15 Dicembre 2019, 09.00
Gavardo
Blog - Maestro John

Ma quante belle pastorelle!

di John Comini

A Gavardo, nella magia della Santa Notte, c’è la tradizione delle pastorelle, suonate da musicanti che percorrono le vie del paese e delle frazioni annunciando la nascita di Gesù.


Indossano mantelli neri di lana pesante, cappelloni da pastori, calzoni di velluto pesante, camicia, maglione, calzettoni di lana e scarponi. Come il Salvatore, anche loro stanno al freddo e al gelo, ma poi sono accolti nelle case, dove si ristorano dopo una poetica melodia, dal sapore d’infanzia.

I gruppi sono tanti, ci sono i Pastori delle Contrade, I pastori della gerla, Chi che ve zó dala via Roma, i Rebelòt…Ci sono i “Fà i pastur”, con mio nipote Avanzi Gianpietro, Averoldi Umberto, il dottor Ferretti Carlo (specialista in cardiologia), Giustacchini Enrico (grande attore e scrittore), Grumi Luigi, Martini Maurizio, Podavini Marcello, Polvara Antonio, Salvini Antonello e l’immarcescibile interista e presidente Avis Arturo Tebaldini. Alcuni fanno parte anche del gruppo musicale Km.0, manca Marco Franzini: ma la batteria, si sa, disturberebbe il sonno del Bambinello…

I miei nipoti Leonardo e Ludwig suonano el baghétt (cornamusa, da bàga con riferimento alla sacca dell’aria).
Mio nipote Filippo Ardesi suona nei “Pastorelli di Monticello”, nome ispirato alla località cara ai gavardesi. Seguendo l’esempio dei genitori, 5 amici all’età di circa 14 anni (Alberto Maioli, Claudio Bresciani, Roberto Goffi, Nicola Goffi e Mauro Bresciani) alla vigilia di Natale '97 suonano la loro prima pastorella a Gavardo. Giovani, appiedati ma con la voglia di divertirsi e di portare gioia a parenti ed amici nel clima natalizio. La scelta del primo nome del gruppo è stata goliardica, con ‘I Liga il Bue’. Passano gli anni, cambia il nome, si aggiungono pastorelli fino ad arrivare alla formazione attuale: Claudio Bresciani e Sebastiano Martini (chitarra), Alberto Maioli e Alessandro Pasini (armonica a bocca), Filippo Ardesi e Giovanni Taraborelli (flauto dolce), Roberto Goffi (xilofono), Valerio Martini (mandolino). Fuori dalla chiesa parrocchiale di Gavardo, al termine della messa di mezzanotte, si fanno gli auguri anche ad amici gavardesi trasferiti lontano ma che con le feste tornano qualche giorno a casa.

Ci sono poi i “Rocher”: il nome è preso dal famoso cioccolatino della Ferrero, ricevuto in regalo in casa del Sandro Mora nel Natale 1986, quando il gruppo ha iniziato a suonare. I “dolci” pastorelli illuminano i momenti di festa e così si sentono più vicini a chi vogliono bene. La gioia di stare in famiglia, il tempo trascorso con le persone care, la buona compagnia. In un incarto dorato. Nocciola e cioccolato. Apprezzato da tutti. Un sapore irripetibile! I componenti all’inizio avevano dai 12 ai 13 anni, per spostarsi andavano a piedi oppure accompagnati in auto da qualche genitore. Passano a suonare solitamente da amici e parenti, per una decina di anni alla Messa di mezzanotte nella Chiesa dell’Ospedale, per i vari presepi e non per ultimo quello vivente al Vecchio Mulino. Le più sono tappe storiche dove si suona, ma pure si mangia e si beve in compagnia in attesa del Santo Natale.

Racconta mio nipote Marcello: “Passando per le case anno dopo anno ci sentiamo parte delle famiglie che incontriamo, testimoni di arrivi e ahimè partenze, ma comunque respirando insieme a loro quel clima unico natalizio che ci avvicina vicendevolmente e che ci unisce alla gioia per il bambino che nasce.” Oggi i componenti sono: Alberto Ortolani (flauto), Alberto Veneziani (mandolino), Enrico Abastanotti (flauto), Giordano Chiodi (chitarra), Luca Berardi (flauto), Marcello Franceschetti (flauto), Mauro Andreassi (il Presidente, armonica) e il grande atleta Mauro Franceschetti (xilofono).

