21 Ottobre 2018, 16.31
Gavardo
Maestro John

Pellegrin che vien da Roma

di Maestro John

Appunti sul viaggio a Roma di 33 gavardesi in occasione della Santificazione di Paolo VI, di Monsignor Romero e di altri 5 santi


Venerdì 12 ottobre.

Partiamo che c’è ancora buio. Mio cognato Gabriele al microfono ci dice che nostri cari (anche quelli in Paradiso) ci accompagneranno con la preghiera. Sul pullman alcuni recuperano il sonno perduto, il gruppo in fondo chiacchiera, fa battute, osserva l’alba dai finestrini.

A metà autostrada fermata ad un Autogrill. Sopra un tavolino si tagliano i panini e si imbottiscono di ottimo salame.
Una compagnia di Concesio (paese natale di Papa Montini) ci saluta, sorride e “tira le gole”.

Ecco Roma: “Paris c'est toujours Paris”, ma Roma (buche o non buche) è sempre Roma! Visita alla basilica di San Paolo fuori le mura, una delle 4 basiliche papali, solo San Pietro è più grande.
In alto ci sono i medaglioni di tutti i Papi. Gira la leggenda che, quando finirà lo spazio per altri medaglioni, finirà il mondo. Ma niente paura, di spazio ce n’è ancora tanto.
Mentre saliamo sul pullman appare da dietro un cespuglio un barbone che chiede la carità, in mezzo a sporcizie e bottiglie vuote. Ti fai domande sui perché della vita.

Traffico quasi bloccato.
Si va verso il Monumento in ricordo dei martiri delle Fosse Ardeatine, 335 persone trucidate il 24 marzo 1944 dalle truppe di occupazione tedesche come rappresaglia per l’attentato partigiano di via Rasella, in cui erano rimasti uccisi 33 soldati tedeschi.

Dieci italiani per un tedesco. Che orrore! Arriviamo davanti al sacrario alle 16.
È chiuso! Altri pensieri sulla memoria storica che va a farsi benedire. Spero che da uomini liberi non dimentichiamo mai il terrore di certi momenti della storia ed il sacrificio di tanta gente innocente.

Sistemazione in albergo e cena.
Poi Arturo imbraccia la chitarra e con Antenore comincia a cantare. Canta che ti passa la stanchezza del viaggio.
Siamo tutti insieme, nel refettorio, accanto a suore  polacche che sorridono e cercano di aggregarsi nel canto.
È un momento bellissimo, non si vorrebbe mai smettere. Ma bisogna andare a dormire, domani è un altro giorno, e dopodomani c’è la canonizzazione di Paolo VI.

Sabato 13 ottobre.

Visita prenotata al Quirinale. Fuori c’è il cambio della guardia e, immobile, la guardia d’onore del Presidente: un corazziere. Ma quanto è alto?! Chissà come sarà bravo a basket!

Mentre si aspetta, visita alla Fontana di Trevi. Secondo la tradizione, se vuoi esser certo di tornare a Roma, bisogna girarsi di spalle, ad occhi chiusi, mettere la mano destra sulla spalla sinistra e lanciare la monetina nella fontana. 
Se lanci una seconda moneta incontrerai l’amore della vostra vita. Se ne lanci una terza, si avvererà il desiderio di sposarsi. Peccato, non avevo moneta…!

Visita guidata al Palazzo del Quirinale.
Prima bisogna passare al metaldetector. Suona l’allarme: mio cognato Giovanni aveva un coltellino nello zaino (serve sempre per tagliare i panini o sbucciare le mele). Spero non sia schedato come terrorista!
Saloni davvero meravigliosi, si respira arte e storia.

Negli splendidi e verdissimi giardini vediamo da lontano il Presidente della Repubblica Mattarella che cammina con alcune persone.
Lo salutiamo, sorpresi ed  emozionati. E lui cosa fa? Ci viene incontro, sorridente. Viene circondato dal nostro affetto.
Ci stringe la mano. “Buongiorno Presidente! Siamo tutti con lei!” Saluta calorosamente mio cognato Giovanni, dopo aver saputo che è bisnonno.
“Grazie Presidente, buon lavoro!”.

Pranziamo all’albergo Bonus Pastor, ed in effetti “il pasto è buono” (ma non credo sia la traduzione esatta).
Mangio tre piatti di pastasciutta all’amatriciana, annaffiati da un fresco vinello. Ci raggiunge l’amico Cesare, direttamente in aereo.
Roma splende ai miei occhi.

