31 Agosto 2019, 09.04
Gavardo
Blog - Maestro John

Ciao, «zia» Ninì!

di John Comini

La comunità gavardese ha dato l’ultimo saluto a Domenica Giustacchini, salita in Paradiso alla bella età di 97 anni. Tutti la chiamavamo “zia Ninì”


Gli ultimi tempi li ha vissuti presso la Casa di Riposo “Cenacolo Elisa Baldo”, attorniata dall’affetto dei familiari, dalle cure del personale, da Suor Serafina e dall’assistenza delle signore Vittorina, Manola (figlia del bravo Renato Massolini) e Carmela che le sono state sempre vicine con delicatezza e disponibilità.

La “zia Ninì” era la sorella della “zia” Libera (brava sarta e simpaticissima, solare, dalla risata contagiosa), di Rina (anche lei in Paradiso, che era bellissima, come un’attrice del cinema) e del bravo pittore e grande uomo Domenico, detto Nino, marito della dolcissima Silvana e padre di tre miei amici: Deni, Enrico e Gianantonio.

La “zia Ninì” era un vero scrigno di ricordi; anche se per molto tempo le era mancato il dono della vista, riusciva a capire benissimo il mondo che la circondava e si interessava alla vita della comunità. Attraverso il finissimo udito, riconosceva tutte le persone che la salutavano, sorprese dalla sua incredibile memoria. Ricordava una cinquantina di numeri telefonici, telefonava a tutti in occasione di onomastici, compleanni e ricorrenze familiari. Mia cognata Teresa Mora le è stata sempre vicina, l’andava sempre a trovare portandole le notizie e tirandola su di morale.

Monsignor Italo, che ha concelebrato la Messa con don Luigi e con don Ezio, nel corso dell’omelia ha ricordato la sua umiltà, la sua “visione ecclesiale”. Infatti la “zia Ninì”, oltre ad essere una donna di grande fede e di intensa preghiera (era “angelina”, cioè figlia spirituale di Sant’Angela Merici), negli anni cinquanta e sessanta è stata un punto di riferimento per molte giovani, sia come catechista sia nell’Azione Cattolica.

Ha svolto un’intensa attività di promozione dei valori religiosi accanto a don Angelo Callegari, che è stato vice parroco di Gavardo dal 1941 al 1973 e che, con monsignor Ferretti, è stato protagonista della ricostruzione materiale e spirituale della parrocchia, con la sua instancabile e intelligente attività di apostolato. Quando don Angelo si è trasferito a Verolavecchia, la  “zia Ninì” insieme a Gina Trevisani si recavano spesso a trovarlo, lei per fare da segretaria e la signora Gina per tenere in ordine la casa.

La “zia Ninì” è stata parte attiva del gruppo missionario, che già a quei tempi si impegnava per un riscatto umano delle persone più povere e spesso dimenticate. È stata lei ad accompagnare in convento suor Maria Teresa Goffi,  missionaria comboniana. Inoltre andava spesso a trovare le persone malate. Durante il bombardamento di Gavardo, in cui sono morte tragicamente alcune sue amiche, ha dato una grande mano per la pietosa ricomposizione delle salme, in quei momenti di estremo dolore.

Naturalmente si interessava sempre dei suoi numerosi nipoti e pronipoti delle famiglie Piccoli, Giustacchini e Franceschetti, voleva sapere tutte le novità sulle loro vite. Perché tre famiglie? È presto detto. Il papà aveva sposato la signora Bertelli Margherita, vedova Franceschetti, che aveva un bambino di nome Francesco (“Cecchino”, che poi diventerà papà di don Luigi, Margherita, Franca, Fausto e del caro Sergio…). Cecchino, che tutti in paese chiamavano “Giustachì”, era quindi “fratellastro” della zia Ninì.

Ricordo che la “zia Ninì”, nonostante la cecità, veniva sempre ad assistere agli spettacoli teatrali, dove recitavano i “suoi” Deni ed Enrico con il teatro Poetico. Venne ad ascoltare il mio amico Deni che recitava David Maria Turoldo in “Canti Ultimi”, ed alla fine ricordo che si era commossa.

Vorrei dedicarle una poesia del grande teologo e poeta…
“Non è tutto un vivere e insieme
un morire? Ciò che più conta
non è questo, non è questo:
conta solo che siamo eterni,
che dureremo, che sopravviveremo…
Non so come, non so dove, ma tutto
perdurerà: di vita in vita
e ancora da morte a vita
come onde sulle balze
di un fiume senza fine.
Morte necessaria come la vita,
morte come interstizio
tra le vocali e le consonanti del Verbo,
morte, impulso a sempre nuove forme.”

Cara “zia Ninì”, tu che amavi addobbare l’altare con bellissimi fiori, alla fine della Santa Messa, quando il popolo cantava “In Paradiso ti conducano gli Angeli e ti accolgano i Santi negli eterni splendori” ho pensato che eri felice, perché potevi entrare nei giardini del cielo. Tu che hai vissuto con il grave problema della cecità, finalmente potevi vedere la luce di Dio, la luce dell’Amore infinito.
Grazie, “zia Ninì”!

John (che chiamavi “l’amico del Deni”)

Nelle foto:
1) La “zia Ninì” con suor Maria Teresa Goffi
2) Don Angelo Callegari
3) La cara “zia Ninì”
4) Una stupenda crocifissione dipinta da Nino Giustacchini, fratello minore della “zia Ninì”



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