Un discorso a parte meritano gli Smorfiàcc (“suonatori” nell’antico dialetto “gaì” dei pastori), che fanno musica dalla tradizione bresciana e bergamasca: Franco Liloni (voce), Fabio Brivio (musette du centre e baghèt), Vittorio Grisolia (esperto violinista e suonatore di baghèt e flauto) e Giacomo Molteni (violoncello). Con loro c’è il valente Giovanni Baronchelli (fisarmonica, baghèt e bouzouki), figlio dell’indimenticato Silvano e nipote del simpatico Federico. Giovanni ha iniziato la sua educazione musicale con lo studio del pianoforte. Polistrumentista eclettico, da sempre appassionato all’ambito tradizionale/popolare, ha approfondito per tredici anni lo studio del baghèt e della fisarmonica. Ha suonato dal vivo in concorsi folk internazionali e ha collaborato al programma televisivo “Rebelòt” di Telecolor. Conservo un affascinante CD degli Smorfiacc, quando lo ascolto rivivo il bellissimo presepio che con amorevole cura Federico aveva dedicato a suo fratello Silvano, una delle migliori persone che ho avuto la fortuna di incontrare nella mia vita.

E infine veniamo ai “Pastorelli dei Tre Cornelli”. Il dinamico Aldo Amici ne ha scritto la storia in un libro denso di aneddoti, di umorismo e con pennellate di nostalgia. Una storia che va dalla “fondazione” nel 1967, con l’amico Ivano Maioli che da sempre coltivava l’idea di dar vita a un gruppo di suonatori di pastorelle. A sostenere il neonato gruppo sono stati il curato don Antonio Bonetta (che presterà il suo vespone Piaggio 150 per i primi spostamenti), la mamma Francesca e il papà Fausto. Molti i pastorelli che si sono avvicendati: Emiliano Alborali (chitarra), Aldo Amici (xilofono), Sergio (campanina e triangolo) e Silvano Baronchelli, Enzo Borboni, Ceserino Bresciani (flauto o piffero), Alfredo Chiodi, Mirco Comini, Angiolino Goffi (chitarra), il dottor Giusy Lazzarini (mandolino), Angelo Leni, Ivano (armonica a bocca), Mario e Massimo Maioli (armonica a bocca), Bruno Massolini, Livio Pelizzari (mandolino), Leonardo Perazzolo, Cesare e Mario Polvara, Fabrizio Soncina, Antenore Taraborelli, Gianfranco Tedoldi, Gino Toffolo (chitarra) e Borboni Fiorenzo (autista del furgone, essendo l’unico astemio…).

Già all’età di 15 anni, con il freddo o sotto fitte nevicate, i pastorelli a piedi, in bici o in sella a qualche Vespa, visitavano amici e amiche (essendo tempo per alcuni delle prime cottarelle…). Li accompagnava Bruno, che si era costruito un labaro con la scritta “Pastorelli dei Tre Cornelli”. La famiglia di Terzino Ferretti, persona generosa e cordiale, era una delle più gettonate, per via della presenza di ben cinque belle figliole. Speso le pastorelle avevano più il sapore di serenate, visto gli occhi languidi di alcuni “pastorelli” non appena si accendevano le luci della camera delle “morose”. Alcune famiglie “storiche”: dalla Cunegonda Mora, ai suoi nipoti Claudio e Stefano, dal mitico Gaetano e sua moglie Rina, dall’altro figlio Eugenio e sua moglie Giuliana, tutte mete ricercate anche per i manicaretti in tavola. Il Cischì Bonomini, suocero di Ceserino, da buon cacciatore li invitava, qualche settimana più in là, a mangiare polenta e uccelli, oppure pasta col salmì di lepre…Che invidia! Celeberrima la battuta dell’amico Beppe Leni quando, durante una visita al Franco Massolini, ai suoi fiaschi di berzamì ed alle fette di coppa che sparivano ancor prima di cadere sul tagliere, esclama: “Ma Franco, èla cópa o éla póca?!”.

