Per ricordare i Caduti della “Grande guerra” il Comitato costituitosi per la costruzione del monumento di Vestone pensò di rivolgersi ad uno scultore che fosse noto a livello nazionale, anche per significare meglio l’importanza del centro valsabbino
... Per questo incaricò Domenico (Nino) Cloza, udinese trapiantato a Roma, scultore non di “secondo piano”, ben collegato al dibattito scultoreo attivo in quegli anni. Inoltre Cloza era assai legato a Vestone, avendo preso domicilio in una delle ville del “Mattarello”.
Lo scultore, nella realizzazione del monumento, ha seguito una linea portata avanti da parecchi altri, precisamente quella di non rappresentare l’eroismo con figure di combattenti in divisa: ha invece immaginato l’eroismo del combattente facendo riferimento alla nudità di un fante con l’elmetto sul capo. Ha richiamato l’attenzione dei passanti sul corpo, fonte di forze vitali, di valori e di affetti.
La figura, ben lontana dalla classicità di memoria greca che cercava la perfezione, la “bellezza” delle forme, risente del gusto diffuso nel tempo della sua realizzazione. Non è tanto la “perfezione” formale che conta in questa ideazione, quanto il librarsi della figura libera nell’aria, come continuazione “umana” del massiccio basamento.
E’ questo un monumento certamente non “provinciale”.
Lo dimostra anche la solennità dell’inaugurazione avvenuta il 25 settembre 1921, con la presenza di moltissime autorità e del ministro della Guerra. Ma la nudità, così esibita, non fu compresa da tutti, nonostante la notorietà dell’autore che lasciò anche una statua al “Foro Italico” di Roma.
Significative, a questo riguardo, sono le parole che l’arciprete di Vestone, monsignor Luigi Turla, ha lasciato nei suoi “Manoscritti”: «Lo scultore che prestò l’opera sua gratis, fu Cloza Antonio da Roma. E’ un fante nudo coll’elmetto in testa, un pugno serrato e colla vittoria alata nell’altra mano. E’ criticato universalmente per la sua bruttezza».
Penso che le parole non di plauso del parroco fossero suggerite non tanto da una valutazione artistica, quanto dalla nudità della statua ritenuta poco decorosa.
Il monumento fu eretto non a caso di fronte all’entrata dell’asilo infantile, costruito pochi anni dopo la posa della statua, ma già progettato prima. L’imponenza della figura dominava, e domina tutt’ora, l’entrata principale al paese.
Alfredo Bonomi
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