25 Novembre 2017, 15.15
Vestone
Valsabbini

Modesto Bolzoli, un ritratto

di Giancarlo Marchesi

Questa domenica 26 novembre si chiuderà la mostra in onore di Modesto Bolzoli in corso di svolgimento negli spazi espositivi dell'associazione "Via Glisenti 43" in Vestone, che ha riscosso ampio successo di critica e di pubblico. Un ricordo per rendere omaggio alla figura e all'opera del compianto artista-artigiano vestonese


La traiettoria artistica di Modesto Bolzoli è strettamente legata alle sue esperienze professionali e ai suoi molteplici interessi.
Figlio della terra sabbina, Modesto ha sempre avuto una spiccata predilezione per le attività pratiche, quelle nelle quali potessero emergere il suo estro e la sua manualità.

Non è certo un caso che, sotto l’aspetto professionale, non abbia voluto spendere sul mercato del lavoro locale il suo diploma di perito metallurgico, ottenuto con pieno merito al prestigioso Istituto “Castelli” di Brescia.

A metà degli anni Settanta,
quanto appena ventenne ottenne il diploma, la figura del perito metallurgico era fortemente richiesta dalle aziende siderurgiche valligiane, che in quella fase attraversavano una congiuntura positiva. Tuttavia Modesto, dopo una prima esperienza lavorativa in una delle maggiori realtà locali, comprese che la siderurgia non era confacente alla sua vena d’artigiano-artista.

Per sentirsi a proprio agio nel lavoro, doveva trovare un’attività che potesse valorizzare le sue abilità e il suo amore per il “fare”. Ben presto, scopre nell’attività di restauratore un filone professionale che appaga pienamente la sua indole.

Le difficoltà non mancano, ma le soddisfazioni neppure: trascorso un primo periodo di apprendistato presso il rinomato antiquario bresciano Navoni, acquisisce una propria clientela. Questo permette a Modesto di aprire un proprio laboratorio.

Il sogno, caparbiamente perseguito
, di aprire un’attività artigianale autonoma che potesse premiare la suo prezioso estro si era avverato.
Negli anni la sua bottega riscuote consensi e apprezzamenti ben oltre l’ambito locale, ma a Modesto questo non basta: la suo voglia di intraprendere nuove esperienze lo porta a cimentarsi con la difficile arte dell’intarsio, frequentando corsi professionali in Umbria.
È in questa fase, a cavallo tra la metà degli anni Ottanta e i primi anni Novanta, che si avvicina alla pittura. Le opere di quel periodo sono realizzate per semplice diletto, per dare sfogo alla sua creatività.

Sempre in quegli anni,
si rafforza il legame di Modesto con la sua terra attraverso il contatto diretto con la natura: la vicinanza alla vallata si concretizza con la realizzazione di un erbario. Questa preziosa raccolta di fiori lo porterà a individuare e catalogare in un ventennio oltre duecento esemplari di flora valligiana.

Sul finire del Ventesimo secolo
, Modesto trova nel raku  - l’antica tecnica di cottura giapponese in grado di esaltare l'armonia delle piccole cose e la bellezza nella semplicità e naturalezza delle forme - un ambito artistico che lo appassiona e lo coinvolge.

La realizzazione di oggetti poveri,
lo porta a realizzare un proprio forno e ad eseguire personalmente la cottura dei vari lavori, attraverso il carbone vegetale. Quello stesso carbone di legna, da sempre ottenuto con maestria dai nostri montanari. Per l’ennesima volta, quindi, Modesto pur avvicinandosi ad una esperienza lontana, trova il modo di valorizzare la tradizione della sua terra, quella vicina alle sue radici.

Con il nuovo millennio inizia pienamente il suo percorso pittorico: sono di quegli anni i lavori astratti che saranno esposti con ampi riconoscimenti in svariate mostre tanto personali quanto collettive da Vestone a Sabbio Chiese da Lavenone a Brescia. Le opere realizzate su supporti naturali, una volta compite erano oggetto di stimolati riflessioni in ambito familiare: ciascuna opera era vagliata attraverso l’occhio amorevolmente critico della moglie e delle figlie, che condividevano la passione per l’arte.

Quadro dopo quadro, soprattutto nell’ultima fase, quella della malattia, i temi e lo stile si sono evoluti e hanno seguito la traiettoria umana di Modesto: il suo stato d’animo si è riflesso in colori più tenui e soggetti meno duri, meno spigolosi, più “morbidi”.

Non vi è dubbio, concludendo, che con questa retrospettiva rendiamo omaggio all’artista. Ma è altrettanto vero che in questa iniziativa c’è di più: attraverso questa esposizione rendiamo il dovuto onore all’uomo, alle sue passioni, al suo estro che hanno avuto come tratto distintivo il legame con la sua amata terra.


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