11 Ottobre 2020, 09.00
Gavardo
Blog - Maestro John

Il sorriso di suor Liliana

di John Comini

Fra i santi sull’altare, manca una santa, Santa Liliana. Ma ora tutti noi sappiamo che c’è. Si chiama suor Liliana Rivetta. Chissà se qualcuno lo ha detto a Papa Francesco…


Liliana è nata il 15 novembre del 1943 a Gavardo, figlia del muratore Angelo e della casalinga Angela Seminario. Fu uccisa in Uganda nel 1981, mentre stava conducendo una Land Rover su una strada infestata da banditi armati, per provvedere vestiti e cancelleria per la scuola della sua missione. Era il 10 agosto, giorno di San Lorenzo, quando cadono le stelle… Liliana sale in cielo a 37 anni.

Mi sono recato, con mia sorella Rita, alla presentazione del libro “Liliana Rivetta. Prima che il giorno sia compiuto”. La serata, organizzata dall’amministrazione nel Teatro S. Antonio di Sopraponte super affollato (segno che suor Liliana è rimasta nei nostri cuori), è stata l’occasione per ascoltare alcune persone che l’hanno conosciuta direttamente.

Alla presenza di monsignor Italo Gorni, di mons. Cesare Polvara, di don Dario Guerra e di don Fabrizio Gobbi, l’amica Caterina Manelli (che sostituiva l’Assessore alla Cultura Ombretta Scalmana, infortunata) ha ringraziato la famiglia di suor Liliana, in particolare la sorella Silvana. Leggendo il libro, ha detto, emerge il desiderio di santità di suor Liliana. Era una persona tanto semplice quanto determinata, poco incline alle regole, innamorata di Dio e delle sue creature, in particolare verso i bambini, nei quali vedeva Gesù.

Mio cognato Gabriele Avanzi, sindaco di allora, ha ricordato l’importanza della formazione di Liliana, sia nella famiglia, sia nella comunità educante, con 3 oratori (maschile e femminile comprendente Casa San Giuseppe e le suore Orsoline). Era una catechesi continua, un pullulare di associazioni cattoliche, dall’Azione cattolica al gruppo missionario. C’erano i missionari che raccontavano le proprie storie. C’era un formatore eccezionale, don Angelo Calegari, c’era mons. Luigi Ferretti, così aperto a questi problemi che faceva organizzare due feste missionarie, una per la Chiesa universale, una per una congregazione che cambiava di anno in anno.

Commovente il racconto del viaggio di ritorno della salma. Grazie alla gentilezza del Prefetto, l’aereo con la salma arrivò a Linate, a mezzanotte del 14 agosto. Suor Liliana indossava i semplici abiti con cui i comboniani l’avevano vestita. Un viaggio di ritorno molto mesto, con suor Maria Teresa Goffi che allora era la provinciale delle comboniane e con don Flavio. “Ci siamo aiutati con la preghiera perché la commozione era tantissima”.

I funerali si svolsero il giorno di San Rocco, il 16. Venne annullata la processione, c’erano tantissime suore e una marea di giovani, che hanno fatto a gara per portare il feretro di Liliana al cimitero. Venne posata nella cappella appena costruita nella parte nuova.  “Il suo amore per l’Africa è stato un esempio nella mia vita. Suor Liliana è una santa della porta accanto. Per Gavardo ha fatto grandi cose, ha portato il meglio di noi stessi in altre parti del mondo.”

Don Flavio Saleri, curato e missionario Fidei Donum (insieme all’amico don Cesare) in Uruguay, ha ricordato che il 3 ottobre del 2013 sono morti annegati 368 africani, a poche centinaia di metri da Lampedusa. Dovremmo pensare ai drammi che stanno vivendo persone che cercano una vita diversa. Gesù è morto per tutti! “Ho avuto la fortuna, quando sono stato all’Ufficio Missionario, visitando i nostri missionari in Uganda, di passare nel luogo dove suor Liliana è stata uccisa. Me lo ricordo come fosse oggi.”

Don Flavio ha ricordato le tante persone partite da Gavardo per la missione: suor Maria Teresa Goffi, suor Margherita Baresi, sorella di Padre Giampietro (straordinario appassionato della causa dei poveri), padre Chiodi Gabriele, suor Bianca Bresciani, laici come Nicola Bonvicini… e molti altri. Ha ricordato il caro don Luigi Franceschetti, straordinario nella sua missione in Venezuela, in un paese isolato: non c’era nemmeno la strada, ha accettato di andare là, donando la propria vita con coerenza.

