Buon compleanno, Dylan!

Oggi, 24 maggio 2021, il gran vecchio compie ottant’anni e la magia delle sue parole resta il manifesto della sua bellezza artistica: la grazia dei suoi versi risente dei riverberi di colte letture che spaziano da Dante Alighieri a Andrey Tarkovsky; da Georg Trakl agli Adagia di Erasmo da Rotterdam; da Shakespeare a Emily Dickinson.

In Tangled up in blue Dylan scrive : «Aprì un libro di poesie scritto da un poeta italiano del tredicesimo secolo e me lo porse… ognuna di quelle parole era la verità per me e c’era il bagliore di carbone bruciante che si riversava da ogni pagina come se fosse stata scritta nella mia anima, a me per te».

Alludendo ovviamente a Dante, l’ultimo album dell’artista contiene profeticamente la canzone I contain multitudes, citazione di un verso di Walt Witman: «I am large, i contain multitudes» (Io sono ampio, contengo le moltitudini).

Da Omero a Woody Guthrie il senso dell’oralità è un fluire incessante che lo divora e gli fa recitare elegie d’amore inquiete e superbe oppure atti d’accusa contro il potere: le sue canzoni sono sempre aperte, hanno significati reconditi, rimandi a territori inesplorati, hanno la magia insondabile delle corrispondenze di Baudelaire.
Gli interpreti trovano gemme preziose in questi campi semantici plurifocali.

Se si ascoltano Nina Simone in Just like a woman o Barb Juner in Like a Rolling Stones o il già citato Jimy Hendrix di All Along the Watchtower, sembra di attingere dal pozzo magico delle canzoni di Dylan, toccando gemme preziose e sempre diverse.

Non è mai lo stesso oro che luccica con uguale intensità, ma è una luce cangiante che splende, sfavilla e sfolgora.
Un incantesimo inafferrabile che cambia nel magma furibondo del suo vulcano che riplasma l’essere di chi ci finisce dentro e che poi ne esce ritemprato magicamente di una nuova luce.

Le tematiche dell’artista non sono più politiche ma metafisiche: Don't Think Twice It's All Right…I’m only bleeding, Ballad of a Thin Man ne sono il vertice assoluto.
E’ però con Desolation Row, una canzone che è un viaggio apocrifo, il vicolo della desolazione che ospita un’umanità variegata da Caino a Cenerentola, da Einstein a Eliott, che il tutto  diventa un bestiario eretico di viaggiatori in cerca di miti stravolti.

Dylan sta quindi tra i profeti dell’antica Palestina e gli hobos della frontiera, è un poeta epico e un musicista blues che inventa il folk rock ripudiato dai puristi del folk (chitarra acustica e canzone di protesta).
Non solo in qualità di poeta, ma anche come musicista raffinato vira nel magma turbinoso del rock scivolando su un tappeto sonoro ora ammaliante, fatto di chitarre elettriche e acustiche, di tastiere retroattive, di armoniche, quasi evanescenti, ora minimale.

Hit immortale è Like a rolling stones da Highway 61 revisited.
L’organo di Al Kooper accompagna il viaggio negli abissi di una ragazza fallita.

Bob Dylan come uomo che contiene moltitudini ha vinto Grammy Awards.
Nel 2016 è stato il primo cantante a vincere il premio Nobel per la letteratura.
L’artista non ha scritto solo capolavori, ma lui, il profeta rivoluzionario, ha recuperato addirittura Frank Sinatra.
Ma ad un genio si perdona tutto…

Buon compleanno, magico menestrello!

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