«A chi dimanda di me», sabato la presentazione

“Ero in cerca di qualche documento significativo, ma abbastanza semplice, per avviare un’indagine sulla Prima Guerra Mondiale con i miei alunni di Quinta elementare di Polpenazze: Giulia, Marta, Amalia, Davide F., Davide V., Nicole, Serena, Ilaria, Luca, Nicola, Vanessa, Antony, Michele, Simone, Alice, Francesca, Michael, Paolo e Rino”.
Non era certo la prima volta che il maestro Mauro Abastanotti sceglieva la strada più difficile, ma di gran lunga la più affascinante, per interessare i ragazzini alla storia: consultare i documenti. Non c’è niente di meglio, un bravo maestro lo sa, per incuriosire, sollevare dubbi, sollecitare risposte.

“Perchè non guardare tra le lettere contenute nei carteggi della Grande Guerra?” era stato il consiglio della signora Annibale, funzionari competente e disponibile dell’Archivio di Stato di Brescia.
Nessuno allora avrebbe potuto ipotizzare che questa volta la ricerca scolastica li avrebbe condotti così lontano, soprattutto che avrebbe coinvolto tanto il maestro. Tanto da fargli scrivere un libro: “A chi dimanda di ne – Lettere e diari di soldati valsabbini e gardesani alla Grande Guerra 1915-18”, edito dalla bresciana LiberEdizioni.

La pubblicazione, per iniziativa dell’Assessorato gavardese alle Attività culturali, verrà presentata questo sabato 15 marzo alle 20 e 30 a Gavardo, nel Salone Pio XI. Per l’occasione introdurrà l’argomento lo storico Marcello Zane.
Una breve presentazione alla quale farà seguito un’esibizione del Teatro Poetico Gavardo, per l’occasione supportato dalle voci del Coro La Faita, tutti impegnati in “La guerra negli occhi” con Andrea Giustacchini, spettacolo scritto e diretto dal maestro John Comini.

Nel libro di Mauro Abastanotti, attraverso le testimonianze raccolte nell’Archivio di Stato integrate con spezzoni dei diari dei gavardesi Nestore Baronchelli e Francesco Dusi, tutta l’epopea della grande guerra e allo stesso tempo, attraverso la narrazione di episodi semplici ed eroici, le paure e le speranze di quei ragazzi al fronte che troppo spesso non tornarono a casa, uno spaccato realistico di com’erano i gardesani e i valsabbini all’epoca.
Non c’è niente di meglio e di peggio di una guerra, per far emergere ciò che di meglio e di peggio un uomo ha da dire.

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