Borgo Lavenone e il suo affresco

Si definiscono dissonant heritage o patrimonio dissonante tutti quei beni culturali prodotti in periodi drammatici della storia, influenzati da ideologie e concezioni etiche in contrasto con quelle attuali.

Partendo dallo studio di un elemento caratterizzante di uno dei più importanti esempi di dissonant heritage, il murale di Lavenone con la scritta di epoca fascista “Noi sognamo l’Italia romana”, sette studentesse (Silvia Amodio, Sofia Bandera, Sara Bianchetti, Arianna Capasso, Carola Marsili, Lorenza Giovanna Rovati, Deborah Spalenza) del corso Politiche del turismo e legislazione per il territorio, dell’Università Cattolica di Brescia, hanno costruito un progetto di comunicazione e valorizzazione turistica per il piccolo borgo valsabbino.

«Partendo dal filone di studi sul patrimonio dissonante – spiega la prof.ssa Maria Paola Pasini, docente del corso insieme con il prof. Stefano Karajdov (direttore di Brescia Musei) – abbiamo studiato il murale di Lavenone, con l’obiettivo di evidenziare come nel 1982, su iniziativa del sindaco di allora a capo di una giunta di sinistra, venne conservata la scritta fascista ma reinterpretata con un nuovo dipinto con l’intento di darle un nuovo significato “democratico”. Questo progetto – ha sottolineato la professoressa Pasini – rientra tra gli obiettivi di apertura e collaborazione della Cattolica con il territorio».

Il tutto è spiegato su un flyer realizzato dalle studentesse e che grazie alla collaborazione dell’amministrazione comunale di Lavenone è stato stampato 1000 copie in italiano e altrettante in inglese.

«L’idea – è scritto nell’opuscolo – venne realizzata per mano di due artisti Adriano Grasso Caprioli e Giovanni Biavini, che incorniciarono la scritta originale in un murale in stile futurista, che venne inaugurato nella ricorrenza del 25 aprile del 1982. Nel murale possiamo osservare diversi elementi significativi. In basso a sinistra troviamo un’aquila, ferita a morte, a simboleggiare la fine degli imperialismi. In basso a destra, invece, troviamo un fascio littorio a pezzi che rappresenta la fine dell’imperialismo nazi-fascista. Il fungo atomico occupa la scena centrale. Vuole rappresentare l’autodistruzione dell’umanità se si seguirà ancora la strada distruttrice degli imperialismi».

Le studentesse hanno dapprima svolto un lavoro di ricerca storica e di studio del territorio per creare un progetto di valorizzazione e promozione turistica che cade sotto il nome di “Borgo Lavenone”. Hanno quindi realizzato, come detto, un flyer cartaceo, ma anche un progetto di comunicazione digitale sui social media, in particolare su Instagram e su Facebook, che sarà sviluppato nelle prossime settimane, anche in più lingue: inglese, francese, tedesco, spagnolo e cinese.

Soddisfazione è stata espressa dal sindaco di Lavenone Franco Delfaccio: «Il progetto rientra negli obiettivi che ci siamo dati di promozione del territorio anche in chiave turistica, con l’obiettivo di valorizzare anche le nostre frazioni montane di Presegno e Bisenzio, che sono dei borghi alpini ancora ben conservati».

Anche il presidente della Comunità montana di Valle Sabbia, Giovanmaria Flocchini, si è complimentato con le ragazze: «In questi anni abbiamo investito molto nel turismo, perché un comparto che anche nel nostro territorio può essere ulteriormente sviluppato, anche in termini lavorativi, visto l’apprezzamento riscontrato dai territori di montagna anche in questo periodo di pandemia».

Da parte loro, le studentesse si sono sentite gratificato per aver dato concretezza a un loro progetto di studio universitario.