Ha ricordato anche don Francesco Zilioli. Sul bollettino “Il Ponte” ho trovato le sue parole al funerale di suor Liliana, in cui tra l’altro ha detto: “Ora che Liliana non è più tra noi perché è stata strappata al nostro sguardo, ci è più facile capire che sotto il suo volto, a volte segnato da un velo di tristezza, come abbiamo visto in questi mesi che ha passato in mezzo a noi, si nascondeva una profonda sofferenza, per la forzata lontananza dai bambini della sua tribù duramente provata dalla fame. Coloro che hanno vissuto accanto a lei in missione testimoniano invece che Liliana era una ragazza innamorata della vita, dell’amicizia…”

Dopo aver visto lo struggente video che Paolo Catterina ha realizzato con le preziose foto di Liliana e le notizie date da Silvana (ho pianto sotto la mascherina, e sono certo che tutti i presenti si sono commossi), è intervenuto il nipote Alberto Maestri, ora sindaco di Paitone. Quando la zia è andata in Paradiso aveva 6 anni, ma nella mente sono rimaste fisse le immagini di quando giocavano a calciobalilla, o del funerale, con un corteo enorme. “Il libro è una traccia indelebile nel tempo. Attraverso le sue pagine emerge il disegno che Dio che ha per tutti noi.”

Suor Maria Rota, a nome della famiglia comboniana, ha ricordato Liliana come persona vivace, entusiasta, che rompeva gli schemi (erano gli anni subito dopo il Concilio Vaticano II). In Uganda c’era la guerra e la violenza armata, avrebbe avuto mille ragioni per chiedere di tornare in Italia, e non  l’ha fatto. Proprio come nei dettami di Comboni: ‘Non sia ammesso nessuno nell’istituto che non sia disposto a donare la sua vita per Cristo e per l’Africa.’ Papa Francesco la definirebbe martire della carità. “La vita di suor Liliana è stata un servizio. La rivedo in chiesa, appoggiata con le ginocchia sulla panca, nella penombra. In quell’attimo c’erano le delusioni e le speranze, lì era a casa. Suor Liliana era una ragazza di speranza. I bambini ormai grandi possono continuare a studiare grazie alla scuola costruita in suo onore.”

Catterina ha letto un brano della meravigliosa lettera di suor Ida: “Liliana cara, amica mia e sorella mia, te ne sei andata così improvvisamente, morta di quella morte che ti fa grande. È nella morte che si riassume la vita. Sapevi voler bene alla gente e ai bambini, sembravi nata tra gli Africani. La gente chiedeva di te, della suora dolce, quella dal cuore tenero… Non so immaginarti morta. Sei viva, sei, e più vicina che mai. Lontano non è lontano, quando uno ti pensa…Ciao, Liliana, ci rivedremo un giorno lassù, e allora canteremo ancora una canzone nuova e sogneremo ancora sogni nuovi. Suor Ida”.

Il sindaco Comaglio ha ricordato che da bambino era obbligatorio passare davanti alla tomba di suor Liliana, un esempio, un simbolo. E quell’abito bianco…forse era bianco per fare le foto, ma di certo era spesso sporco di terra per stare coi suoi bambini…

Mi sento in colpa. Sapevo tante cose di suor Liliana, avevo letto anche un fumetto dedicato al suo sacrificio, tempo fa. Chissà dove si potrebbe ritrovare, quel fumetto. Ma non avevo mai letto il libro. Era lì, nella biblioteca, fra molti altri libri. Chissà perché non l’ho mai sfogliato. Forse temevo una certa retorica spirituale. Sai, quelle agiografie dei santi, quelle parole che paiono lontane. E invece mi sbagliavo. Perché è un libro che si legge tutto d’un fiato, che ti coinvolge. Perché c’è dentro la vita di una ragazza solare, ribelle per natura, forte ma dolce, capace di creare amicizia con chiunque.  Perché c’è dentro la sua testardaggine per diventare suora, la sua ostinazione per far capire alla mamma i suoi sogni. Perché c’è dentro la figura di una mamma che cerca di tutto per far cambiare idea alla figlia. Perché ci sono le stupende lettere della figlia alla mamma, e sono lettere di una dolcezza infinita. (E la mamma poi, nel suo immenso dolore, ha conservato quelle quasi 500 lettere).

