07 Dicembre 2020, 11.05
Gavardo
Cronache

Multa agli operai in trattoria: «Come possono mangiare al gelo?»

di Cesare Fumana

La figlia di uno degli operai multati nell’osteria di Soprazocco di Gavardo ha scritto al presidente Conte. Sui social attestati di vicinanza alla titolare


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Ne abbiamo scritto anche noi della multa comminata dai Carabinieri alla titolare di un’osteria di Gavardo che stava servendo il pranzo a 26 operai, anch’essi tutti multati.

Nessuno contesta l’operato delle forze dell’ordine che hanno agito secondo quanto loro prescritto, ma c’è dell’altro.

E lo ha scritto la figlia di uno degli operai impegnati da giorni in un cantiere della zona e costretti a mangiare da giorni al freddo e al gelo, che ha invito una lettera al presidente del Consiglio Conte.

«Non contesto l'attività dei Carabinieri e nemmeno la sanzione che è stata giustamente comminata. Ma vorrei sottolineare che hanno trasgredito alle regole non per un capriccio personale ma per consumare un pasto completo al caldo dopo ore di lavoro all'aria aperta. In cantiere non c'è nemmeno la possibilità di usare un microonde».

E spiega così la storia: «Sono figlia di Mauro, imprenditore edile da trent'anni, carpentiere da altri ventuno. Viviamo a Brescia, una provincia dedita al lavoro, a quel lavoro che serve per dar da mangiare a quattro figli (come nel nostro caso).  Oggi, nella nostra provincia ha nevicato, faceva molto freddo e mio padre con i suoi acciacchi è partito alle 6.30 per andare al lavoro. Ora io capisco ogni misura restrittiva per via del Covid-19, capisco l'esigenza di non creare assembramento ma ciò che non capisco è come si possa ridurre un uomo che svolge il suo lavoro onestamente da 51 anni a mangiare al freddo, sotto la neve», si legge nell'accorata lettera inviata tramite messenger al premier Conte.

E ancora su Facebook viene ricordato il bel gesto della titolare nel corso del primo lockdown

«La “Anto” la conoscono in molti. Una signora dal sorriso contagioso, dal carattere forte e tanto buon animo.
Un’ Anima Bella insomma. E non è una frase fatta.

Infatti ad aprile, durante il primo lockdown, parlando al telefono con un’amica infermiera, Antonella apprende che la mensa dell’ospedale di Gavardo non era più al servizio di medici, infermieri, personale ausiliario ed impiegati perché interamente dedicata ai degenti, aumentati a dismisura durante la pandemia.

Lei non ci ha pensato due volte. Ha contattato l’ospedale ed ha messo a disposizione gratuitamente il suo operato e il suo grande cuore. Lasagne fatte in casa, tagliolini pomodoro e basilico, involtini, bistecche di cavallo, patatine fritte e al forno, grigliate miste con polenta e poi frutta, pane, bevande e dolci preparati dai bambini di Soprazocco: sono le portate dedicate a tutto il personale dell’ospedale di Gavardo, invitato gratis a titolo di ringraziamento proprio da Lei, Antonella. E così, dai primi giorni di aprile, affiancata da amici e familiari e garantendo la sterilizzazione di superfici e stoviglie, l’«ostéra» si è messa a preparare prelibatezze per i camici bianchi, preparando mediamente pasti per 27 persone al giorno, raddoppiando le porzioni durante le feste pasquali per regalare a questi generosi la sua vicinanza concreta.

«La soddisfazione più grande - aveva concluso emozionata Antonella - è stata vedere a Pasqua una giovane infermiera ringraziarmi con le mani giunte. Momenti così valgono tutto l’impegno che ci abbiamo messo».

Ebbene, dopo mesi da quella lodevole iniziativa, Antonella apre nuovamente le porte della sua trattoria. Stavolta a 26 operai che lavoravano nelle vicinanze al freddo ed al gelo da giorni. Antonella decide di violare le norme del Dpcm proprio per consentire a quei lavoratori, costretti da giorni a mangiare panini al freddo seduti al volante dei loro mezzi, il consumo di un pasto caldo, seduti attorno ad un tavolo, al riparo dalle intemperie. Il tutto sempre in totale sicurezza. Stavolta però, a differenza del primo atto di solidarietà, non ha ricevuto alcuna lode ma una multa salata per Lei e per tutti i commensali, oltre alla chiusura (sebbene già in atto) del suo locale per 5 giorni, con tanto di avviso affisso alla serranda abbassata, come se avesse attuato un atto criminale.

Io sto con Antonella e con chi, come lei, mantiene ancora salda nel cuore l’umanità compassionevole che contraddistingue l’essere umano. Grazie di averci ricordato, Antonella, che vale sempre la pena rischiare per uno scopo lodevole. Nonostante tutto. Ne faremo tesoro».



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