14 Marzo 2021, 09.18
Blog - Maestro John

Caterina, Ennio ed il Gruppo Teatrale

di John Comini

Grazie alla mia passione per il teatro (avrei altre passioni, come la Juve, ma è davvero una “passione”) ho avuto la fortuna di incontrare molte belle persone. Tra queste, gli amici Caterina Manelli ed Ennio Beltrami, che da poco è andato in pensione


Caterina è una persona responsabile e motivata, che si è sempre impegnata per la comunità e per progetti di solidarietà. Dopo aver studiato presso l’Istituto Tecnico Commerciale Battisti di Salò, ha frequentato la Scuola per Operatori Sociali IAL – CISL di Brescia. Quindi si è laureata in Scienze del Lavoro Sociale e Politiche di Welfare preso l’Università Cattolica, svolgendo poi il ruolo di Assistente Sociale in svariati ambiti, come il servizio di prevenzione e tutela dei minori, la formazione di volontari Caritas per i centri di ascolto, l’avvio verso la comunità per ragazze sottratte alla prostituzione, i percorsi per l’idoneità genitoriale all’affido familiare e alle adozioni nazionali ed internazionali, gli incontri formativi per operatori AVULSS della Valle Sabbia…Caterina dal 2004 lavora come Assistente Sociale presso la Fondazione Opera Caritas S. Martino-ONLUS  (Caritas Diocesana di Brescia) ed è responsabile del Centro di Ascolto diocesano, per la formazione degli operatori dei centri di ascolto territoriali, oltre ad essere referente di progetti di notevole complessità ed urgenza (come le persone senza fissa dimora). Caterina si è sempre impegnata anche in ambito locale, anche come Consigliere Comunale: attualmente è Assessore ai Servizi alla Persona e alla Protezione Civile del Comune di Gavardo.

Caterina ha sposato Ennio Beltrami 31 anni fa. Ennio spesso lo incontro sulla Via Romana con il suo grosso cane Leo. Ennio è nato nel 1959 (quindi è molto meno giovane della moglie!) ed è il minore di quattro fratelli: Enrico (del ’48, che ha sposato Chiara Bertuetti), Raffaella (del ’50) e Roberto (che tutti chiamano Mario, del ’54, marito della dottoressa Franca Inverardi).

Si è diplomato presso l’Istituto Alberghiero di Gardone Riviera, insieme ad Aldo Abastanotti, Carlo Bresciani detto Charlie, Eugenio Grumi detto Geo e Massimo Scalvini. Ha lavorato come cuoco presso gli Spedali Civili e poi come capo cuoco a Fasano, al Santa Corona (sempre degli Spedali Civili) sino alla fine del 1999. Successivamente ha fatto l’impiegato presso la concessionaria del suocero, il signor Luciano Manelli, e poi del cognato, Germellino, il fratello maggiore di Caterina. Anche Ennio è sempre stata una persona impegnata nel sociale.

Da giovane (ma lo è ancora, eh!), dopo aver svolto tutta la preparazione/formazione al volontariato internazionale con lo SVI di Brescia, si è recato in Burundi, occupandosi fra l’altro di dare un aiuto all’avvio di una cooperativa di pesca delle persone del luogo. Ricordo di aver fatto un’intervista ad Ennio ed a Misa e, con gli amici del Gruppo Teatrale, di aver partecipato alla funzione celebrata don Francesco, don Giovanni Arrigotti e don Diego Facchetti. Ennio è rientrato dopo due anni, a causa dello stato precario di salute della mamma (poi purtroppo deceduta).

