A Vestone una tappa del Giro

Per la seconda volta nella sua storia, dopo il precedente del 1991, il Giro d'Italia prenderà il via dalla Sardegna, sull'arcipelago della Maddalena. Dopo la cronosquadre di 24 km che apre la 90ma edizione della corsa rosa, altre 2 tappe in linea sull'isola, edopo il primo giorno di riposo si riparte dal Continente con il primo arrivo in salita, a quel Santuario di Montevergine già battuto nel 2004, quel giorno con la vittoria di Cunego.

4 in tutto gli arrivi in quota, a 6 giorni di distanza dal primo ecco l'ascesa finale di Madonna della Guardia, sopra Genova. 9 km con una pendenza media del 9%, non uno scherzo. Terzo arrivo in quota sulle 3 Cime di Lavaredo, al 15mo giorno di corsa, quarto e ultimo il più duro, nella tappa più temuta, la numero 17 che termina in vetta a Monte Zoncolan, affrontato dal versante di Ovaro, il più impegnativo.
Un'altra bella razione di salita ma soprattutto una grande tappa amarcord sarà là la cronoscalata verso Oropa, 13 durissimi km per ricordarsi che su questa salita Marco Pantani compì nel 1999 una vera impresa. 30 in tutto le ascese proposte dal 90mo Giro d'Italia.
Oropa sarà proprio la Montagna Pantani, mentre altre tappe ricorderanno campionissimi come Bartali e Nencini.

79 complessivamente i km del Tic Tac, oltre alla cronosquadre e alla scalata contro il tempo verso Oropa, anche la crono maxi del penultimo giorno, partenza da Bardolino che ospitò la crono iridata del 2004 a conclusione a Verona, che fu sede delle prove in linea e del tris iridato di Oscar Freire.

8 almeno le tappe a disposizione dei velocisti, l'ultima volata milanese resta la più prestigiosa. 3442 i km complessivi, 11 in meno rispetto ad un anno fa E'un Giro per uomini forti, che in salita vanno coi migliori e contro il tempo se la cavano.
Il Colle dell'Agnello, quota 2744 è la Cima Coppi, la cronoscalata di Oropa è una carta in più per gli scalatori, i 42 km di cronometro del penultimo giorno, potrebbero però risultare decisivi.

Basso il campione uscente resta l'uomo da battere, per i passisti scalatori un Giro un po' più amico rispetto ad un anno fa, dove la salita era abbondante, ma anche i km da percorrere contro il tempo, su tracciati per specialisti.
Un Giro un po' più umano, con un solo autentico tappone dolomitico, con 5 tappe almeno favorevoli ai classicomani resistenti (Bettini su tutti), con un lotto di favoriti che accanto a Basso, si compone dei vari Savoldelli, Cunego, Simoni, Di Luca, Garzelli.
I soliti italiani ai quali il caro vecchio Giro d'Italia piace maledettamente, a prescindere dal suo sviluppo. Un Giro, il numero 90, che vuol narrare di gesta ciclistiche e lasciar fuori dalla porta il doping. Il 3 giugno a Milano sapremo se è andata proprio così.

Ansa

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