16 Febbraio 2020, 07.25
Gavardo
Blog - Maestro John

Il grattacielo

di Maestro John

Forse non sarà il massimo dell’architettura, forse non sarà bello come i portici che c’erano prima, ma ho un particolare ricordo affettivo del “grattacielo” di Gavardo


Vi ho vissuto molti anni con la mia famiglia, al secondo piano, dopo che si era trasferita da piazza De Medici.
Dalla sala potevo vedere una parte di piazza Marconi e la Piazza Zanardelli, le varie botteghe e il bar Italia, il mercato del mercoledì e le giostre della fiera di maggio.
C’era il semaforo (con le numerose code di auto pre-tangenziale) e l’arrivo delle corriere da Brescia e da Salò: quando andavo alle magistrali a Brescia, ero proprio comodo! 
Mi piaceva osservare le varie persone che attendevano alla fermata: mi sembra ancora di vedere mio papà che sale sul pullman per Salò con le scatole di scarpe, tenute insieme da una corda.

Dalla terrazza potevo osservare il via vai sul ponte, la casa di fronte dove abitava la famiglia del dottor Marzollo, con sotto la banca del Credito Agrario Bresciano, in cui lavorava il mio caro cognato Angelo. Dal bagno vedevo la fontana di Garibaldi, il bar Acli da cui provenivano le note del jukebox, con i ragazzi che fischiavano al passaggio delle ragazze. Al sabato vedevo i cortei nuziali che giungevano al pranzo, nella sala del ristorante, e la sera mi addormentavo al suono dei balli e delle canzoni.

Sotto il ponte c’erano i gabinetti pubblici, e alle acque del "Naele" mia mamma portava l’asse da lavare per sciacquare i panni del nonno.
Dalla camera potevo osservare una parte dell’Isolo: d’estate mia mamma si sedeva accanto alla finestra, da dove giungeva un fresco venticello.

Il grattacielo era stato costruito dall’impresa Gaidoni.
Ricordo la prima notte che vi ho dormito con i miei fratelli: non era ancora stato effettuato il trasloco vero e proprio, non c’era ancora la luce e siamo andati a dormire a lume di candela. Che emozione!

Provo a descrivere i vari piani, affidandomi ai ricordi, che possono essere inesatti, anche perché c’è stato un continuo cambiamento di condòmini.

Partiamo dal basso, dalle cantine.
C’era una stanza che raccoglieva lo sporco, buttato dai vari piani attraverso degli sportelli che si collegavano ad un cunicolo verticale. Quando il papà mi chiedeva di andare a prendere il vino in cantina, le gambe mi facevano “Giacomo Giacomo” (qui non c’entra l’ex parroco, che so che mi legge sempre e che saluto…) e per farmi coraggio cantavo “E con le cicole e con le ciacole”, poi ansimando tornavo facendo gli scalini tre alla volta. “Giovanni, hai avuto paura?” “Io papà?! Nooo…” “Bravo, un alpino non ha mai paura di niente!”

Al piano terra c’era l’ufficio delle Poste, accanto al negozio di calzature di mio papà.
Dopo il portone d’ingresso, ecco la Farmacia del dottor Guido Franchi (dove era sempre presente la signorina Bianca Simoni). Accanto c’era il negozio di elettrodomestici di Andrea Amici (poi subentrerà il signor Casari) e infine la tabaccheria del signor Bruno Datteri con la moglie Silvana: lì andavo a comprare il tabacco per mia nonna e le cartoline postali per la colonia di Livemmo (le scrivevo già a casa, con il francobollo già attaccato: “Cara mamma, io sto bene, mangio molto”).

Al primo piano c’erano gli appartamenti di Angelo Amici (marito della Avanzi Domenica, genitori di Andrea e Flaminia) e del dottor Franchi (che è stato sindaco di Gavardo per quattro volte, dal 1945 al ‘64).

Al secondo piano abitava la mia famiglia, e lo scrivo con un po’ di commozione.
Quante volte ho aperto quella porta, sempre certo che mia mamma mi stava aspettando, accogliendomi con un radioso sorriso!
Accanto inizialmente c’era la famiglia Bergomi con i figli Carmen e Italo: alcune volte mi hanno ospitato a vedere la televisione in bianconero (ricordo Gaber che canta “La ballata del Cerutti Gino”).
Dall’altra parte abitava il figlio Remo con la bella moglie, poi sono subentrati la signora Cenedella Mercede (vendeva la benzina in piazza Zanardelli ed aveva una drogheria), con accanto la simpatica figlia Giuseppina (con il marito Davide Dalla Valle e la figlia Barbara, che poi cambieranno la drogheria in edicola).

Al terzo piano abitava la signora Bertolotti Ines (vedova, sorella della Silvana Tonni in Datteri): ricordo una casa molto ordinata e piena di begli oggetti, con un simpatico cagnolino. Accanto abitavano i coniugi Fiora, poi la maestra Elena Zanetti con il marito Germano Ladini e l’abitazione dei coniugi Datteri (con i figli Giampietro, Lucia ed Ines).

Al quarto piano abitavano la signorina Bianca Simoni ed Andrea Amici, con la moglie Giulietta Pallini e la figlia Angela.
La signora Flaminia Amici, sopravvissuta e testimone del bombardamento del ‘45, sposata con Ernesto Bettinzoli e madre di Giovanna, Dina e Angelo detto Gianangelo (ora impegnato nel Comune e nel basket), si trasferirà poi al primo piano.
Sempre al quarto piano c’era una grande terrazza, piena di antenne di televisioni, dove si esponevano le lenzuola a stendere e dove giocavo per ore con mia sorella Valentina (ma se il pallone cadeva erano guai).

Al quinto piano ci sono stati vari cambi di persone: ricordo una signora napoletana, un’altra famiglia Comini, la famiglia di Candido Ceserino con la moglie Teresa ed i figli Rinaldo e Giancarlo.

Non so cosa darei per trovare la cartolina (a colori) in cui si vede mio papà che tira su le tende del negozio con la manovella…
Quando passo davanti al grattacielo, fatico a guardare in su, verso il terrazzo della mia ex casa: troppi ricordi felici, troppa nostalgia!

Ci sentiamo la settimana prossima, a Dio piacendo
maestro John

“Là dove sei felice, sei a casa” (proverbio tibetano)
La prima foto è del 1963, scattata dall’amico Giovanni Lavo.
Le altre immagini sono tratte da cartoline.




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