«Territori ancora una volta non ascoltati»

Camera e Senato hanno convertito in legge il decreto della nomina del prefetto di Brescia a Commissario straordinario della depurazione del Garda. Gli appelli dei sindaci e delle associazioni del Chiese sono rimasti inascoltati e i parlamentari bresciani hanno votato la conversione in legge senza colpo ferire.

La notizia non ha colto di sorpresa i sindaci del bacino del Chiese, che però avevano sperato fino all'ultimo nel «miracolo». E il giorno dopo l'amarezza è tanta – come riferisce BresciaOggi che riporta il commento di alcuni sindaci impegnati nella battaglia contro il depuratore del Garda sul fiume Chiese.

«Un comportamento inaccettabile. È venuta meno la democrazia, il rispetto delle istituzioni. Sono stati scavalcati sia il Broletto che i consigli comunali», è il commento sconsolato di Damiano Giustacchini, sindaco di Prevalle, che a fronte di un iter che sembra ormai aver inforcato una strada a senso unico insiste nel dire che «non staremo certo a guardare, anche se i margini di manovra sono sempre più limitati».

«Quello che la politica intesse a livello locale, a Roma non viene recepito - aggiunge Giustacchini -, e la cosa è trasversale a tutti i partiti. I territori ancora una volta non sono stati ascoltati, la soluzione è stata calata dall'alto».

Sulla stessa lunghezza d'onda il primo cittadino di Muscoline, Giovanni Benedetti. «La decisione era incontrovertibile - sottolinea -. Spiace solo che il commissario abbia ritenuto lo studio dell'Università di Brescia esente da errori, quando invece presenta lacune. Abbiamo cercato di spiegarglielo quando ci ha ricevuto in Prefettura, ma ci ha risposto che soltanto un'altra università avrebbe potuto confutare quel dato». Ora, aggiunge Benedetti, «dovremo far valere le nostre ragioni in sede di conferenza dei servizi. Qualcosa non ha funzionato correttamente, e vedremo di tirarlo fuori».

Parla di «fallimento» il sindaco di Montichiari Marco Togni. «Non assolvo e non condanno il prefetto per la decisione - sostiene -. L'errore è stato all'origine, quando è stato individuato come corpo recettore dei reflui del Garda il fiume Chiese. Se fossero state vagliate altre soluzioni, oggi non ci troveremmo in questa situazione. Ato e Acque Bresciane hanno fallito: per questo i vertici dovrebbero dimettersi, oppure il presidente della Provincia, che li ha nominati, togliere loro le deleghe».«Chi ha chiesto il commissariamento è stata la Comunità del Garda, anche con le firme di alcuni sindaci che non ne fanno parte, intervenuti solo per difendere il loro territorio, e questa è stata una pesantissima ingerenza - aggiunge Togni -. Tutto quello che era in nostro potere l'abbiamo fatto. Ora pretendiamo la chiarezza, la trasparenza e l'imparzialità che ad oggi non ci sono state dimostrate».

Togni lancia poi una sfida: «A settembre la Giunta di Montichiari proporrà in Consiglio comunale di fare richiesta per entrare a far parte della Comunità del Garda, visto che lo statuto lo prevede. In questo modo cercheremo di "vederci chiaro" dall'interno».