Nelle ultime settimane il cambiamento nella rilevazione dei dati del contagio ha generato un po’ di confusione e difficoltà di analisi per la disomogeneità dei numeri. Ecco una spiegazione
Sono passate due settimane dall’
ultimo articolo pubblicato su Vallesabbianews circa l’analisi dei dati sul contagio da coronavirus in provincia di Brescia e in Valle Sabbia.
Con questo articolo non propongo un proseguimento delle analisi come fatto negli scorsi articoli, ma provo a fornire un tentativo di chiarimento sui numerosi dati circa il contagio che in queste settimane abbiamo potuto leggere da diverse fonti e che hanno portato, inevitabilmente, a creare parecchia confusione nella maggior parte dei lettori.
Una premessa: il tentativo di spiegazione di una situazione complicata richiede tempo, attenzione e chiarezza, e quindi difficilmente può essere riassunto in poche righe. Questo, più in generale, è quanto è richiesto ogni qual volta si voglia provare ad affrontare seriamente tematiche o aspetti complessi, perché non esistono soluzioni facili a problemi difficili.
Questo articolo non sarà quindi né breve né di effetto, ma risponde all’esigenza di provare a spiegare dei numeri che, negli ultimi giorni, hanno creato non poca confusione.
Iniziamo col dire che tutti i numeri del contagio che si trovano sulle principali piattaforme di analisi dei dati delle testate giornalistiche nazionali sono forniti dal Ministero della Salute; questi dati sono suddivisi fino al livello provinciale.
In provincia di Brescia, in aggiunta ai dati del Ministero, anche ATS fornisce i dati del contagio ma con la suddivisione per singolo Comune. Questo ha consentito tutte le analisi fatte negli scorsi articoli per la nostra Valle Sabbia, perché con i dati di ciascun Comune era possibile valutare l’andamento nella nostra zona.
L’esecuzione di questi tamponi, almeno fino a fine marzo/primi di aprile, era riservata solo a chi venisse ricoverato in ospedale con sintomi significativi. Come già più volte detto questa scelta, dettata senz’altro da motivazioni concrete, non ha permesso di avere un riscontro del reale numero di infetti come valore assoluto, ma ha consentito di avere comunque una buona indicazione dell’andamento del contagio, almeno finchè le modalità di esecuzione dei tamponi non sono variate.
Infatti poi è accaduto quando segue:
• Da fine marzo Regione Lombardia dichiara che “ora tamponi anche con un solo sintomo” (Giornale di Brescia del 27 marzo 2020)
• Dall’8 aprile in provincia di Brescia inizia l’esecuzione dei tamponi anche in RSA e strutture ospedaliere per ospiti e personale sanitario (Bresciaoggi del 9.4.2020)
A questo punto è bene chiarire la differenza tra tempo del contagio e tempo dell’identificazione:
• Tempo del contagio: è il momento in cui il singolo è effettivamente contagiato da un’altra persona positiva;
• Tempo dell’identificazione: è il momento in cui il singolo, divenuto positivo, viene identificato come tale a seguito dell’effettuazione del tampone (che viene effettuato una volta insorti i sintomi).
La variazione nella modalità di esecuzione dei tamponi ha inevitabilmente avuto un effetto sui dati quotidianamente forniti andando ad aumentare il numero dei positivi rilevati giornalmente. A questo punto nei dati giornalieri sono presenti due “categorie” di positivi:
• I positivi della popolazione in generale, che dopo queste modifiche potrebbero subire un leggero aumento per via dei tamponi fatti con un solo sintomo ma che in generale continuano ad essere rilevati con un ritardo, rispetto all’effettivo contagio, simile a quello avuto nel periodo precedente, ovvero solo a causa del ritardo tra contagio effettivo e insorgenza dei sintomi. Per questa categoria la differenza tra tempo di contagio e tempo di identificazione si dovrebbe mantenere mediamente costante;
• I positivi trovati nelle RSA e strutture ospedaliere tra ospiti e operatori: per questa categoria non vale quanto detto prima, perché vengono identificati non sulla base dell’insorgenza dei sintomi ma su un piano “predefinito”, quindi alcuni di loro potrebbero aver contratto il virus il giorno prima dell’effettuazione del tampone, altri due settimane prima e così via. Addirittura qualcuno potrebbe aver fatto la malattia da asintomatico, esserne guarito e risultare quindi negativo. In questo modo questa seconda categoria di positivi non ha alcuna correlazione con la prima, e il suo numero giornaliero, sommato al precedente, fornisce un dato non comparabile e quindi non utilizzabile per valutazioni di confronto.