Ci dividiamo in due gruppi. Un gruppo si reca al Santuario del Divino Amore dove il vescovo Tremolada celebra la Messa davanti ai pellegrini bresciani.
La sera ci racconteranno che è stata davvero commovente. Nell’omelia il vescovo ha ricordato la brescianità di Paolo VI e il legame profondo con la nostra terra. Io però, con un piccolo rimorso nell’animo, seguo il gruppo dei turisti.

Si va all’Altare della Patria
, fatto di marmo bianco estratto dalle cave di Botticini e Rezzato.
C’è l’urna del Milite Ignoto, che onora i 600 mila caduti della Grande Guerra. Altri pensieri affollano la mente. Poveri ragazzi! Esempio immortale per tutti noi. Mentre camminiamo verso il Colosseo, in mezzo ad un fiume di gente, vediamo molti artisti di strada che si esibiscono e raccolgono le offerte col cappello.

C’è un bravo cantante che canta “Blowing in the Wind” di Bob Dylan, accompagnandosi con chitarra e armonica a bocca.
Ne rimaniamo incantati. Il Colosseo è circondato da una folla di turisti, si fatica a camminare. Ci si ferma in un bar vicino, risate e allegria.
Visita alla basilica di San Pietro in Vincoli, c’è la tomba di Giulio II con il celebre Mosè di Michelangelo. Ma ha le corna?! Discussioni bibliche e teologiche…
Al ritorno, bandiere rosse e canti rivoluzionari.

C’è una manifestazione sulle case occupate. I poliziotti controllano a distanza.
Passiamo il Tevere, che va lento, lento, un po’ come la burocrazia romana…
Sera a Trastevere, al Ristorante “Il Rugantino”. Altra abbuffata di pastasciutte varie (cacio e pepe, strozzapreti: e sì che siamo gente di chiesa…).
Ritorno con vari pullmini. Ad una fermata sparisce Antenore. Ma come, era qui un secondo fa?! Disperazione, io già m’immagino noi tutti a “Chi l’ha visto?”. Ma era ad una fermata più avanti, calmo e placido.

Domenica 14 ottobre.

Giorno fatidico. Sveglia alle 6, altrimenti non troviamo posto in Piazza San Pietro.
C’è una marea di gente fin dall’alba, una vera invasione dall’Italia, dalla Germania e dall’America Latina.
Vediamo Teletutto e chiamiamo a gran voce: siamo di Gavardo!

Pare che ci abbiano trasmesso. Un momento di celebrità non si nega a nessuno. Dopo un tempo infinito riesco ad entrare, dico a mia moglie: ti aspetto qui, vicino ai gabinetti delle donne.
Temo di soffrire il caldo, in mezzo alla piazza. Parlo con il più anziano (ma ancora arzillo) volontario delle manifestazioni in Piazza San Pietro: ha visto molti Papi ed è orgoglioso di questo!

Papa Francesco proclama santi Paolo VI, Oscar Arnulfo Romero Galdámez, Francesco Spinelli, Vincenzo Romano, Maria Caterina Kasper, Nazaria Ignazia di Santa Teresa di Gesù e Nunzio Sulprizio all'inizio della celebrazione eucaristica.
Sono santi, ha detto il Papa nell'omelia, perché hanno fatto "la scelta coraggiosa di rischiare" per seguire Gesù e "hanno avuto il gusto di lasciare qualcosa per abbracciare la Sua via".

Aggiungono i loro nomi all'immenso elenco
dei canonizzati di tutte le epoche (ma tante sono le persone sante. E sono tutte nell’infinito amore di Dio).
Ricordo che quand’ero alle magistrali avevo incontrato Paolo VI e mi ero messo a piangere per l’emozione.
Ricordo il suo sincero dolore in occasione del rapimento dell’amico Aldo Moro.

Era un Papa non amatissimo dalla gente, forse perché non era sempre sorridente e “televisivo”, ma aveva una profondità ed una sensibilità senza uguali. E quando è andato in cielo, il 6 agosto 1978, io e mia moglie avevamo letto la notizia a Parigi, dove eravamo andati in viaggio con la 126 e la tenda. 

Sono grato a Papa Francesco per aver messo sugli altari anche Mons. Romero
, ucciso durante la celebrazione della Messa.
Aveva lasciato le sicurezze del mondo, persino la propria incolumità, per dare la vita secondo il Vangelo, vicino ai poveri e alla sua gente.
Ricordo che il caro don Pierluigi Murgioni aveva tradotto il diario di quel santo. Ora anche don Pierluigi è nella luce di Dio.

