Quando non c'è il lieto fine

C'è una canzone, triste e bellissima, scritta da quella gran penna di Francesco Bianconi dei Baustelle, che racconta una storia che tenne tutta l'Italia con fiato sospese e non ebbe un lieto fine.

La canzone ha per titolo “Alfredo”, singolo tratto dal disco “Amen” del 2008.
La canzone fa riferimento al triste fatto di cronaca avvenuto a Vermicino nel 1981, che vide come protagonista Alfredo Rampi, bambino di 6 anni che purtroppo perse la vita.

Alfredo, detto “Alfredino”, cadde in un pozzo artesiano situato in una piccola frazione di campagna nei pressi di Frascati. I genitori al ritorno da una passeggiata nei boschi lasciarono tornare Alfredo a casa da solo poiché aveva chiesto di poter passare per i prati. Non vedendolo tornare diedero l'allarme.

(...) I tentativi di soccorso durarono 3 estenuanti giorni. Videro coinvolti polizia, vigili urbani e vigili del fuoco. Il primo tentativo fu quello di individuare Alfredo per mezzo di una torcia fatta calare nel pozzo giù da una fune, ma senza risultati. Il pozzo aveva un diametro molto stretto (appena 28 cm) e dunque era impossibile per qualsiasi adulto calarsi giù in soccorso del piccolo Alfredo.

Si tentò allora di far calare una sorta di scaletta all’interno della voragine, per permettere al piccolo di aggrapparsi ed essere poi tirato in superficie. Sfortunatamente, tale mossa si rivelò quantomai poco azzeccata: la ricchezza di insenature ed incavi all’interno del pozzo fecero sì che l’attrezzo di soccorso si incastrasse ad una profondità di 24 metri, ben sopra la testa di Alfredo.

Si cercò poi, tramite una trivella, di creare un pertugio parallelo al pozzo che consentisse di calarsi e andare in soccorso del bambino, ma anche questo tentativo si rivelò inutile, soprattutto a causa della mancanza di tempo per effettuare la manovra. Ovviamente il fatto fece scalpore e ben presto una folla si accalcò nei pressi del luogo dell’incidente. Ben 10.000 persone accorsero per vedere i tentativi di soccorso coi propri occhi.  Alla fine non si riuscì a salvare Alfredo, che perse così la vita. Il fatto fu reso noto dai media e fu uno dei primi casi di cronaca “spettacolarizzati”.

La Rai infatti fornì una copertura in diretta dei tentativi di soccorso nel corso delle ultime 18 ore del fatto. La madre del bambino fondò successivamente un’associazione che aveva come scopo quello di educare in merito ai pericoli ambientali. Grazie alla signora, che parlò direttamente con Pertini, nacque la Protezione Civile. (Cit. indiemergenti.wordpress.com)

Con le debite differenze, quando questa mattina ho riascoltato quasi per caso questa canzone, mi è venuta in mente la recente vicenda della piccola Iuschra di cui poche settimane fa è stato ritrovato il cranio nei boschi di Serle.

È impossibile non immedesimarsi per qualche secondo negli sfortunati protagonisti che aspettavano i soccorsi e intanto il mondo puntava i riflettori su queste vicende nella speranza di un lieto fine. Ma non sempre la storia va come vorremmo e di colpo tutti si trovarono a dovere fare i conti con la morte, ma non più di una persona sconosciuta ma di una persona a cui in qualche modo ci eravamo affezionati.

Riascoltare la canzone “Alfredo” oggi mi fa un certo effetto e mi ha fatto riflettere molto su questa vicenda. Buon ascolto.

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