17 Giugno 2021, 08.00
Gavardo
Teatro

«Emigranti»

di Ilaria Ziglioli

Matteo Baronchelli e Filippo Beltrami porteranno in scena lo spettacolo tratto da un testo di Sławomir Mrożek per riflettere su uno scottante tema di attualità


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Si svolgerà nella serata di questo sabato 19 giugno, presso il Teatro Salone Pio XI, per iniziativa dell'assessorato alla Cultura di Gavardo,  lo spettacolo teatrale “Emigranti”, una rappresentazione tratta dal testo di Sławomir Mrożek.

A portarla in scena saranno Matteo Baronchelli e Filippo Beltrami, due giovani attori di provenienza rispettivamente gavardese e reggiana, i cui destini si sono incrociati frequentando la medesima classe della Scuola di Teatro di Bologna Galante Garrone; luogo presso il quale hanno conseguito il diploma e in cui è nata l’amicizia che ha portato alla volontà di creare un progetto lavorativo comune, che li ha condotti a prendere parte al presente lavoro, sviluppato dalla promettente regista Chiara Callegari, veneta trapiantata a Milano, dove consegue la laurea in storia dell'Arte e il diploma di Regia presso la Scuola di recitazione Paolo Grassi.

Una volta spente le luci del teatro, si sveleranno a noi i protagonisti, i cui nomi sono celati dietro delle lettere, XX e AA, il cui rapporto si sviluppa all’interno di un buio sottoscala illuminato da una sola lampadina - simbolo della locandina che ci accompagna a prendere parte allo spettacolo - sotto la quale si dirama una storia che intreccia momenti comici e crisi esistenziali, conversazioni intime e brusche discussioni, il tutto condito dal racconto delle loro storie personali.
Perché è di questo che lo spettacolo tratta: di persone. Persone comuni i cui racconti riflettono i drammi e le gioie della nostra contemporaneità.

L’unica cosa che conosciamo di loro, come il titolo ci suggerisce, è che sono emigranti, una categoria sotto la quale, per definizione, rientrano tutte le persone che espatriano, temporaneamente o definitivamente, dal proprio paese d’origine, che in questo caso è l’Italia.
Abbiamo a che fare, quindi, con due stranieri, due estranei, non solo a noi ma anche a loro stessi, due italiani trapiantati in un paese lontano che nel corso dell’opera cercheremo e cercheranno di conoscersi, i quali si son trovati a vivere sotto lo stesso tetto (o scala) per i motivi più disparati.

Uno è un incallito lavoratore, un sempliciotto affascinato dagli oggetti che il mondo capitalista propone come i più desiderabili, afflitto dalla costante ricerca del denaro e della ricchezza; l’altro, un’intellettuale nichilista, è stato politicamente disconosciuto dal proprio paese d’origine che da tempo ha abbandonato insieme alle sue voglie materialiste, per rinchiudersi nei suoi pensieri; convinto che l’attività intellettuale lo elevi a uno status superiore rispetto al compagno, oggetto contemporaneamente del suo disdegno e della sua invidia, poiché grava su di sé la consapevolezza che in quel seminterrato il suo cammino sia concluso, mentre l’altro, libero grazie alla sua stupidità, potrà sempre fuggire.

Ma, volenti o nolenti, insieme devono condividere la loro esistenza, la quale non si svolge nell’assoluto silenzio, ma si articola e si consolida grazie a un’attività allo stesso tempo semplice e complessa, innata e così inestricabilmente umana: il parlare.
Un’azione naturale, spesso sottovalutata, che a volte facciamo senza rendercene conto e che forse non utilizziamo abbastanza; che ci mette in relazione e permette di costruire la nostra identità e i nostri rapporti.
Senza saremmo persi, e soli. E come ci dimostrano i nostri personaggi, soli non siamo, e solo tramite la comunicazione due realtà così apparentemente distanti e differenti possono unirsi e convivere in un piccolo spazio, imparando a conoscersi e infine, forse, ad apprezzarsi.

L’ingresso è gratuito ma la prenotazione è obbligatoria presso la biblioteca oppure al num. 0365 377 462; mail: cultura@comune.gavardo.bs.it




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