Liliana era insofferente alle regole, aveva fretta di diventar suora. E quando lo è diventata, era felice, perché aveva iniziato a realizzare il proprio sogno: partire per l’Africa, sulle tracce di Comboni che diceva: “Salvare l’Africa con l’Africa”. Un’Africa depredata e violentata dalle cosiddette civiltà occidentali. E quando vede l’estrema povertà dei bambini orfani, abbandonati, allora è come se Liliana sentisse il tempo che scorre troppo veloce. Non c’era tempo. Ogni mattina arrivavano in missione 200 bambini, le mamme non avevano latte da dare loro…poi bisognava chiudere il cancello perché altrimenti entravano altri che avevano fame. Lei diceva: “Non è giusto, perché tanti bambini devono soffrire in questo modo?!” E poi la stupenda storia di quella bambina, Elena, alla quale Liliana fa da mamma.

In poco tempo Liliana dimagrisce, ma non perde il sorriso. Ma non bastano le carestie, le sofferenze di ogni giorno, no. Arrivano gli uomini, grandi e con le armi, che ammazzano in nome di chissà quale legge. E quando deve tornare a Gavardo, Liliana, che non amava apparire, vola di qua e di là per trovare i soldi per l’acquisto di un trattore, che possa servire a coltivare la terra africana, per dar da mangiare ai “suoi” bambini.

E i gavardesi rispondono subito generosamente, come con l’amato don Giovanni Arrigotti. Suor Liliana voleva tornare presto in Africa. Chi di noi non correrebbe in qualsiasi parte del mondo per aiutare un proprio figlio che è nel bisogno e nella disperazione? Ditemi, chi? Perché quei bambini erano per suor Liliana come propri figli. Suor Liliana era la loro mamma. Con tutta l’infinita tenerezza di una mamma. Con un sorriso per rincuorarli, per far capir loro: ‘Guarda, sono qui con te, non ti abbandonerò.’ Nell’ultima lettera scrive “Vorrei tanto dire a mamma che non mi sento infelice, certo, difficoltà ce ne sono dappertutto, ma questa è la vita che ho scelto.”

Alla sua morte, nella stanzetta di Liliana si trovano solo la Bibbia, una biro, alcuni fogli di carta bianchi, qualche capo di biancheria e un paio di zoccoli. Sono tutti i suoi averi. Non riesco a trattenere le lacrime.

Quando è arrivata la tragica notizia, il problema è andare a dirlo alla mamma. Nessuno ha il coraggio di dirlo. Non riesco a immaginare l’urlo della mamma, il suo strazio. Continuo a piangere. Non ce la faccio… Niente camera ardente: tutto bianco, niente lutto! E poi il funerale, una cosa mai vista. Tutti vogliono toccare la bara prima che venga tumulata: ci vuole un’ora, mentre le 200 suore venute per i funerali cantano. Era il centenario della morte di Comboni. La prima suora comboniana uccisa in missione…

Sappiamo che i santi esistono. Santi che non fanno forse miracoli strabilianti, se non uno: il miracolo dell’amore. E l’amore non muore mai.
Il giorno della prima comunione, alla constatazione del Vescovo che non esiste una Santa Liliana nel calendario, Liliana prontamente rispose: “Non fa niente, vorrà dire che lo diventerò io!” Certo che c’è una santa con il tuo nome, cara Liliana. Sei tu!

Ci sentiamo la settimana prossima, a Dio piacendo
maestro John

Ecco il video che Paolo Catterina ha realizzato con le foto e le notizie date da Silvana (le musiche sono del mio amico Luca Lombardi)




Molto interessante anche questo video con il racconto della vita di Suor Liliana Rivetta



La sorella Silvana ha detto che la serata sarà ripetuta anche a Prevalle su sollecitazione di don Fabrizio. Verranno anche dei missionari attualmente in Kenya (in quarantena… ma in attesa di rientrare) che hanno conosciuto e lavorato con Suor Liliana. Che bellezza!




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Salone, mon amour! Caro, vecchio, sempre efficiente Salone Pio XI. Quanti spettacoli ho rappresentato sul tuo palco! Ne farò uno lunedì 9 agosto, dedicato a suor Liliana Rivetta. E se con la Signora Maria la sera dell’8 agosto dovesse piovere, niente paura: andremo nel leggendario Salone!

08/08/2021 07:13

Luca, il parroco e due suore Vi vorrei parlare del futuro diacono Luca Galvani, del parroco di Gavardo monsignor Italo, ricordandovi che lunedì al Salone ci sarà la serata dedicata a Suor Liliana Rivetta (via mail le prenotazioni).




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