21 Giugno 2018, 08.00
Val del Chiese Storo
Concerto delle bande

«Qualcosa va cambiato»

di Aldo Pasquazzo

E' la riflessione del prof. Demadonna, storico direttore della banda di Storo, che auspica che il tradizionale “concertone” torni alle modalità di un tempo 


“Per essere apprezzato,
seguito e perché possa continuare ad esistere, il 'concertone' delle bande del Chiese dovrà tornare ad essere quello di una volta”. A sostenerlo è il professor Gianfranco Demadonna, che di bande se ne intende per davvero. 
 
Dopo aver diretto e fatto crescere la formazione musicale di Storo, ora ultra centenaria, il docente di Cà Rossa non solo insegna musica, ma di strumenti e partiture ha una conoscenza invidiabile. Il professore si esprime a seguito della parata di due settimane fa a Storo, quando al gruppo musicale locale si sono unite in concerto altre sei bande.
 
A suonare per l'occasione, infatti, erano presenti la banda “Giuseppe Verdi” di Condino, la “San Giorgio” di Castello, le bande di Cimego, Pieve di Bono e Roncone e la “Pras Band” di Praso.
 
“A mio modo di vedere il 'concertone' per bande dovrebbe tornare ai tempi, modi e metodi di una volta, quelli utilizzati quando a dirigere le bande della valle del Chiese erano i compianti maestri Guido Dapreda (Condino), Vittorio Molinari (Tione), Leone Tarolli (Castello), Agostino e Fedele Bertini (Pieve di Bono e Cimego) e a Storo dirigeva Costantino Zocchi, mentre a Roncone c'era Gianni Salvadori, l'unico dei maestri ancora in vita.  
 
In quegli anni – parliamo del decennio 1950/1960 - ogni banda suonava singolarmente non più di due brani, dando poi ampio spazio all'esibizione d'insieme. “Ogni complesso si esibiva in due brani, mentre la suonata finale, che coinvolgeva tutti i 250 bandisti, era più articolata. Gli spartiti vedevano prevalere gli inni: il Nazionale, quello del Trentino e la marcia Giudicarie, quest'ultima scritta e musicata proprio nel 1956 dal compianto maestro condinese Guido Dapreda”. 
 
 


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