Al ritorno ha rivisto l’amore della sua vita e (parole di Caterina) “la vera missione è stata lei!” Hanno avuto il dono di tre figli meravigliosi: Daniele (nato nel ‘93) dottorando in ingegneria, Laura (classe ’96) ostetrica e Marco (‘98) studente in scienze motorie. Marco condivide col babbo la passione per il calcio, gioca ed allena i bambini. Caterina mi scrive: pare che il vero amore di Ennio sia l’Inter (ahi, Catrin, tu uccidi uno juventino morto!) e a seguire ogni sport possibile ed immaginabile, dal ciclismo al ping pong… Conosce i risultati a memoria, così come i calciatori e la storia (vede e rivede documentari di RAI storia: metti che gli sia sfuggito qualcosa). Fa parte del gruppo sportivo dell’oratorio dove dà una mano nei tornei o in altre manifestazioni sportive (prima del Covid, ora tutti aspettano tempi migliori). È stato per anni volontario nella RSA la Memoria, dove è stato anche nominato Presidente. Ennio non vuole che si sappia, ma mi sembra giusto scriverlo: appena raggiunta la pensione ha dato la disponibilità alla RSA Cenacolo Elisa Baldo (con Suor Serafina).

Insomma, al di là delle intoccabili partite, Ennio ha un cuore generoso, e non si tira mai indietro se c’è da fare un favore alle persone più fragili e alla comunità. Peccato quella bandiera nerazzurra che sventola ormai in alto!

Caterina ed Ennio li ho conosciuti nel 1982 (anche se Ennio lo salutavo dai tempi dell’oratorio), quando c’è stata un’occasione speciale. L’amico Paolo Goffi (che a quel tempo era in seminario) mi ha fatto leggere un classico della spiritualità, di autore anonimo, “I racconti di un pellegrino russo”. Poi mi ha fatto “una proposta che non potevo rifiutare”: perché non creare uno spettacolo da dedicare a don Flavio Saleri e a don Cesare (Cece) Polvara, sacerdoti Fidei Donum inviati dalla diocesi a fare un’esperienza di missione in Uruguay? In quel periodo il Teatro Poetico Gavardo era inattivo, per cui ho accettato.

Ecco allora arrivare nella mia soffitta un gruppo di ragazze e ragazzi: molti di loro erano impegnati con gli esami di maturità, ma l’idea di preparare qualcosa per i mitici sacerdoti superava ogni problema di tempo. Sebbene il tema fosse molto serio, una “sacra rappresentazione”, alle prove ci si divertiva davvero tanto, ed ho potuto apprezzare persone che alternavano battute travolgenti a sincere riflessioni. Lo spettacolo utilizzava la scenografia delle navate delle chiese, l’abbiamo proposto a Santa Maria degli Angeli, e poi (grazie a don Antonio Andreassi) a Sopraponte e in una decina di altre chiese.

“Per grazia di Dio sono uomo e cristiano, per azioni grande peccatore, pellegrino mi son fatto per amore. Vado errando di luogo in luogo, tengo in tasca del pane del pane secco la Sacra Bibbia e nient’altro. Pellegrino io cammino cammino, lungo i sentieri incerti della vita, come un ruscello sconosciuto vado in cerca del mare infinito.”

L’esperienza fu così coinvolgente che fu ripetuta per altri spettacoli per molti anni, formando un gruppo affiatato, il Gruppo Teatrale Gavardese. Continuavano ad inserirsi amici ed amiche: venivano accolti tutti, anche chi magari non era eccelso nel recitare. Il teatro diventava strumento di comunicazione, di gioia, di gioco; era un teatro “povero”, che veniva portato nei teatri parrocchiali e nelle piazze.

Le eventuali offerte erano destinate a qualche missionario per la costruzione di pozzi o quant’altro. Agli attori del Gruppo andava la gioia di stare insieme e di far felice la gente attraverso il teatro; e se magari alla fine c’era un panino con salame o un bicchiere di Coca Cola, nessuno lo disdegnava.