Che ridere gli scherzi dell’amico Sergio, che spesso inventava lì per lì un invito presso famiglie mai viste né conosciute, con Ivano che chiedeva: “Ma set sicür che góm de nà apò lé?” Come quella volta, dal Cèco Saöla, in mutande, sulle scale di casa, con una temperatura di -5 gradi, ad ascoltare Astro del Ciel e domandare: “Ma vóter chi sif?”. Ahi Sergio! E che ridere quando i nostri scapestrati nottambuli han suonato nel 1982 per TeleGarda, mentre in un set vicino registravano uno show della pornoattrice Cicciolina! Un mix di sacro e profano, roba da inferno dantesco…

Nei molti anni trascorsi, il Gruppo si è più volte rinnovato, come la notte di Natale del 1975, quando il mitico Cesare Polvara sarà ordinato sacerdote. In compenso è arrivato il suo grande papà Mario, suonatore di clarino nella locale banda ed eccelso musico di mandolino. Con la sua bontà e delicatezza straordinarie, farà nottatacce per lui insolite pur di accompagnare quella compagnia di poetici tiratardi!
Nel 1984 entra nel Gruppo Gianfranco Tedoldi, per tutti Teddy, dall’estro musicale impareggiabile (suonava il violino e l’armonica a bocca), che si farà carico della direzione e produzione artistica dei Pastorelli. Le prove si facevano nella sua accogliente casetta sul colle della Paìna, dove ovviamente si gustavano ottime cenette (come gli ottimi spiedi in Tesio, al “casì del cümü” di Beppe, padre di Mirco Comini, suonator della campanina suonata ininterrottamente per 20 anni da Aldo, che ora è un virtuoso dello xilofono). Quando è arrivato il buon Enzo Borboni (marito della cara Margherita Guatta), che faceva il commerciante ambulante di dolci e che ha accettato di trasportare i pastorelli, metterà loro a disposizione la sua bella casetta di Marzatica, con i pranzetti dello chef “Coco” Fausto Codenotti.

L’allegra brigata ha potuto contare sul pastorello Silvano, grande appassionato di musica, che si è sempre prodigato alla ricerca di nuovi spartiti, come La Pastorale di Gavardo, trovata spulciando fra la miriade di partiture del nonno compositore Nestore Baronchelli.
Il programma dei pastorelli per la notte di Natale è suddiviso in 3 parti: la vigilia (presso la Casa di Riposo “La Memoria” ed il “Cenacolo Elisa Baldo”, poi il raduno di altri gruppi di suonatori al Centro Sociale), la Messa di mezzanotte presso il convento di clausura delle Madri della Visitazione a Brescia, e la lunga, lunghissima notte in quel di Gavardo e dintorni. Tappa d’obbligo è il meraviglioso presepio del Borgo del Quadrel, per uno scambio di auguri con le molte persone che si impegnano a creare quel magico presepe. Molte le ritroveranno all’Epifania al ristrutturato “mulino”, in riva al fiume Chiese (ah, il Chiese!), dove è allestito un singolarissimo, magnifico presepio vivente. Aldo alla fine conclude: “Ci salutiamo, non ci diamo alcun appuntamento per l’anno prossimo, ma già sappiamo in cuor nostro che ai primi giorni di dicembre ci riuniremo quasi d’incanto per le nuove prove e per nuove avventure di Natale.”

In fondo, che Natale sarebbe senza pastorelle?

Mentre scrivo, mi prende la nostalgia per tante belle persone che ci hanno lasciato. Ho visto uno struggente video che gli amici di Teddy hanno dedicato lo scorso anno al caro amico. “Ciao Teddy, il destino ha deciso di farti percorrere un nuovo viaggio, ma noi sentiamo la tua mancanza ed è per questo che ti rivogliamo tra noi…Quale modo migliore, se non con la ormai consueta cena dei pastorelli, alla quale tu non sei mai mancato! Non mancherà di certo lo spiedo di Michele e tutti gli strumenti che intoneranno la serata, accompagnati da qualche bicchiere di vino. Oggi ti vogliamo rivivere per la tua semplicità, spontaneità, originalità, schiettezza, onestà, ma soprattutto…per la tua amicizia! Siamo certi che da lassù tu ci stia guardando. Attacca l’amplificatore e facci ascoltare il suono della tua armonica! Il tuo ricordo è vivo nei nostri cuori…un brindisi per te amico…un saluto da tutti noi, e…Buon Natale! Papà “Caiaccio”, figli e tutti gli amici qui presenti.”
Io penso che, la notte di Natale, tanti amici siano contenti di ascoltare le dolci melodie dei pastorelli, lassù, in un cielo pieno di stelle.

Ci sentiamo la settimana prossima, a Dio piacendo,
maestro John

Nelle foto:
1) I pastorelli “Rocher”
2) Il gruppo dei “Fà i pastur”
3) I Pastorelli dei Tre Cornelli
4) Con Teddy

Grazie a Mary, a mia sorella Rita, ai nipoti Marcello e Filippo, a Ombretta Scalmana, ad Aldo Amici e Arturo. Mi scuso se ho tralasciato qualcuno, ma l’ho mia fatt apòsta!




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