Alpini in prima linea nell'anno del Covid

Il 2020, l’anno della pandemia, ha segnato anche la vita degli alpini della sezione “Monte Suello” di Salò, che ha visto stravolte le normali attività delle Penne nere, rimaste però in prima linea nel portare aiuti alle comunità colpite dal Covid.

Il bilancio è stato tracciato ieri dal presidente Sergio Poinelli, nella relazione morale presentata durante l’assemblea sezionale dei delegati, tenutasi in mattinata nel Salone Pio XI a Gavardo.

A causa delle restrizioni imposte proprio dalla pandemia, i rappresentanti dei 57 gruppi Ana presenti erano in numero esiguo (85 su 182), chiamati fra l’altro a rinnovare le cariche sezionali (di cui riferiamo a parte).

Nel 2020, a causa del coronavirus, sono aumentati gli alpini “andati avanti”, ben 102. I soci alpini al termine del 2020 risultano 3712, gli amici 396 e gli aggregati 796.

L’abituale vita associativa della sezione e dei gruppi alpini è stata travolta dall’emergenza sanitaria: annullate tutte le manifestazioni e le adunate, chiuse le sedi e i rifugi, anche il Consiglio direttivo sezionale si è dovuto riunito online. Ma l’attività benefica delle Penne nere non è venuta meno: si è rivolta ad affrontare l’emergenza, con praticità e con il consueto spirito alpino.

La raccolta fondi attivata dalla sezione ha racimolato più di 110 mila euro: 75 mila dai gruppi alpini e 35 mila dai privati. Con questi fondi sono state acquistate attrezzature per gli ospedali di Gavardo e Desenzano, fornito tute, guanti, mascherine alle Rsa del territorio. In autunno sono stati acquistati due moduli abitativi da adibire come sala d’aspetto all’ospedale di Gavardo. Gli alpini della Protezione civile sezionale sono stati impegnati anche presso l’ospedale da campo Ana allestito alla Fiera di Bergamo. Altri sono stati impiegati in autunno per vigilare sull’ingresso del Liceo Fermi di Salò.

I responsabili delle diverse attività sezionali hanno poi relazionato in merito a quanto compiuto nel corso del 2020. La Protezione civile è stata impegnata nella gestione dell’emergenza; le attività sportive si sono limitate a una buona partecipazione alle Alpiniadi invernali ad Aosta a metà febbraio, per poi chiudere i battenti; il rifugio di Campei de Sima è rimasto chiuso al pubblico, ma si è colta l’occasione per alcuni lavori di manutenzione straordinaria; annullate le attività con le scuole; il giornale “Monte Suello” ha avuto una sola uscita rispetto alle solite tre; il sito internet è stato interessato ad alcuni aggiornamenti, il più importante relativo alla digitalizzazione e messa online delle interviste ai reduci.

In conclusione, il presidente ha spronato gli alpini ha ritrovare l’entusiasmo che la pandemia rischia di far perdere, a causa dello stravolgimento della vita associativa, con la mancanza di incontri e di manifestazioni.

«È proprio la forza della vita associativa che sta pagando il prezzo più alto, smorzando entusiasmo, voglia di fare, la gioia dello stare insieme, di cantare e fare festa. Dobbiamo vigilare con tutte le forze, perché le cicatrici di questo virus non ci facciano ritrovare, a battaglia finita, diminuiti nei numeri, ma soprattutto nell’entusiasmo».

Il rimedio è rappresentato da «una speranza che possa essere l’inizio di un cammino nuovo ancora  da percorrere assieme alle nuove generazioni, a cui trasmettere le nostre memorie, le nostre tradizioni, i nostri valori così ben sanciti dall’articolo 2 del nostro Statuto nei cinque punti in cui sono indicate le finalità dell’Associazione Nazionale Alpini quali: mantenere vivi e trasmettere le tradizioni degli alpini, rafforzare tra noi i vincoli di fratellanza, favorire i rapporti con gli alpini in armi, promuovere lo studio dei problemi della montagna e del rispetto dell’ambiente naturale anche per la formazione spirituale e intellettuale dei giovani, concorrere in attività di volontariato e protezione civile».