L’elenco degli spettacoli realizzati è lunghissimo, ne cito solo alcuni: “All’occhio, Pinocchio!”, “Amici come prima”,  “Cenerentola” (con la scenografia di Cristina Ranesi e la struttura di Claudio Andreassi), “I bei giorni”, “Anche gli angeli mangiano patate”, “Una piccola storia”, “Èl trumbù”, “Pomodoro e mozzarella”,  “Gridatelo dai tetti” (ancora nella Chiesa di Santa Maria) e “Non c’è due senza tre.”

E quante risate durante le prove in soffitta, e quante pastasciutte aglio olio e peperoncino a notte fonda…Del resto, com’è il detto? “Fàm de atùr, sèt de sunadur”.

L’exploit è stato nell’85, quando ci era stato richiesto uno spettacolo per il 40° anniversario di sacerdozio di don Francesco Zilioli. Avevo scritto “W il parroco!”, in dialetto bresciano, la storia di un sacerdote che arriva in una nuova parrocchia. Nella storia si intrecciavano tante piccole storie della gente comune, dai simpatici bùli del Bar Acli al curato (l’altissimo Peppino), dalla suora (Caterina!) alla perpetua (la scatenata Valentina Avanzi), dalla recita dei bimbi dell’asilo alla fabbrica, per non parlare delle betoneghe dalle smorfie comiche e dalle battute folgoranti (Carla Grumi, Gianna Tobanelli, Grazia Bontempi, Donata Goffi, Marilena Mangiarini e Paola Rizzi, la futura Signora Maria). Il parroco era recitato dal caro, mitico Tano Mora: era uno splendido attore, quando  appariva in scena con la veste nera ed il cappello da prete, veniva giù il teatro…

Nel gruppo c’erano due persone stupende, che ci hanno lasciato troppo presto: Vincenzo Mangiarini (papà degli amici Beppe e Marilena) e Piero Tedoldi: quando appariva tra il pubblico vestito da Vescovo, qualche spettatore pensava fosse vero e gli baciava l’anello!

Doveva essere la rappresentazione di una sera, invece ebbe un grande consenso di pubblico e si fecero più di 70 repliche in giro per la provincia (alcune compagnie teatrali lo hanno rifatto in nuove versioni). Ci seguiva sempre don Dario Guerra, cugino di Rina, che era venuto dall’Argentina per un periodo di riposo ed era diventato il padre spirituale del gruppo. “W il parroco!” ha avuto un sequel, in occasione dell’ordinazione dell’amico don Paolo Goffi (ora è a Rezzato). Abbiamo rifatto “W il parroco!” nel 2013 per il 50° anniversario di sacerdozio di don Giacomo Bonetta e per un’iniziativa umanitaria dell’Avis per la popolazione in Siria.

Eravamo una specie di Armata Brancaleone, un caravanserraglio dove continuava ad entrare gente. Ognuno era di sostegno all’altro, nascevano amicizie ed amori, chi aveva bisogno di aiuto trovava sempre qualcuno che gli stava vicino. Ognuno era importante. Arrivavamo in un posto con macchine e moto, si allestiva la scenografia su semplici pedane o su carri sgangherati, alla fine dello spettacolo addentavamo panini e risate a volontà. Insomma, era una festa mobile!

