, quando tornava a casa e si metteva sotto le coperte dopo aver detto le preghiere, sentiva in cuor suo che le mancava qualcosa. O meglio, le mancava qualcuno! Con la mente passava in rassegna i visi delle persone che le facevano la corte, ma non era soddisfatta. Per carità, ogni spasimante era dotato di tante qualità positive, ognuno aveva di certo dei lati interessanti… Ma cosa volete? Anna era insoddisfatta, desiderava un principe azzurro, lo sognava di notte, sopra uno splendido destriero, che la faceva montare assieme a lui e la portava nel suo castello incantato. E così i giorni passavano, e la sera Anna se ne tornava a casa sempre più malinconica. Qualche storico afferma che, in un momento di disperazione, abbia persino pensato di prendere i voti e di chiudersi nel monastero delle Orsoline…

Ma Anna non sapeva che, nel medesimo paese, girava a cavallo di una bicicletta un bel ragazzo, dai capelli folti e dalla simpatia travolgente. Il suo nome era Antenore, del nobile clan dei Taraborelli, classe 1950. Da ragazzino aveva lavorato dal Mario Rizzi, aveva la bicicletta con il manubrio piccolo, e sempre girava per il paese fischiando o cantando. Uomo allegro il ciel l’aiuta.

Il destino ha varie strade ed anche varie rotaie: se Anna abitava accanto ai binari del tram, il papà di Antenore, il signor Francesco detto Cecchino, guidava il trenino alle Fornaci. La dolce mamma del nostro eroe, la buona signora Palma, lavorava al Lanificio, dove era entrata insieme alla mamma di Daniela Massolini, la cara Paola Tebaldini che tutti chiamavano Leti.  Essendo una brava cuoca, colmava Antenore e la sorella Franca di ogni ben di Dio. Antenore aveva studiato all’Itis, aveva trovato lavoro alla Breda come perito e poi a Villanuova come professore all’Inapli, insieme agli amici Oliviero Bonettini ed a Luigi Savoldi, marito della bionda Angioletta. Antenore girava all’oratorio con la sua banda di amici, tra mille battute e goliardiche avventure. Cosa può volere di più un giovanotto dalla vita?

Ma una domenica, sul sagrato della chiesa, vide Anna che usciva dalla chiesa, elegantissima, circondata dalle amiche. Lei gli diede un’occhiata furtiva, e lui restò impietrito, colpito dalla freccia di Cupido, re dell’amore. Neppure Dante Alighieri dinanzi a Beatrice! I compagni si accorsero del cambiamento: all’improvviso non diceva battute, la voce si era fatta flebile, così gli amici pensarono che non stesse bene e lo accompagnarono a casa. Per la prima ed unica volta nella sua vita, Antenore rifiutò di mangiare. Era stato un vero colpo di fulmine che gli aveva incenerito il cuore.

Da quel giorno, Antenore non si dette pace: dopo essersi informato dell’ubicazione di Anna, non passava giorno in cui non obbligasse gli amici della compagnia a passare di là, con una scusa o con l’altra. Narra la leggenda che, insieme ad alcuni amici mattacchioni, abbia avuto la strana idea di nascondere un registratore a pile accanto ad una siepe, dove Anna si intratteneva con uno spasimante. Poi, tra le risate generali, riascoltarono il nastro, ma “se capìa un c…!”.

Il tempo passò, e gli storici non riescono ad indicare una data esatta del fatale incontro tra Anna ed Antenore, due nomi che iniziano per A, come Amore. Fatto sta che finalmente i due incrociarono i propri destini. Erano sempre insieme, Anna non lasciava passare un attimo senza essere accanto al suo Antenore, principe in bicicletta. Nel 1960 era nato anche il fratello di Anna, Maurizio, dalla voce stupenda, che fin da piccolo cantava con maestria e poi da ragazzo accompagnandosi con la chitarra, facendo delirare le donne, che come fans cadevano nelle sue braccia. Anna ed Antenore si sposarono il sabato 22 novembre del 1975, la cerimonia fu celebrata da don Eugenio, testimone di nozze era l’amico Cesare Polvara detto Cece, coscritto di Anna e diventato poi grande sacerdote. Fecero una grande festa al Ristorante alle Trote. Va ricordato che Antenore è sempre stato un grande appassionato di fotografia, seguendo l’esempio del mitico Cesare Goffi, dal quale ha appreso un’arte che si fa bellezza, scattando meravigliose immagini di paesaggi e di vita vissuta.   

