31 Maggio 2021, 07.32
Serle
Territorio

A Serle anche la Taragna vuole la De.Co.

di val.

Dopo lo spiedo De.Co. ecco che Serle si appresta a disciplinare un altro piatto tipico della cucina lombarda


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Su quest’idea, infatti, da qualche tempo è al lavoro un’apposita commissione incaricata di redigere un apposito disciplinare che dia indicazioni su come va cucinata la tipica polenta condita con formaggio e burro, un piatto ricco e succulento della tradizione contadina.

Si fa presto però a dire farina, formaggio e burro.
Di che tipo devono essere questi ingredienti? Quale la loro provenienza? In quale rapporto di quantità? Per non dire delle procedure: come trattare gli ingredienti, quali i tempi di cottura per ottenere la giusta consistenza, e così via.

Come per lo spiedo appunto, che a Serle viene cotto senza le patate contrariamente a quanto succede nel resto della valle Sabbia, anche per la taragna va ricercata nella storia serlese la tipicità.
Rimestare fra le ricette vecchie e nuove non dev’essere un compito facile, se è vero che il maestro Bernardo Zanola, storico serlese, ha scoperto una ricetta che vuole fra i formaggi l’inserimento del mascarpone.

Il maestro Zanola è anche il presidente della Commissione incaricata dall’amministrazione comunale di fare piena luce e di individuare l’autentica ricetta serlese di questa tradizione culinaria.
Lo studio, per quanto potrà essere approfondito, non chiuderà formalmente la vicenda.

Una volta stabilito nei dettagli il disciplinare, infatti, perchè la “Polenta taragna di Serle” possa essere registrata come marchio De.Co. dovrà passare al vaglio del Consiglio comunale, chiamato questo sì a decidere e ad assumersene la responsabilità davanti al paese e alla storia.

L’acronimo De.Co. sta per Denominazione Comunale ed è un riconoscimento che i comuni attribuiscono a quei prodotti ritenuti in qualche modo “tipici” o legati storicamente al luogo, che non hanno altri riconoscimenti, come Dop, Igp, Stg, Pat o altro.
La De.Co è nata in seguito alla Legge n. 142 dell’8 giugno 1990, che dà ai Comuni la facoltà di disciplinare in materia di valorizzazione delle attività agroalimentari tradizionali.
Dimostra l’origine locale del prodotto, ne racconta e fissa la sua composizione, ne garantisce gli ingredienti ai produttori del territorio, ai ristoratori ed ai consumatori.




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