In ricordo di Emiliano

Caro Emiliano,
ho appena appreso inaspettatamente la notizia della tua scomparsa. Circa un paio di mesi fa mi giunse una voce che raccontava senza scendere in particolari che negli ultimi mesi non stavi tanto bene. Siccome non avevo saputo altro e quindi per me il tuo malessere non aveva un nome, avevo deciso di non dare peso alla cosa.

Forse il Covid era passato dalle tue parti e ti stava dando un sacco di noie. E si sa che più si va avanti con gli anni più bisogna stare riguardati perché il corpo reagisce con tempi magari più lunghi. Solo due settimane fa, durante una telefonata di saluto ad una corista che non sentivo da qualche mese, sento nominare alcune persone conosciute che non stanno bene e tra loro ci sei ancora tu. Caspita, penso, ancora!

Ma la lontananza da Agnosine, imposta soprattutto dall’emergenza che stiamo vivendo, mi porta nuovamente a pensare che, qualunque cosa ti sia successa, pian piano passerà e con un po’ di pazienza torneremo tutti noi del coro a cantare e a ritrovarci spassionatamente insieme.

Oggi penso che in realtà avevo capito bene ma non volevo crederci e pensarci. Non volevo nemmeno lontanamente immaginare che avremmo potuto ricominciare a cantare senza di te.

Tu, cantore un po’ sbadato, ma con una voce eccezionale, sicura, corposa e discreta allo stesso tempo, sostenuta da un orecchio educato da tanti anni di musica. Il “basso” che ogni direttore di coro vorrebbe avere.

Presenza spassosa, con quegli occhi azzurri vivaci, pronto alla battuta ma mai scortese. Memoria di tanti canti dei tempi passati, non perdevi tempo in qualsiasi momento di pausa (prima, dopo e durante le prove) per intonarne uno, sostenuto dai tuoi complici colleghi bassotti. Non ti trattenevi nemmeno dopo i concerti o durante un pranzo o cena con il coro; memorabile il tuo sguardo che cercava il mio, per ottenere l’approvazione della maestra, e il sorriso con cui garbato mi chiedevi: “se pöl mia fa ’na cantadina?”.

Divenuto negli ultimi anni “cambusiere” ufficiale del coro, appena arrivavi alle prove ti preoccupavi di selezionare dalle nostre scorte un buon vino e riporre al caldo (nel periodo da gennaio a giugno) uno dei tanti panettoni che ricevevamo durante il canto della stella, per poter chiudere la prova con il consueto ed apprezzato momento conviviale e intonare così un po’ di canti de “fé de mut”, canti di una volta.

Hai amato la musica, hai cantato tutta una vita e sei stato un prezioso ed indimenticabile elemento del coro “Madonna di Calchere”. Noi tutti ti ricorderemo così.

Speriamo un giorno di rincontrarci e tornare a cantare insieme.

Wilma e coro Madonna di Calchere di Agnosine

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