27 Luglio 2008, 00.00
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Economia Bresciana

Segni di indebolimento nel settore manifatturiero

Nel secondo trimestre l’attivitŕ delle imprese manifatturiere bresciane ha registrato una fase di indebolimento che ha interrotto i timidi cenni di recupero della parte iniziale dell’anno.

Nel secondo trimestre l’attività delle imprese manifatturiere bresciane ha registrato una fase di indebolimento che ha interrotto i timidi cenni di recupero della parte iniziale dell’anno.

Il quadro di complessiva debolezza dell’economia, che interessa ormai l’intera eurozona, sta coinvolgendo progressivamente tutti i settori dell’industria della nostra provincia. Il 2008 si va configurando, dunque, come un periodo di stagnazione per l’industria bresciana, su cui pesano il rallentamento della domanda mondiale, i rincari dell’energia e delle materie prime, con il conseguente riaccendersi dell’inflazione, l’apprezzamento dell'euro.

Il quadro in prospettiva resta preoccupante, considerando lo scenario di raffreddamento dell’economia mondiale, in un contesto di forti turbolenze dei mercati finanziari internazionali. Le aspettative delle imprese bresciane per il terzo trimestre sono negative, in linea con la stagnazione della domanda interna, l’indebolimento delle esportazioni e l’effetto restrittivo delle tensioni sul mercato monetario, con il conseguente rialzo dei tassi di interesse e selezione del credito.

Sono queste le tendenze di fondo che risultano dall’indagine svolta dal Centro Studi AIB su un campione di 250 aziende manifatturiere bresciane.

Tornando ai dati, la produzione è calata dello 0,90 per cento rispetto al primo trimestre del 2008, mentre è diminuita dell’1,17 per cento nei confronti del secondo trimestre del 2007.

Complessivamente, il primo semestre di quest’anno si è chiuso piuttosto negativamente, con la produzione industriale in diminuzione dello 0,43 per cento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

La disaggregazione dell’indice della produzione per classi dimensionali delle imprese mostra una crescita per le imprese maggiori (+ 1,97%), una stabilità per le grandi (+ 0,09%) e una diminuzione per le piccole ( - 2,35%), le medio-grandi (- 2,21%), le micro (- 1,08%) e le medio-piccole (- 0,82%).

La disamina per settore evidenzia una variazione positiva della produzione nei settori: meccanica di precisione e apparecchiature elettriche (+ 2,71%), agroalimentare e caseario (+ 0,55%); una stabilitĂ  nel settore chimico, gomma e plastica (- 0,09%); una diminuzione nei settori meccanica tradizionale e mezzi di trasporto (- 1,04%), legno e mobilio (- 1,09%), metallurgico e siderurgico (- 1,24%), tessile (- 2,47%), maglie e calze (- 3,11%), carta e stampa (- 4,27%), abbigliamento (- 4,38%), materiali da costruzione ed estrattive (- 4,41%), calzaturiero (- 4,51%).

Il calo della produzione si è tradotto in un minore utilizzo della capacità produttiva: il tasso di utilizzo degli impianti infatti ha registrato una diminuzione di 2,15 punti, passando dall’82,10 per cento del primo trimestre al 79,95 per cento del secondo trimestre.

Le vendite sul mercato italiano sono aumentate per il 21 per cento delle imprese, diminuite per il 32 per cento e rimaste invariate per il 47 per cento.

Le vendite sui mercati esteri hanno avuto un andamento discordante: quelle verso i Paesi dell’UE sono aumentate per il 25 per cento delle aziende, rimaste invariate per il 55 per cento e calate per il 20 per cento; quelle verso i Paesi extra UE sono aumentate per il 22 per cento delle imprese, rimaste stabili per il 51 per cento e diminuite per il 27 per cento.

I consumi energetici sono diminuiti dello 0,85 per cento.

Le giacenze di prodotti finiti sono ritenute adeguate alle necessità dall’81 per cento delle imprese, alte dal 14 per cento e basse dal 5 per cento.

Le scorte di materie prime sono considerate normali dall’86 per cento delle imprese, alte dal 10 per cento e basse dal 4 per cento.

I costi delle materie prime sono cresciuti per il 59 per cento delle aziende, rimasti stabili per il 38 per cento e diminuiti per il 3 per cento. L’incremento medio dei costi è stato del 5,11 per cento rispetto al trimestre precedente.

I prezzi di vendita sono stati aumentati dal 24 per cento delle imprese, il 71 per cento non li ha variati, mentre il 5 per cento li ha diminuiti. L’aumento dei prezzi è stato mediamente dell’1,09 per cento.

Il costo orario del lavoro è cresciuto per il 35 per cento delle imprese, è rimasto invariato per il 63 per cento ed è diminuito per il 2 per cento.

Gli investimenti effettuati nel trimestre sono rimasti costanti per il 76 per cento delle aziende, aumentati per il 14 per cento e diminuiti per il 10 per cento.

PROSPETTIVE

Per il terzo trimestre di quest’anno si prevede un ulteriore calo dell’attività produttiva.

Infatti, la produzione è attesa in aumento dal 16 per cento delle aziende, stabile dal 53 per cento e in diminuzione dal 31 per cento.
Le prospettive di crescita della produzione sono particolarmente negative per le micro e grandi imprese.
A livello settoriale, le prospettive migliori riguardano le imprese dei settori agroalimentare e caseario, materiali da costruzione ed estrattive, meccanica di precisione e apparecchiature elettriche. Molto negative, invece, le aspettative sulla produzione da parte delle imprese dei settori chimico, gomma e plastica, maglie e calze, metallurgico e siderurgico, meccanica tradizionale e mezzi di trasporto.

Gli ordini provenienti dal mercato interno sono previsti in aumento dall’11 per cento delle aziende, stabili dal 56 per cento e in calo dal 33 per cento.
Per quanto riguarda gli ordini dall’estero: quelli dei Paesi UE risultano in aumento per il 9 per cento delle aziende, in diminuzione per il 18 per cento e stazionari per il 73 per cento; quelli dei Paesi extra UE sono in crescita per l’11 per cento, in calo per il 18 per cento e stazionari per il 71 per cento.

La manodopera è prevista stabile dall’80 per cento delle aziende, in aumento dal 9 per cento e in diminuzione dall’11 per cento.

Fonte: Aib Brescia


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