A questo punto va chiarito come è stata gestita questa modifica nei dati forniti:
- Ministero della Salute: il Ministero ha continuato a fornire i dati aggregati, includendo anche quelli di RSA/ospedali senza fare alcuna differenza.
- ATS Brescia: dall’8 aprile al 25 aprile ATS ha fornito i dati separati, ovvero dividendo il dato di RSA/ospedali. A partire dal 25 aprile invece ha fornito solo il dato aggregato.
Con queste premesse ripropongo un grafico (
grafico 1) già fornito nell’ultimo articolo, ovvero il confronto tra la crescita percentuale dei positivi in provincia di Brescia calcolato con i dati del Ministero della Salute (inclusivo del dato di RSA/ospedali) e quella calcolata con i dati ATS BS (senza il dato RSA/ospedali).
Si nota chiaramente come dall’8 aprile la curva dei dati ATS abbia una crescita ridotta mentre l’altra continui con una crescita ben più decisa. Il totale dei nuovi positivi della popolazione generale (dati ATS) tra l’8 e il 25 aprile rispetto al totale (dati Ministero) rappresenta circa il 41%, ovvero dall’8 al 25 aprile su 10 nuovi positivi rilevati (dati del Ministero) 4 sono della popolazione generale e 6 provengono da RSA/ospedali.
Come detto però anche ATS BS dal 25/4 smette di fornire i dati divisi e fornisce solo gli aggregati, sempre dividendoli per Comune. In questo modo nel giro di un giorno tutti i dati dei singoli Comuni hanno subìto un incremento repentino dovuto all’inclusione dei dati di RSA/ospedali. Non solo: questo fatto non ha permesso di fare ulteriori analisi con i dati precedenti in quanto i dati non sono più omogenei.
Una ulteriore fonte di dati è stata trovata però nei Sindaci: infatti ogni Sindaco riceve giornalmente da ATS una tabella riepilogativa con i nuovi contagi della provincia (esclusa la Valle Camonica) suddivisi in tre categorie:
- Popolazione in generale
- Ospiti RSA/RSD e SocioSanitario
- Operatori RSA/RSD e SocioSanitario
Grazie alla collaborazione con alcuni Sindaci che hanno fornito i dati è stato possibile vedere la suddivisione dei nuovi contagi di queste tre categorie dal 16/4 all’8/5
(grafico 2). Come si vede, rispetto al dato calcolato al 25/4, la percentuale della popolazione generale è aumentata dal 41% al 49%, ma in ogni caso è un dato importante che sottolinea ancora come allo stato attuale i numeri disponibili non consentano alcun tipo di analisi perché non sono compatibili con quelli precedenti.
Mi preme sottolineare un aspetto: i dati che noi abbiamo a disposizione non consentono ulteriori analisi, ma sicuramente l’ISS ha a disposizione i dati suddivisi e li utilizza nei propri modelli matematici. Questo spiegherebbe anche perché alcuni gruppi di scienziati e analisti che hanno provato a calcolare l’ormai famoso indice del contagio R0 continuino a trovare valori diversi da quelli dell’ISS: il problema sta nei dati di partenza, che non essendo omogenei non forniscono dati consistenti, anche utilizzando i modelli matematici più sofisticati.
A questo proposito ricordo (perché non è molto pubblicizzato) che l’ISS ogni fine settimana tiene una diretta streaming su YouTube (canale del Ministero della Salute) di circa 1 ora e mezza in cui spiega i dati della settimana e descrive tecniche e modelli utilizzati nei propri conti. Come dicevo prima, problemi complessi non possono avere spiegazioni brevi e semplici.
La domanda finale, dopo questa lunga chiacchierata, potrebbe essere: come sta andando il contagio in provincia di Brescia?
Stando ai dati forniti ai Sindaci (esclusa quindi la Valle Camonica) dal 16/4 all’8/5 si sono registrati 839 nuovi casi nella popolazione generale, ovvero mediamente 37 nuovi casi ogni giorno. Per avere un paragone nelle ultime due settimane di marzo la media provinciale (però inclusiva della Valle Camonica) era di 365 nuovi casi ogni giorno.
Quindi nella nostra provincia non siamo ancora a zero contagi, il virus è ancora presente e continua ad infettare. E’ realmente necessario adottare tutte le cautele che il Governo e la Regione ci continuano a ricordare: questa “Fase 2” è molto delicata e dai nostri comportamenti dipenderà non solo il nostro immediato futuro, ma anche la salute di tante persone, anche a noi care o vicine.
Non dimentichiamo la tragedia che anche nella nostra provincia si è consumata nelle scorse settimane, ma facciamone tesoro per affrontare seriamente, da cittadini responsabili, il prossimo periodo.