Ecco i soldi per il bunker

Una fonte radioattiva, probabilmente schermata con del piombo quindi “invisibile” ai sensori piazzati sul portale d’ingresso della Iro (Industrie Riunite Odolesi). Così è finita nella colata.

Era la sera di giovedì 5 luglio 2018.
Ad accorgersene uno dei sensori posizionati a controllo dei fumi dell’acciaieria, che ha segnalato un “preallarme” per la presenza di radioattività.
Immediatamente è scattata la procedura di emergenza che prevede l’allontanamento degli operai ed il coinvolgimento dei Vigili del fuoco che sono arrivati sul posto anche col reparto specializzato Nbcr (nucleare, batteriologico, chimico e radiologico) da Brescia e da Milano.

C’è voluta una notte intera per giungere alla conclusione che non c’era più presenza di materiali radioattivi, ma che si trattava di contaminazione delle polveri, a livelli bassi comunque oltre il consentito.
Mentre il laminatoio ha potuto proseguire nelle diverse lavorazioni, il processo di fusione continua del rottame per la produzione dell’acciaio è stato interrotto ed ha potuto riprendere solo a settembre.

Va detto che l’acciaio prodotto fino al momento del fermo non presentava radioattività alcuna.
Quel che è rimasto di quell’incidente, quindi, sono quattro container pieni di “polveri” per i quali è stato allestito un “deposito temporaneo” sotto al capannone.

«Al momento quelle polveri sono al sicuro. Dobbiamo però costruire un bunker in cemento armato capace di contenerli per il tempo necessario al naturale decadimento della radioattività – ci dicono in azienda -. Il progetto è pronto da tempo, sta seguendo l’iter delle varie autorizzazioni che è piuttosto complesso».

Il milione recuperato su insistenza del Prefetto e destinato a Odolo servirà a realizzare l’opera. I fondi verranno messi a disposizione dell’Amministrazione comunale che avrà il compito di sovrintendere la realizzazione della struttura, che verrà edificata sul piazzale all’interno dell’acciaieria stessa.