Si racconta che dopo il viaggio di nozze abbia detto ad Anna: “Vado in camera oscura”. Lei subito gli si presentò in abito trasparente, dicendogli: “Eccomi, lo famo all’oscuro!” Ma Antenore, che stava sviluppando la pellicola, le gridò: “Che fét, te m’et ruinat töte le foto!”
Qualche maligno afferma che Antenore preferisca la macchina fotografica digitale ad Anna. Ma è impossibile, vero Antenore?!
Anna divenne maestra del nido prima a Rezzato, poi a Villanuova e infine a Gavardo. Era bravissima ed apprezzata, ed essendo non molto più grande dei bambini, loro erano contenti di averla come signorina. La casa dei nostri due sposini è sempre piena di amici, perché sono una famiglia accogliente ed ospitale. E quando l’estate soggiornano a Bagolino, anche là accolgono le persone con allegre cene, magari ospitandole a dormire, tessendo così una bella rete di amicizie.

I due amano le passeggiate in montagna, amano viaggiare con gli amici Ermanno e Gabriella Poletti, e spesso si recano al mare a Cinquale dove Antenore può fare il bagno mentre Anna va a far compere al mercato di Forte dei Marmi, rivoltando tutti i banchetti alla ricerca di qualche vestito da comprare perché, come dice sempre “Ghó mia nient da mitim adoss!”.

Da sempre Antenore è socio dell’Avis, seguendo l’esempio di tante persone dell’associazione, tra le quali l’indimenticabile Renato Paganelli. Fa anche parte del fantastico gruppo ciclistico avisino, formato da persone in gamba e simpaticissime, ed è stato Presidente della sezione Gavardese, alternandosi con il grande Arturo Tebaldini in questo importante ruolo.  Anche Anna si è sempre data da fare per gli altri, adesso è nei volontari per accompagnare gli anziani alle visite negli ospedali.

Dopo alcuni anni Anna ed Antenore hanno avuto la grazia di due figli davvero splendidi, Francesca nell’82 e Giovanni nell’83. A loro hanno donato un amore infinito, trasmettendo con l’esempio i valori della condivisione, del rispetto, delle radici cristiane ed umane. Giovanni come il papà è appassionato di fotografia e socio dell’Avis, ma non è milanista come il padre, giustamente ha scelto la Juventus, la squadra migliore che ci sia al mondo…

I figli sono diventati grandi, e Francesca si è sposata con Loris Losa, una persona molto buona e profonda. Da notare che anche loro hanno festeggiato il proprio matrimonio alle Trote. Ora abitano a Daone, il bel comune in provincia di Trento. I genitori di Loris gestiscono un bell’albergo proprio di fronte ad una cascata, che nella stagione invernale diventa di ghiaccio, méta di arrampicate.

Francesca e Loris hanno due figli favolosi: Marianna (che frequenta il liceo classico e scrive racconti con uno stile eccezionale) e Riccardo, un ragazzo davvero educato e simpatico. I giovani nonni stravedono per i nipoti.

Caro Antenore, siamo certi che senza la tua Anna saresti perso: dove vai, a trovarne un’altra così?! Com’è il detto? “Se ognuno portasse in piazza la sua croce, tornerebbe a casa con la propria moglie…”

Cara Anna, nell’augurarti le più belle cose possibili, ricordo la canzone degli scout che ami cantare insieme all’amore della tua vita:
 “Quante stelle quante stelle, dimmi Tu la mia qual è?
Non ambisco alla più bella, purché sia vicino a te.”  Auguri di buona vita!

Ci sentiamo la settimana prossima, a Dio piacendo. W il Chiese!

maestro John

Nelle foto:
1) La piccola Anna, con la sorella Mariangela e la mamma
2) Anna, sposa felice, saluta don Eugenio
3) Il trenino della family, da destra: Riccardo, Giovanni, Antenore, Loris, Francesca, Anna e Marianna (manca Gaia, la ragazza di Giovanni)
4) La locandina della serata dedicata a suor Liliana (grazie anche ad Alberto Maestri, sindaco di Paitone e nipote di suor Liliana)



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