La cultura e lo spettacolo si fermano per la seconda volta

La difficile situazione ha portato il governo a prendere misure severe per provare ad arginare la pandemia e flettere la curva dei contagi invertendo un trend preoccupante ed inarrestabile. Che bisognasse intervenire era scontato e doveroso, viene da chiedersi se le misure adottate perseguano questo obiettivo.

La domanda che mi sorge spontanea è se i teatri sono ambienti pericolosi per la diffusione del contagio. Da uno studio fatto pare che in questi mesi una sola persona si sia contagiata in eventi culturali. Prendiamo questo dato con le pinze visto che non è facile sapere dove e quando si è contratto il Coronavirus, ad ogni modo è ragionevole credere che in un teatro con fila sì e fila no alternate, un posto sì e due no, tutti con la mascherina e rilevazione temperatura all'ingresso la diffusione sia davvero improbabile.

E' chiaro che questa scelta è più legata al messaggio che si vuole mandare alla popolazione, ossia “evitate tutto ciò che non è indispensabile e rimanete a casa”. Ragionamento che potrebbe anche filare liscio se riteniamo il settore della cultura un settore superfluo e dimenticandoci le migliaia di lavoratori e l'indotto che questo settore porta con sé.

Se feste e sale da ballo possono effettivamente essere ambienti più difficili da controllare, il teatro con il posto a sedere obbligatorio ed assegnato è davvero un luogo sicuro.

Forse proprio in un momento difficile come questo dove isolamento e solitudine sono un binomio costante, la cultura ed il teatro potrebbero essere due rimedi sani ed importanti.

Tra pochi giorni capiremo se e come queste misure sono state sufficienti, utili o inefficaci. Il timore è che si debba forzare ancora un po' la mano e spero lo si faccia con intelligenza: chiudendo i luoghi a rischio ma lasciando aperti quei posti che hanno investito in sicurezza.

Proprio oggi sono scesi in piazza i lavoratori dello spettacolo tra cui compaiono gli spettacoli viaggianti, circhi in primis, burattinai, giostrai, ecc.. per chiedere al governo una tutela per il loro lavoro.

Qualche anno fa un politico disse: “con la cultura non si mangia...” sicuramente lui di cultura ne ha mangiata poca visto che questo settore coinvolge centinaia di migliaia di persone, oltre l'indotto che genera.

Siamo vicini a tutti questi lavoratori che con la loro arte, la loro inventiva e la loro passione contribuiscono a rendere il mondo un po' più bello e noi un po' più felici.

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