Durante la Messa il mio amico Luca Ferremi di Bagolino ha portato, come diacono, la Comunione ai cardinali.
Era a 7 metri dal Papa, non so se mi spiego! Alla fine della Messa aspetto mia moglie, come d’accordo. Alla fine il Papa fa il suo classico giro della Piazza, tra la folla osannante. Mi commuovo come un bambino.

Le 70 mila persone cominciano lentamente a defluire.
Dopo un’oretta non vedo nessuno. Sono certo che si ricorderà di me. Sono l’unico ad indossare le braghe corte…
Ma non vedo nessuno all’orizzonte. Alla fine, solo e leggermente disperato, vado verso il centro della piazza. Niente moglie.
Mi sa che dovrò andare io a “Chi l’ha visto?”. Vado oltre, chiedo ad un poliziotto dove si trovi Via Cavalleggeri, la via dell’Albergo.

Poi vedo mia moglie. è arrabbiata con me
e mi dice: “Ma non hai visto che uscivamo dalla piazza?!”
Se ci fosse stato lì il Papa, mi avrebbe fatto santo subito. Per consolarmi, altra abbuffata alla Bonus Pastor. Acclamiamo il cardinale Jean Zerbo, l’arcivescovo di Bamako, la capitale del Mali, il primo cardinale del Paese africano creato da Papa Francesco.

Insieme a noi ci sono anche
padre Timothee Diallò e il dottor Ectòr, impegnati in un congresso nazionale di nefrologia: cercano di diffondere il Progetto in altre parti dell’Africa. Bravi! E un plauso al Progetto Mali, che ha come slogan “Aiutiamo l’Africa ad aiutarsi”.

Si sale sul pullman, si chiacchiera, si condividono le foto su whatsapp, si ride.
L’amica Tiziana, che alla partenza era piuttosto malconcia e con tanto di foulard per la gola, ora si esibisce nella corsia del pullman interpretando la “Santa Caterina” tra le risate generali. Si canta per ore e ore, accompagnati dalla chitarra “romana” di Arturo.

Mi piace la canzone “Amici miei” dei Girasoli…
“Quando ti prende la malinconia pensa che c’è qualcuno accanto a te.
Vivere non è sempre poesia quante domande senza un perché!
Ma l'amicizia, sai, è una ricchezza, è un tesoro che non finirà.

Metti da parte questa tua tristezza, canta con noi, la tristezza passerà.
Amici miei, sempre pronti a dar la mano
da vicino e da lontano: questi son gli amici miei.

Amici miei, pochi e veri amici miei
mai da soli in mezzo ai guai: questi son gli amici miei.
Quando ritorna la malinconia questa canzone canta insieme a noi,
la tua tristezza poi se ne andrà via e scoprirai in noi gli amici tuoi.

A volte basta solo una parola detta a un amico che è un po' giù
fare un sorriso che in alto vola, torna la vita e di nuovo si va su.
Amici miei…”


E mi vengono in mente gli sguardi sereni e sorridenti dei partecipanti: Abarabini Flavio (che ha fatto il Cammino di Santiago con l’amico Umberto) con Forti Giuseppina, il gruppo degli Avanzi (Emma, la mia attuale moglie, Gabriele, Giovanni, Luigi e Margherita), Avanzini Ivana e Mara, Barbieri Ermanno con Poletti Gabriella, Bonomini Giovanna con Cesare Bresciani (marinaio di lungo corso),

Tiziana Cavagnini con Scalvinelli Gigi, Cherubini Rosa con Ernani Cortini (bravo cantante: per forza, è nella Faita!), le sorelle sempre…in Festa (Maria e Daniela), Guatta Caldini Emanuela, Pedergnana Rita, Rita Leggerini, Anna Martini con Taraborelli Antenore, Pozzani Claudia con Taraborelli Mario, Massolini Daniela, Cesare Mora, Rizzonelli Carmela, Tebaldini Arturo con Zucchetti Carla e Tellalori Luigina.

Adesso c’è chi desidera organizzare un altro viaggio, e nel frattempo (perché no?) fare una cena conviviale.
Tanti sono i momenti belli che abbiamo vissuto insieme, tante sono le emozioni che abbiamo provato, tante sono le preghiere che abbiamo detto pensando alle persone a cui vogliamo bene, tante sono le immagini che affioreranno pian piano nel lago della memoria.
Tutto questo rimarrà per sempre nello scrigno segreto del nostro cuore.  Grazie Roma! Grazie Papa Francesco, Paolo VI e Mons. Romero e tutti i Santi!

Ci sentiamo la settimana prossima, a Dio piacendo,
maestro John

Le foto e il video sono di Antenore e Mario Taraborelli.

Questo e altri video, con una risoluzione maggiore, su VallesabbianewsTV



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