29 Gennaio 2020, 06.34
Vobarno
L'opinione

Un futuro per il centro storico di Vobarno

di Ernesto Cadenelli

Un palazzo storico ristrutturato con quasi 600.000 euro di contributo regionale è lì, sotto gli occhi di tutti, vuoto da due anni...


Non vogliamo usare parole grosse: possiamo però dire che è un lusso che in questi tempi grami – parlo di risorse – non ci si può permettere?
Purtroppo abbiamo a che fare con la testardaggine di un Sindaco e di una Giunta che non vogliono sentire le argomentazioni altrui e riportare in centro al paese la sede degli uffici comunali, cioè nella sede naturale.

Giusto per ricordare a tutti, Sindaco e Giunta nel 2015, avevano dichiarato e ribadito pubblicamente la temporaneità del trasloco del Municipio.

Nonostante le evidenti lacune dell’attuale “provvisoria” sistemazione (mancanza di privacy negli uffici, scarsa insonorizzazione delle pareti, costi di continua manutenzione, la mancanza di spazi per accogliere il pubblico), che son sotto gli occhi di tutti, pur di non misurarsi con le proposte avanzate dall’opposizione, si inventano soluzioni strampalate per l’utilizzo dello storico Palazzo.

Il Palazzo, che è parte di un insieme urbanistico costituito dal Ponte veneziano, dal fiume che ci scorre sotto maestoso, dal Comune, dalla Parrocchiale, dalla Torre civica e ovviamente dai più antichi nuclei abitativi che vi gravitano attorno, è quello che si chiama appunto “centro storico”.
Si potrà inventare di tutto, ma il centro storico di Vobarno non sarà mai a Collio o in Carpeneda!

Purtroppo però constatiamo che attorno a questo centro storico è da tempo in atto una desertificazione strisciante che non si riesce ad arrestare e che rende tutto il circondario fatiscente, a partire dalla stessa Piazza Ferrari.

Vorremmo dunque provare ad avanzare alcune proposte, sperando che trovino da parte di tutti la buona volontà di confrontarsi e di costruire soluzioni che guardino al futuro dello sviluppo urbanistico di Vobarno. Infatti al centro delle idee, non ci sono le ragioni della minoranza o della maggioranza, semplicemente l’ipotesi urbanistica che migliori gli spazi e la vivibilità della nostra comunità.

In primis si potrebbero aggiornare i vecchi progetti di valorizzazione della Piazza, bloccati a suo tempo per via del famigerato “Patto di stabilità”.

Inoltre perché non pensare di rilevare o, in attesa di risorse, di prendere in affitto i locali privati che si affacciano sui portici (ex Bar Como ecc.), vuoti ormai da anni e che formano un tutt’uno col Palazzo, riportare nella sua sede storica il Municipio, collocando a piano terra tutti gli uffici di maggior accesso al pubblico (anagrafe e uffici demografici, servizi sociali ecc.)?

Già solo questo garantirebbe una bella rivitalizzazione del centro.

Infatti è provato che dove le persone arrivano a piedi i paesi vivono. L’edificio che attualmente e provvisoriamente accoglie gli uffici comunali potrebbe diventare la sede delle associazioni, così da creare in Piazza Marina Corradini, assieme alla Biblioteca, una sorta di grande polo culturale vobarnese. Naturalmente andrebbe ripensato l’utilizzo degli edifici di Largo Donatori di sangue, che del resto sono già in parte affittati a enti terzi.
Oppure pensare ad una sua parziale vendita (del resto quell’edificio era sorto, vista la planimetria dei locali, per altre destinazioni e non certo come sede comunale).

Bisognerebbe inoltre ripensare la questione del progetto di accorpamento delle scuole e ipotizzare un intervento strutturale anche sull’edificio delle elementari (in attesa di altri bandi si potrebbe attivare un mutuo), che possa prevedere anche l’inserimento della scuola materna statale, vendendo alla Fondazione Falck l’attuale sede ormai largamente insufficiente.

Ci si chiederà: «Belle proposte, ma dove trovare le risorse?»
Per il primo intervento si potrebbero utilizzare parzialmente gli oneri di urbanizzazione previsti; per il resto si potrebbe ricorrere all’introito derivante dalla vendita dello stabile di via S. Lucia, ora Scuola materna, o, come sopra accennato, dalla messa in vendita di tutto o parte dello stabile dell’attuale sede provvisoria, qualora ci fossero progetti diversi sugli immobili di Largo Donatori di Sangue, oltre che ad un eventuale mutuo a lunga scadenza.

Resta da sviluppare la parte, non facile, di come riuscire a rianimare la zona centrale con attività private; qui occorre davvero trovare nuovi spunti.
Sono idee, certamente nessuno pensa che siano tutte realizzabili dall’oggi al domani, ma certamente che possono dare l’idea di come prefigurare la Vobarno del futuro e dare una direzione di marcia anche alle prossime amministrazioni.
Del resto senza progettualità si improvvisa e a volte si pregiudica lo sviluppo.

È fantasia? È una idea ragionevole?

Se ne parli con la popolazione, se ne parli con le associazioni, se ne parli in Consiglio comunale, ma per favore se ne parli!
Ripartiamo magari dallo studio fatto fare dalla ammininistrazione Lancini e pubblicato nel libro “IL PASSATO DI VOBARNO PUO’ AVERE UN FUTURO”!
Teste lucide a Vobarno ce ne sono, mettiamole al lavoro o meglio allo studio.

Ernesto Cadenelli
Vobarno gennaio 2020





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