La Patagonia e l'Himalaya firmati Manni

�Una barretta di ciccolato a cena, la roccia violata alle 4 del mattino� Una serata che toglie il respiro. Immagini di fatica, immagini d'amore. Il racconto della realizzazione di sogni che sembrano impossibili.

Nell'auditorium di Preseglie, in una serata organizzata per beneficenza dal Comune e cantata dalla Corale del paese, 200 persone ammirano in silenzio le avventure di Roberto Manni.

Aprire una via, l’ �Infinito sud�, in Patagonia sulla parete del Cerro Torre, che si staglia per 1500 metri, in verticale verso la cima. Poi dalla Patagonia all'Himalaya, alla salita in solitaria al Shisha Pangma, tra neve e ghiaccio.

Sono imprese distanti nel tempo: la Patagonia e il 1995, l'Himalaya e il 2006. Posti lontani, un decennio di distanza, modi diversi di sfidare la natura (la parete in cordata e l'alpinismo tra i ghiacci), ma la stessa grande passione, l'amore per la montagna.

Il racconto � semplice. � il racconto della natura che d� serenit� nonostante le difficolt�, la fatica, gli stenti. � il racconto concreto dell'impresa.
I dettagli in apparenza pi� semplici danno la dimensione umana del supereroe.

�Per ventiquattro giorni - racconta il salodiano che vive a Campiglio, pap� di Carlotta, una simpaticissima ragazzina di nove anni - a cena ci concedevamo una barretta di cioccolato divisa in tre. Il pezzettino che avanzava, lo prendevamo a turno. Guai a sgarrare�.

Su una parete verticale ci� che � quotidiano diventa eccezionale: �I bisogni si facevano alle quattro e mezza del mattino, calati sotto alla casetta. Poi non c'era pi� tempo. Si timbrava il cartellino sulla roccia granitica�.
Unico riparo: una casa di alluminio, di 200 chili, che dovevano sollevare con un argano. �Ogni pompata: 2 centimetri�.

Solo un'attimo di paura: �La casa di 200 chili appesa a quattro fisher una notte si muoveva al vento come una foglia. Ci siamo guardati. Abbiamo mangiato una caramella. Ci siamo rimessi a dormire, consapevoli che altro non avremmo potuto fare�.

Due con lui: il capo-spedizione Ermanno Salvaterra e Piergiorgio Guidi. �Quando siamo tornati al campo base, non riuscivamo pi� a camminare. In 24 giorni non abbiamo avuto la possibilit� di muovere due passi, abbiamo dovuto riabituarci�.

Gli spettatori sono catturati da un’alba sulle vette, da una parete liscia violata da tre uomini, i chiodi nella roccia difficile. Da allora qualcuno ha tentato l'impresa, nessuno ci � riuscito.

Nel curriculum di Manni ci sono nell'87 la cima peruviana di Colque Cruz, l'impegno nel Gruppo guide alpine di Madonna di Campiglio, le lezioni di sci, la roccia e nel 2005 la cima Himalayana del Cho Oyu, la sesta montagna pi� alta del mondo di 8201 metri. Impresa riuscita in compagnia di 10 persone.
Ma le immagini portano al cammino solitario verso il Shisga Pangma. Un’avventura lasciata a meno di 100 metri dalla vetta per l'improvviso cambio di condizioni atmosferiche. Un forte vento non lascia che Manni abbia la soddisfazione della cima.

Nel video che s'intitola �Per un soffio... di vento� c'� il suo viso, ci sono stalattiti di ghiaccio che scendono dal naso. Nel video c'� la gioia, c'� il piccolo che si rapporta all'immenso, c'� neve, tanta neve e il mondo colorato da un sole che � pi� vicino.

Una serata che porta un po' di sole anche all'Aias di Idro, un'associazione che si occupa di ragazzi diversamente abili. Un aiuto per sostenere una grande impresa vicina.

Roberta Moneta
da Bresciaoggi

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