Incompresi
di Luca Rota
La Serie A ha vissuto, negli anni ‘90, la sua età dell’oro. Un numero imprecisato di campioni è transitato per il nostro campionato, e non sempre nelle big…
Pensate che l’Udinese, ai tempi “settima sorella”, vantava un parco giocatori di enorme rispetto, disponendo di gente del calibro di Bierhoff e Marcio Amoroso.
Purtroppo, però, si contano anche diversi calciatori, ottimi profili in campo europeo, che non hanno trovato la loro consacrazione nel nostro campionato, abbandonandolo in malo modo dopo soltanto una stagione, per poi rifarsi altrove. Ecco alcuni tra i più famosi.
All’Inter ne sono passati parecchi, e citarli tutti sarebbe cosa ardua. Tra i più celebri ricordiamo il grande Dennis Bergkamp, numero dieci della nazionale olandese, o i clamorosi addii a Pirlo e Seedorf (regalati al Milan in cambio di Umit Davala), senza assolutamente dimenticare (e come potremmo) Roberto Carlos, ceduto al Real Madrid per volere di Roy Hodgson.
Al Milan non conobbero la gloria gente del calibro di Patrick Kluivert e Michael Reiziger, esplosi prima nell’Ajax, e una volta lasciata Milano, nel Barça. Stessa sorte toccò ad un giovanissimo Patrick Vieira, ceduto in fretta all’Arsenal e poi tornato in Italia dopo un decennio da favola, per vestire prima bianconero e successivamente nerazzurro. Destino simile toccò ad Edgar Davids, “regalato” all’odiata Juve, e lì rinato così in fretta che si fece fatica a capire come si fosse potuto mandarlo via.
Ma anche la Juve non è esente da “colpi” del genere, ed il più celebre è quello di Thierry Henry, che arrivò a Torino per continuare sulla scia di ciò che aveva fatto vedere nel Principato di Monaco, solo che Carlo Ancelotti lo impiegò sull’out di sinistra per quasi tutto il girone di ritorno (era arrivato nel mercato di gennaio). Così a fine stagione Moggi lo piazzò all’Arsenal, “guadagnando” persino un paio di miliardi sulla rivendita… ma perdendo uno dei più prolifici, eleganti e spietati attaccanti mai visti in circolazione nei massimi campionati europei.
Strana è invece la storia di Van der Sar, grande numero uno orange, bandiera dei lancieri di Amsterdam della nazionale, che nelle due stagioni a Torino si macchiò di errori da portierino, che costarono anche uno scudetto. Approdato in Premier al Fulham, ritornò quello dei tempi dell’Ajax, guadagnandosi la fiducia dei Red Devils, dove vinse e convinse fino alla soglia dei quaranta.
A Formello, invece, sbarcò per una cifra mai estinta (per saldare il debito si dovettero cedere Corradi e Claudio Lopez qualche anno più tardi), Gaizka Mendieta, capitano del Valencia ed atleta dalle doti enormi. Con lui gli spagnoli avevano vinto una Liga e raggiunto due finali di Champions League (era la squadra di Hector Cuper). A Roma fu solo una (costosa) comparsa.
Un po’ come quello che era successo al suo connazionale e predecessore Ivan De la Pena, talento assoluto del calcio giovanile iberico, ed autentico oggetto misterioso approdato sulla sponda biancoceleste del Tevere, intorno alla fine del millennio. Entrambi tornarono a casa per vestire blaugrana.
Più incompresi di così…
Più incompresi di così…
In foto Gaizka Mendieta
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22/03/2018 07:00
Altri incompresi Nel precedente articolo (“Incompresi”) abbiamo passato in rassegna i profili “incompresi” transitati per i campi della Serie A negli anni 90 e duemila. Eccone un’altra mini lista, comprendente però profili più giovani, e per la maggiore “emigranti” (a volte anche di ritorno). Di solito si parla di fuga dei cervelli, qui invece c’è stata la fuga dei talenti (calcistici)
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