È impossibile ricordare tutti gli attori, citerò quelli che ricordo, grandi e piccini (e se mi son dimenticato di qualcuno, chiedo perdono… ma só vecc): Dario Abastanotti, Sandro Amadei, Lara e Silvia Andreassi, Alberto e Giorgio Arrighi,  Valentina Avanzi, Barbara Barovelli (mia nipote), Danilo Baronchelli (ora padre del bravo attore Matteo), Maria  Baronchelli, Giorgio Belleri, Marta e Michele Beltrami (nipoti di Ennio, Michele è ora un bravo attore professionista insieme a Paola Cannizzaro ed ha scritto una polemica lettera al Teatro Stabile di Brescia, che condivido), Remo Bernardi, Enrica Bertini, Angela Bodei, Mariella Bombardieri, Grazia Bontempi, Gabriele Bonvicini, Ermes Boroni, Martina Cavagnini, Valentina Comini (mia sorella), Andrea Comini (mio figlio, luce dei miei stanchi occhi), Daniele, Francesca e Peppino Coscarelli, Elisa Danieli (mia ex alunna di Mocasina), Gabriele Devoti, Grazia e Giampietro Facini, Luna Fassan, Clara Ferretti, Donata Ferretti, Germano Filippini (grande Pinocchio!), Noa Filippini, Luca Galvani (tra poco sacerdote, che bellezza!), Matilde Gazzina, Donata Goffi (figlia del mitico Cesare), Giovanni di Sopraponte, Francesca Goffi, Cicero Goncalves (dal Brasile), Henry Giustacchini (ora celebre scrittore), Carla Grumi, Massimo Grumi, Manuela e Sara Maioli, Clara Maioli, Caterina Manelli, Beppe e Marilena Mangiarini, Angelo Marini, Guerrino Mazzacani, Rosa Micheli, Gianmario Moreni, Eleonora Mora, Mauro Orizio, Paola Lombardi (amica del cuore!), Lucia Pappalardo, Andrea Pasini, Livio Pelizzari, Federica Pignatti, Emilio Poli, Alberto Poli, Elena Prati, Alice Quassoli, Cristina Ranesi, Beppe Rizza, Paola Rizzi, Laura Rubino, Martina Ruggeri, Antonello Salvini, Alessio e Tommaso Savoldi (con Alex ho poi fatto spettacoli per bambini), Arturo e Alessandra Tebaldini,  Laura Tedoldi, Monica Tiboni, Matteo Simoni (nipote del maestro Piero), Adelio Terraroli, Gianna Tobanelli, Rosanna Turrina, Fulvio Zambelli, Stefano Zambelli, Marcello Zane e mio nipote Bruno Zucchetti con la bella figlia Silvia.

Grazie a Caterina, durante la Festa dell’Immacolata nel 2015 ho dato una mano a don Alessandro Tuccinardi, allora vicedirettore del Seminario, per lo spettacolo “All’occhio, Pinocchio!” recitato dai simpaticissimi seminaristi. Si trattava della storia di un gruppo scalcinato intento a fare le prove in un vecchio teatro. Pinocchio era recitato dal bravo e biondo Davide Catterina, mio ex alunno (che saluto).

Molti ora sono diventati sacerdoti, come don Lorenzo Bacchetta e don Stefano Ambrosini. La Fatina era Maria Baronchelli, c’erano Silvia Zucchetti, Elisa e Domenico Catterina, Antonella Pialorsi di Vestone, Paola Rizzi, la collaborazione tecnica era di Sara Ragnoli e Luca Lombardi.  Suor Gesulina era Caterina Manelli: chissà perché ha sempre preferito recitare le parti da suora. Medita, Ennio, medita!

“Si accendono le luci qui sul palco, ma quanti amici intorno, che viene voglia di cantare. Forse cambiati, certo un po’ diversi, ma con la voglia ancora di cambiare,
se l’amore è amore, se l’amore è amore, se l’amore è amore…” (Venditti)


Infine permettetemi di ricordare il signor Francesco Comaglio, che in questi giorni ci ha lasciati: sono vicino in questo triste momento al nostro Sindaco Davide ed alla sua famiglia.

Ci sentiamo la settimana prossima, a Dio piacendo
maestro John

Nelle foto:
1) Ennio (seduto, al centro) con un gruppo dell’oratorio (grazie all’amico Beppe Leni per la foto)
2) Caterina (a destra) nello spettacolo “Tutte le strade portano a Roma”
3) Foto di gruppo con alcuni attori del Gruppo Teatrale Gavardese
4) Scena finale di “W il parroco!” con il mitico Tano


Grazie all’amico Roby Ortolani per la preziosa collaborazione


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